Scandalo dietro le mura di pietra e i grandi cancelli di ferro battuto di una delle più prestigiose università non solo d’America ma del
mondo: a Harvard si discrimina i candidati asiatico-americani. E’ l’accusa contenuta in una denuncia presentata ad un tribunale di
Boston da un gruppo no profit, Students for Fair Admissions (Sffa), secondo cui la blasonata università preferisce richiedenti bianchi, neri e ispanici, alcuni dei quali meno qualificati di quelli asiatico-americani.
In particolare l’ateneo valuterebbe ad un livello più basso le loro caratteristiche personali, come la simpatia. Harvard nega l’accusa, sostenendo che il tasso di ammissione degli asiatico-americani è cresciuto del 29% nell’ultimo decennio, portandoli al 22,2% del totale degli studenti ammessi, contro il 14,6% degli afro-americani, l’11,6% dei latinos e il 2,5% dei nativi americani o delle isole del Pacifico.
«Quello che Harvard non ammetterà è che la razza non è solo un fattore importante ma è la
considerazione dominante nell’ammettere ispanici e afro-americani», insiste la Sffa. «Un richiedente asiatico-americano con il 25% di
chance di ammissione, per esempio, ne avrebbe il 35% se fosse bianco, 75% se fosse ispanico e il 95% se fosse nero», aggiunge.
Accuse pesanti in un’istituzione alma-mater di presidenti Usa, da John Adams a Barack Obama, di giudici supremi e altri vip. Se i sospetti verranno confermati con la sentenza, rappresenteranno un comportamento inaccettabile che tradisce la fiducia intellettuale da cui Harvard dipende.