Gli tsunami come tutti sanno sono delle devastanti onde anomale provocate di solito da terremoti sottomarini ma anche più raramente da grandi frane sul fondale o da eruzioni vulcaniche sottomarine.
Quello che invece i più ignorano è che a volte terremoti relativamente lievi hanno dato origine a grandi tsunami e dunque viceversa a volte grandi scosse hanno dato origine a fenomeni meno imponenti di quanto ci si potesse aspettare guardando i precedenti.
Ora è giunta notizia dalla Università delle Hawaii a Manoa della pubblicazione su Nature Geoscience di una ricerca che grazie a una più profonda comprensione del rapporto tra magnitudo dei terremoti e tsunami risolve l’apparente mistero.
La risposta in realtà è semplice, sia i terremoti che gli tsunami sono fenomeni complessi con tanti fattori in gioco e dunque non dovrebbe sorprendere che non ci sia un semplice rapporto diretto tra magnitudine del terremoto e dimensione dello tsunami.
Ricerche precedenti a questa avevano individuato una classe di terremoti che sono tati ribattezzati “earthquake tsunamis” (cioè terremoti da tsunami) perché producono tsunami sproporzionatamente grandi rispetto alla loro intensità, ma non c’era una spiegazione del perché.
Ora il team guidato dal professor Kwok Fai Cheung della School of Ocean and Earth Science and Technology (SOEST) della suddetta università crede di aver scoperto il meccanismo.
Hanno messo in un modello computerizzato tutti i processi fisici inerenti a terremoti e tsunami e vi hanno inserito i dati osservativi di numerosi eventi reali tra cui anche i terremoti da tsunami.
Il risultato proveniente dal modello è stato che se la frattura avviene nella parte più superficiale di una faglia di subduzione lo tsunami è più importante, il meccanismo è il seguente: in una placca tettonica la parte superiore è più soffice e sottile, quando una piccola frattura avviene qui provoca meno vibrazione del terreno e quindi viene registrata dai sismografi come una piccola scossa, ma per l’acqua delle profondità dell’oceano che si trova immediatamente sopra queste fratture superficiali avviene esattamente l’opposto, l’acqua che viene mossa è carica di energia e produce onde di tsunami più corte che avvicinandosi alla costa hanno un alto tasso di amplificazione.
Roberto Todini