Scuola risucchiata nel ciclone della disuguaglianza. Tra divari infrastrutturali, differenti trattamenti nella gestione della spesa pubblica e un disinteresse per la tutela del benessere fisico e psichico dei giovani passa una linea che divide la scuola tra nord e sud.
Qualche giorno fa è stato pubblicato e discusso il rapporto SVIMEZ che ha illustrato chiaramente i divari ancora esistenti nella scuola italiana tra nord e sud. In un contributo precedente è stato citato l’Art. 3 della Costituzione che dice che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge. La scuola deve assolvere a questo compito in quanto istituzione garante dello Stato. Ma è davvero ciò che accade? Il direttore della SVIMEZ Luca Bianchi ha dichiarato come le azioni e la spesa pubblica sull’istruzione abbiano pregiudicato proprio «la funzione principale della scuola che è quella di “fare uguaglianza”».
I dati del rapporto SVIMEZ dimostrano un divario, una differenza nel trattamento di gestione economica in rapporto alle diverse regioni d’Italia.
In Italia ci sono due bambini, nati lo stesso anno. Una si chiama Carla e vive a Firenze, l’altro Fabio e vive a Napoli. Entrambi decenni, frequentano la quinta elementare in una scuola della loro città. Ma mentre la bambina toscana, secondo i dati del rapporto SVIMEZ sulla scuola, ha avuto garantite dallo Stato 1226 ore di formazione, il bambino cresciuto a Napoli non ha avuto a disposizione la stessa offerta educativa, perché nel Mezzogiorno mancano infrastrutture e tempo pieno.
Questo è ciò che emerso durante l’incontro “Un Paese, due scuole” tenutosi a Napoli lo scorso 10 febbraio. L’evento è stato promosso da SVIMEZ e l’Altra Napoli onlus presso La casa di Vetro di Forcella. Il rapporto SVIMEZ ci comunica che i giovani del Mezzogiorno frequentano la scuola per 200 ore in meno annue rispetto ai loro coetanei del nord. Questo significa avere un anno di meno di istruzione per i ragazzi e le ragazze del sud. Al sud mancano i servizi. Il 79% degli studenti del sud non beneficia del servizio mensa, il 18% non può usufruire del tempo pieno a scuola e il 66% non ha una palestra a scuola. Queste politiche del Paese sono a tutti gli effetti antimeridionaliste. Il disinvestimento nell’istruzione interessa soprattutto il sud: dal 2008 al 2020 la spesa pubblica per l’istruzione al sud è scesa del 19,5%. Per ogni studente al sud si spendono 100 euro in meno.
Istruzione e interesse per il benessere di tutte e tutti
Data la premessa di questo articolo “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali di fronte alla legge”, perché in Italia dovrebbero esistere cittadini e cittadine con maggiori diritti rispetto ad altri? Urgono interventi per eliminare queste distanze. Non solo: urgono interventi anche per quel 54% di allievi della scuola primaria del centro-nord senza palestra. Lo Stato deve interessarsi di tutti i giovani perché l’istruzione rientra tra i diritti costituzionali fondamentali del nostro Paese. A tal proposito, ricordiamo che il 2 febbraio il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge per disporre l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario. Ma se il bilancio dello Stato dovesse ridimensionarsi a causa dell’autonomia differenziata, come sarà possibile garantire i diritti su tutto il territorio nazionale? Quali saranno le conseguenze nell’ambito scolastico e dell’istruzione? Il divario continuerà ad aggravarsi? Quale futuro si prospetta per tutti quei ragazzi e ragazze che continueranno a crescere in contesti di forte disagio economico e sociale senza poter sperare che la scuola concorra a rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona?