Rasul Bisultanov: colpevole di essere omonimo dell’assassino di Niccolò Ciatti

Fonte: www.Firenzetoday.it

Si può essere ritenuti colpevoli di reati commessi da altri? Sì, se si porta lo stesso nome. È successo a Rasul Bisultanov, atleta ceceno, omonimo dell’uomo che ha ucciso Niccolò Ciatti a Lloret de Mar, dopo un pestaggio in discoteca. La sua più grande colpa è quella di portare lo stesso nome di un assassino, e di praticare la lotta come lui: è bastato così poco per confonderli.

Il suo profilo Instagram è stato preso da assalto dagli haters, che lo hanno sommerso di insulti, minacce di morte, intimidazioni e inviti al suicidio. Le sue foto sono circolate ovunque, da bacheche di Facebook a pagine pubbliche e addirittura su qualche giornale. In ogni caso etichettato come crudele assassino. La smania di voler a tutti i costi essere i primi a pubblicare una notizia porta spesso a non controllare le fonti, condannando un innocente alla gogna mediatica .

Un linciaggio gratuito e ingiustificato che si sarebbe potuto evitare guardando meglio il profilo dell’atleta ceceno. Rasul Bisultanov è nato nel 1995 e ha due anni in meno dell’assassino di Niccolò, che ora si trova in carcere. Inoltre l’innocente Rasul vive attualmente in Cecenia, paese che il suo omonimo ha lasciato quando aveva 13 anni. Il ventiduenne ceceno ha cercato di difendersi dalle minacce apparse sul suo profilo di Instagram: come avrebbe potuto farlo da un carcere spagnolo?

Uno dei due Rasul Bisultanov è innocente e come tale prenderà provvedimenti per gli insulti ricevuti:

Non sono colpevole, porterò tutti davanti alla legge.

Se sei omonimo di un assassino sei colpevole

Il quotidiano “La Repubblica” ha spiegato l’equivoco e lo scambio di persona dovuto all’omonimia. Nonostante questo gli insulti e le minacce sono continuati :”Sei più di un mostro“, “Ma sì fai causa a tutti!!! D’altronde la miglior difesa è l’attacco. Vergognati…. ma sò che non ci riuscirai“, “Tu sei un mostro… un assassino… spero che Dio ti punisca nel peggior modo… Maledetti“.



L’omonimia e l’analfabetismo funzionale non perdonano.

Camilla Gaggero

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