La discriminazione di genere estrema che il regime talebano ha imposto a donne e ragazze in Afghanistan è senza pari a livello globale. Un nuovo rapporto ONU sulle donne afghane, presentato nel corso della 53esima sessione del Consiglio per i diritti umani, ha infatti mostrato come i loro diritti e libertà siano stati gravemente soffocati dagli editti emessi nel corso degli ultimi due anni. Dal report emerge dunque una triste realtà: la situazione delle donne e delle ragazze nel paese è la peggiore del mondo.
Il nuovo rapporto ONU sulle donne afghane: i loro diritti sono sotto continuo attacco
Lunedì 19 giugno, Richard Bennett, Relatore speciale dell’UNHCR per i diritti umani in Afghanistan, e Dorothy Estrada-Tanck, voce del Gruppo di lavoro sulla discriminazione contro le donne e le ragazze, hanno presentato un rapporto congiunto al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. L’obiettivo del report è dare prova del regime discriminatorio dei talebani nei confronti delle donne. I loro diritti, infatti, vengono sistematicamente violati dal 15 agosto 2021, in seguito alla caduta della Repubblica islamica dell’Afghanistan.
I talebani, come dice il rapporto, si appellano alla religione e ai principi della “moralità”per limitare la vita di donne e ragazze. Queste sono costrette a vivere in un sistema repressivo che non ha eguali nel resto del mondo. Lo ha sottolineato durante il Consiglio Shaharzad Akbar, Direttrice esecutiva dell’ONG afghana “Rawadari”, attraverso una potente metafora:
“I talebani hanno trasformato l’Afghanistan in un cimitero di massa delle ambizioni, dei sogni e del potenziale delle donne e delle ragazze afghane.”
Dal report traspare tuttavia la grande forza e resilienza delle donne in Afghanistan, nonostante ogni giorno vengano private della loro dignità in quanto esseri umani.
Nessun miglioramento in vista sul fronte dei diritti umani in Afghanistan
Nei mesi scorsi, gli esperti ONU hanno visitato il paese, in particolare le città di Kabul e Mazar-e-Sharif, per incontrare la popolazione civile, le ONG internazionali e i rappresentanti delle Nazioni Unite presenti in loco. Richard Bennett ha ammesso al Consiglio di non aver potuto riscontrare miglioramenti durante la visita. Al contrario, i diritti umani della popolazione afghana, tanto delle donne quanto degli uomini e dei bambini, sembrano essere peggiorati nell’ultimo anno.
I talebani hanno continuato a plasmare un ambiente il più possibile oppressivo e ostile nei confronti delle donne. L’istituzionalizzazione della violenza di genere nel paese le sottopone a terribili sofferenze e risultano aumentate violenza domestica e matrimoni forzati e infantili. A fronte di tutto ciò, donne e ragazze sono impossibilitate a ricevere alcun tipo di protezione. Ogni tentativo di denuncia di abusi si rivela vano: i poliziotti, tutti uomini, rispondono loro che “probabilmente meritavano di essere picchiate” o che “non dovrebbero lamentarsi”.
Gli abusi non sono solo fisici ma anche psicologici. L’UNHCR non ha potuto far altro che constatare un declino della salute mentale delle donne nel paese. Un sondaggio ha dimostrato infatti che sono aumentati i casi di ansia e depressione da agosto 2021. Un dato che non sorprende considerando che il regime talebano costringe donne e ragazze di tutto il paese a vivere “agli arresti domiciliari”, come alcune delle intervistate hanno affermato.
Infine, è sempre più precario l’accesso per le donne all’assistenza medica e sanitaria in un momento in cui il paese sta vivendo un disastro umanitario senza precedenti. Il 90% della popolazione è sull’orlo della povertà e le donne, impossibilitate a lavorare, stentano a garantire la sopravvivenza per le loro famiglie.
Un’erosione progressiva dei diritti delle donne, “prigioniere del loro stesso genere”
È chiaro come l’esclusione di donne e ragazze dalla vita pubblica e politica dell’Afghanistan costituisca un punto cruciale della politica talebana, misogina e discriminatoria.
All’interno del rapporto ONU sulle donne afghane, gli esperti hanno parlato di “persecuzione” e “apartheid” di genere, entrambi crimini contro l’umanità, per spiegare l’istituzionalizzazione della sottomissione delle donne nel paese. La legge le priva di ogni genere di libertà. Non possono lasciare la propria dimora senza un tutore maschile (maharam) e, quando lo fanno, devono indossare un “hijab adeguato“, coprendosi persino il viso. Una volta fuori, è vietato loro l’accesso ai bagni pubblici, ai parchi e alle palestre. Non possono inoltre lavorare fuori casa, nemmeno per organizzazioni non governative, ed è loro negata l’istruzione oltre il livello primario, frantumando di fatto le loro opportunità per il futuro.
Donne e ragazze afghane vivono dunque in un regime che controlla ogni loro mossa. Qualunque violazione di tali editti equivarrebbe a tortura, detenzione arbitraria, abusi sessuali e altri atroci maltrattamenti. Per le donne afghane è come essere “sepolte vive”: possono respirare ma sono impossibilitate a fare altro a causa delle restrizioni. La loro vita viene bloccata mentre quella dei loro padri, mariti e figli maschi va avanti.
Gli appelli del rapporto ONU sulle donne afghane
Richard Bennett e Dorothy Estrada-Tanck hanno fatto presente al Consiglio che “non è mai stato più urgente” ripristinare i diritti fondamentali delle donne in Afghanistan. Per renderlo possibile, è necessario un impegno costante da parte della comunità internazionale nella lotta contro la normalizzazione della discriminazione e della violenza nel paese. Vanno poi sostenute le iniziative delle donne afghane che cercano, pacificamente, di continuare ad esercitare i propri diritti.
Le voci delle donne e delle ragazze sono al centro del report. Bennett ed Estrada-Tanck hanno sottolineato che essere vicini alla popolazione civile ed ascoltare le loro storie è l’unico modo per elaborare soluzioni che possano realmente aiutarli. Dato questo impegno a creare spazi di espressione per le donne, di cui sono prive nel proprio paese, durante la conferenza stampa un’attivista afghana è stata chiamata a parlare della sua esperienza. Nel corso dei suoi interventi ha insistito con forza sulla necessità di soluzioni pacifiche e di dialogo con i talebani. Infatti, se le tensioni dovessero subire un’escalation a causa di interventi esterni, sarebbero i cittadini dell’Afghanistan a pagarne le conseguenze.
In ultima istanza, gli autori del rapporto ONU sulle donne afghane chiedono dunque di fare pressione sulle autorità de facto del paese affinché promuovano la creazione di una cultura dei diritti umani. Ciò significa garantire la partecipazione paritaria di donne e ragazze alla vita pubblica oltre che la parità di accesso ad un’istruzione di qualità a tutti i livelli. In generale, abrogare ogni forma di discriminazione e restrizione. L’Afghanistan ha bisogno delle donne per sopravvivere, specialmente adesso in un momento in cui deve fronteggiare catastrofi umanitarie e disastri ambientali.
Al momento i talebani non sembrano intenzionati a optare per un cambiamento di rotta. Nel frattempo, le donne afghane non verranno lasciate sole. Infatti, alla domanda “cosa direste adesso alle donne afghane?”, da parte di un giornalista, Dorothy Estrada-Tanck ha risposto fermamente: “Non ci dimenticheremo di voi”.
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