Il rapporto GEM (Global Education Monitoring) 2020, rilasciato martedì 23 giugno dall’UNESCO, non lascia spazio a fraintendimenti: ancora prima dello scoppio della pandemia da COVID-19, l’accesso all’educazione era ancora fortemente inegualitario
Stereotipi e discriminazioni si traducono per milioni di ragazzi in un’ulteriore alienazione all’interno delle classi stesse. Secondo il report GEM, ancora prima del coronavirus 1 bambino 5 era totalmente escluso dai programmi educativi.
In tutti i paesi, ad esclusione di quelli ad alto reddito in Europa e America del Nord, per ogni 100 bambini tra quelli più ricchi 18 tra quelli più poveri non arrivano alle scuole medie. Media che si alza se consideriamo i paesi dell’Africa Sub-sahariana, dove le ragazze raramente completamento l’istruzione di scuola media.
La situazione diventa ancora più difficile per gli studenti con disabilità: le leggi nel 25% dei paesi prevedono disposizioni per l’istruzione in contesti separati, il 10% per l’integrazione e il 17% per l’inclusione, mentre la parte rimanente opta per formule miste che molte volte prevedono anche l’esclusione.
Il 25% degli insegnanti in 48 sistemi educativi diversi chiedono che si implementino i servizi di aggiornamento per aiutare gli studenti con necessità particolari. Ad esempio, solo 41 nazioni del mondo riconoscono la lingua dei segni come lingua ufficiale.
Una situazione ancora più compromessa con lo scoppio della pandemia da COVID-19 che ha lasciato quasi il 90% di bambini ed adolescenti senza la possibilità di poter frequentare le scuole.
“Non è mai stato così imperante rendere l’educazione un diritto universale e una realtà per tutti” ha dichiarato Audrey Azoulay, capo UNESCO.
“Oggi più che mai abbiamo al responsabilità collettiva di sostenere le persone più vulnerabili e svantaggiate, contribuendo a ridurre le violazioni sociali che minacciano la nostra umanità condivisa”.
Il report GEM sottolinea come ci siano grosse differenze tra le opportunità che vengono fornite dentro il sistema educativo e i risultati che dunque posso essere ottenuti dagli studenti. I governi dovrebbero implementare politiche e normative a sostegno dell’inclusione.
Inclusione che diviene un imperativo morale, non una scelta eocnomica. A partire dalla crisi che stiamo affrontando: il 40% dei paesi più poveri non ha sostenuto gli studenti a rischio durante la pandemia.
“Per fronteggiare le sfide del nostro tempo, un passaggio verso un’istruzione più inclusiva non è negoziabile- la mancanza di azione non è un’opzione” ha concluso la Azoulay.
Chiara Nobis