La morte della reporter Shireen Abu Aqleh ha riacceso i riflettori sul conflitto arabo israeliano.
Ma l’attenzione si è spenta presto. I rastrellamenti di palestinesi a Jenin, Kalandia e nei campi profughi continuano, in silenzio.
Shireen Abu Aqleh: dopo la morte
L’11 maggio 2022, le forze militari israeliane a Jenin hanno ucciso una reporter di Al-Jazeera, Shireen Abu Aqleh.
La sua morte ha inorridito il mondo intero, diviso tra chi sosteneva che gli israeliani l’avessero uccisa volontariamente, e chi additava la colpa a una sparatoria indiscriminata dei palestinesi.
Successivamente, un’analisi condotta dalla CNN ha confermato che è stato un cecchino israeliano a uccidere Shireen.
Dopo i funerali, che si sono svolti tra scontri e confusione, le informazioni sul conflitto sono andate diminuendo.
Le televisioni locali sono inibite dal seguire le operazioni militari israeliane. Shireen, infatti, è solo una dei 20 giornalisti palestinesi uccisi. Mentre sono più di 140 gli abusi e le minacce registrate.
Le uniche informazioni, per ora, provengono dalla Mezzaluna Rossa palestinese, società di soccorso nazionale, ma non ottengono visibilità sui media internazionali.
Rastrellamenti di palestinesi: gli ultimi numeri
Il 13 maggio, due giorni dopo l’omicidio della reporter, ci sono stati dei violenti scontri tra soldati israeliani e attivisti palestinesi proprio a Jenin. Tra gli israeliani ci sono state 13 vittime, mentre è morto un poliziotto palestinese.
Gli scontri, poi, si sono spostati nel campo profughi della città, dove sono morti due adolescenti.
All’inizio di giugno sono stati attaccati altri campi profughi.
Un ragazzo è morto a Betlemme, un altro nel villaggio di Yabed.
Mentre durante una manifestazione presso l’ospedale di Ramallah, un 17enne palestinese ha perso la vita.
Infine, il giornalista Ghufran Warasneh è stato ucciso nel campo profughi di Al-Arroub.
In tutto, dall’inizio del 2022, sono 63 le vittime delle forze israeliane.
Il 2021 è stato l’anno più sanguinoso, con oltre 300 morti tra i palestinesi (di cui 71 minorenni e 43 donne).
Numeri sconvolgenti in confronto a quelli rilevati tra gli israeliani, di cui si contano 9 morti civili e 2 membri delle forze armate.
Nonostante sempre più Paesi stiano riconoscendo le responsabilità degli israeliani nel conflitto, le notizie continuano a passare in sordina.
Intanto, le atrocità continuano.