A due settimane dall’inizio della COP29 in Azerbaigian, il nuovo rapporto ONU sul cambiamento climatico ha lanciato due nuovi avvertimenti riguardanti la riduzione delle emissioni di gas serra. In particolare, un rapporto dell’UNEP ha rivelato che gli attuali piani dei governi non sono sufficienti a contenere l’aumento della temperatura globale entro i 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali, un obiettivo essenziale per evitare conseguenze climatiche disastrose. Il rapporto evidenzia di come il cambiamento climatico sia ancora la sfida più importante per l’umanità, oltre a costituire la principale minaccia per la vita. La richiesta è sempre quella di un taglio netto di emissioni di CO2 e altri gas climalteranti, i due principali fattori del cambiamento climatico.
Obiettivi lontani dalla realizzazione e le promesse incompiute dei paesi
I piani di riduzione che ha evidenziato il rapporto ONU sul cambiamento climatico porterebbero ad un calo delle emissioni del solo 2,6% entro il 2030, ben lontano dal 43% richiesto per mantenere il riscaldamento sotto controllo. Simon Stiell, segretario esecutivo dell’UNFCCC, ha espresso preoccupazione per il divario tra le promesse e le azioni necessarie, definendolo “molto lontano da ciò che serve”.
Attualmente, 151 Paesi hanno formalmente promesso di ridurre le proprie emissioni entro il 2030, come previsto dall’Accordo di Parigi. Tuttavia, secondo un altro rapporto pubblicato il 28 ottobre, le emissioni globali non stanno calando come richiesto, ma hanno raggiunto un nuovo record. L’Organizzazione Meteorologica Mondiale ha sottolineato che la concentrazione di anidride carbonica è cresciuta di oltre il 10% negli ultimi due decenni.
Il prossimo vertice che si terrà l’11 novembre a Baku si concentrerà sui finanziamenti necessari per l’azione climatica. I paesi in via di sviluppo, come India e Indonesia, continuano a chiedere aiuto economico agli stati più ricchi per accelerare la transizione energetica. Il vertice di Baku si terrà anche in preparazione alla prossima COP30, che si terrà in Brasile nel 2025 in cui tutti i Paesi partecipanti saranno chiamati a presentare i loro progetti sul taglio delle emissioni – i così chiamati Nationally Determined Contributions.
L’inerzia politica e la difficoltà nel mantenere gli impegni
Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) e il recente rapporto ONU sul cambiamento climatico, i piani attuali porterebbero a un aumento medio delle temperature di 3,1 gradi entro la fine del secolo. La vaghezza degli impegni sottoscritti al vertice precedente di Dubai, unita alla mancanza di dettagli operativi, continua a frenare le azioni concrete per il clima.
Durante la conferenza a Baku, il focus sarà anche sul monitoraggio dei progressi fatti e sulla definizione di nuovi obiettivi per la riduzione delle emissioni entro il 2035. La sfida principale sarà raccogliere i 900 miliardi di dollari all’anno necessari per finanziare il cambiamento, una cifra enorme ma non irraggiungibile. Come evidenziato dall’UNEP, i grandi 20 del mondo sono chiamati a tagliare le emissioni di almeno il 40% entro il 2030 e del 57% entro il 2035.
Le conseguenze evidenziate dall’UNEP sono ben chiare e conosciute da tutti i paesi: se non si procederà a tagli netti, le conseguenze saranno esponenzialmente drammatiche, oltre che irrecuperabili. Dal livello del mare, che potrà subire variazioni di altezza – come casi di allagamento o esondazioni di città -, alla minaccia alla biodiversità della flora e della fauna, di cui si è parlato la scorsa settimana alla COP16 di Cali, in Colombia. Già, limitatamente all’Italia, si possono vedere le chiarissime variazioni di temperature, oltre a nuove malattie che si generano, o periodi di intensa siccità.
Il nuovo rapporto ONU sul cambiamento climatico: il rischio di un futuro catastrofico
Se il riscaldamento globale dovesse raggiungere i 2,6-2,8 gradi entro la fine del secolo, il pianeta potrebbe trovarsi a fronteggiare eventi estremi come ondate di caldo letali, incendi, siccità e la scomparsa di numerose specie. Le Nazioni Unite hanno lanciato l’allarme: senza un impegno coordinato e deciso, si corre il rischio di danneggiare irreversibilmente l’equilibrio climatico globale.
Attualmente, il mondo si sta spingendo verso i 3°C, esattamente il doppio del limite massimo già stabilito, con enormi minacce per salute delle vite e ogni altra risorsa naturale. Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, ha infatti espresso chiaramente la sua preoccupazione, aldilà delle sue posizioni istituzionali, affermando che ad ora “stiamo giocando con il fuoco, ma non si può più giocare con il tempo”.
I “contributi determinati a livello nazionale” già presentati non bastano per raggiungere l’obiettivo stabilito dall’Accordo di Parigi. Entro febbraio 2025, come sostiene l’ultimatum nel rapporto ONU sul cambiamento climatico, i paesi saranno chiamati a presentare obiettivi più ambiziosi per evitare una crisi climatica irreversibile.