Ratko Mladic, ergastolo per il genocidio di Srebrenica

Il processo per le guerre che decretarono la fine dell’ex Jugoslavia si è concluso con la condanna all’ergastolo di Ratko Mladic. Il Tribunale Internazionale delle Nazioni Unite ha emesso la sentenza in mattinata. L’ex generale delle truppe serbe è stato riconosciuto colpevole per dieci degli undici capi d’accusa.




Ratko Maldic
Ratko Maldic – Fonte: thesun.co.uk

I crimini di Ratko Mladic

In particolare i giudici hanno riconosciuto la sua responsabilità per il massacro di Srebrenica, per crimini contro l’umanità, per crimini di guerra. E per aver avuto un ruolo determinate nell’associazione criminale che ebbe come scopo quello di eliminare la popolazione non serba dalla Bosnia.

Inoltre per i giudici dell’Aja è responsabile di operazioni di pulizia etnica, stupri, stermini, stupri di massa e del bombardamento d’artiglieria eseguito per mesi contro la capitale bosniaca di Sarajevo dalle forze serbe di Bosnia .Mesi durante i quali morirono circa diecimila civili.

Mentre il presidente della Corte, Aphons Orie, leggeva la sentenza, Ratko Mladic ha dato in escandescenze, gridando al processo politico ed insultando i giudici, dicendo poi di sentirsi male. Adesso il “boia dei Balcani”, ormai 75enne, malato e mal ridotto, passerà il resto della sua vita in cella.




Il massacro di Srebrenica




Il massacro di Srebrenica

Dopo il conflitto con la Slovenia, e quello più lungo e cruento con la Croazia, la guerra di secessione della Bosnia-Erzegovina fu il terzo conflitto ad insanguinare la Jugoslavia dopo la morte di Tito, quando il potere andò nelle mani dei serbi e del loro leader ultranazionalista Slobodan Milosevic.

I caschi blu dell’Onu difesero con pochi mezzi e uomini la comunità musulmana di Srebrenica. La città era circondata dalla forze serbobosniache guidate da Mladic.

Per salvare i civili, i soldati delle Nazioni Unite chiesero l’intervento aereo della Nato. Ma alla fine la città cadde nelle mani del generale serbo e dei suoi uomini. Mladic minacciò lo sterminio di tutti i civili e i caschi blu in caso di attacco aereo.

In seguito permise l’evacuazione dei militari Onu assieme a donne e bambini. Ma trattenne in città tutti i maschi, adulti e adolescenti. Poi il massacro, avvenuto l’11 luglio del 1995, in cui persero la vita 8.372 persone innocenti.

Le esecuzioni avvennero con colpi alla nuca e raffiche di mitre. Le salme furono ammassate in fosse comuni. Dopo anni, grazie al ritrovamento degli effetti personali, agli esami del Dna e alle migliaia di prove e testimonianze dei superstiti, gli inquirenti del tribunale internazionale riuscirono ad identificare 6.930 vittime.

 

Michele Lamonaca

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