Le buone notizie
Il racconto era cessato qualche giorno fa con la notizia di 1500 civili ancora intrappolati nell’ospedale nazionale e nello stadio di Raqqa. Quelle erano le ultime posizioni del Califfato in città, protette da mine e cecchini. Oggi, proprio su quei luoghi simbolo del terrore nella città e quartieri generali dei jihadisti sventolano le bandiere della coalizione. Il portavoce delle Fsd Talal Salu, ha dichiarato che “L’operazione militare è terminata, ma adesso portiamo a termine un’operazione di pulizia per porre fine alle cellule dormienti di Daesh, che ci sono ancora“. Secondo il comando USA si troverebbero in città ancora un centinaio di terroristi. In queste ore si cercano dunque cellule dormienti e mine da disinnescare.
La coalizione
Il merito della liberazione della città va al fronte unito delle Forze democratiche siriane (Sfd), delle Unità di protezione del popolo curdo (Ypg) e della sua sezione femminile (Ypj), appoggiati dagli Stati Uniti. Ed è proprio una donna ad assurgere a simbolo di questa battaglia: Rojda Felat, comandante curdo-siriana.
Le cattive notizie
Ora si devono fare i conti con gli incalcolabili danni. Si tenta di ripulire una città distrutta per l’80%. Per l’organizzazione umanitaria Save the Children sarebbero 270.000 i civili fuggiti da Raqqa che hanno un disperato bisogno di aiuto, materiale e logistico. Inoltre, l’Ondus (Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria) fa sapere che sono 1.130 i civili che hanno trovato la morte durante i combattimenti. Si cercano tutt’ora centinaia di persone fra le macerie delle case.
La prossima mossa
Per quanto riguarda i miliziani dell’Isis che si sono arresi e sono stati evacuati in questi giorni sappiamo che probabilmente andranno a Dayr az Zoar, nella Siria orientale. Ultimo territorio sotto il controllo dei jihadisti, questa piccola regione a cavallo della frontiera siro-irachena è comunque pressata da Assad e dall’aviazione russa. Anche in Iraq si sta preparando l’assalto alle cittadine di Rawah e Qaim.
I foreign fighters
Il timore principale adesso è riservato alle mosse che potrebbero fare i foreign fighters, le persone provenienti da paesi stranieri che sono partite per combattere al fianco del Califfato. Già i servizi segreti francesi si erano opposti alla decisione di concedere anche a loro di poter evacuare la città, per la paura che potessero tornare nei rispettivi paesi d’origine e compiere attentati. Tuttora però non si sa nulla di preciso riguardo alla loro sorte.
Giorgio Russo