Il 29 maggio è stato pubblicato il Rapporto Antigone 2022, il quale dipinge un quadro decisamente negativo della situazione delle carceri nel nostro paese: il dato che fa più impressione è quello relativo al sovraffollamento reale, del 119% circa, peggio solo Cipro e Romania.
I dati del Rapporto Antigone 2022
Se la situazione carceraria è questa, abbiamo di che preoccuparci. Il Rapporto Antigone 2022, che tutti gli anni fa il punto su quale sia la situazione delle carceri italiane, riporta chiaramente quanto sia negativa la nostra situazione rispetto al resto dell’Europa, mettendo in risalto le principali problematiche che caratterizzano i nostri penitenziari, quali sovraffollamento, violenze e suicidi. In quanto a numero di detenuti per cittadini liberi però una buona notizia, ci collochiamo infatti al 36° posto della classifica, incarcerando meno di Francia e Spagna ma più della Germania e dei paesi del Nord. La popolazione carceraria continua in ogni caso a crescere, anche se lentamente: al momento della stima le donne rappresentavano il 4,4% dei detenuti (9% in più rispetto allo scorso anno) mentre gli stranieri il 31,3% (3,6% in più, un aumento in linea con quello della popolazione detenuta complessiva).
Il sovraffollamento in primis è un problema che da tempo è sotto i riflettori dell’opinione pubblica ma che non essendo mai stato risolto, o per lo meno ridotto significativamente, è diventato di fatto una costante nel sistema penitenziario italiano. La ricerca riporta come, a fronte di una capienza ufficiale di 51.249 posti, i presenti nelle nostre carceri al 30 aprile erano 56.674, quasi 5.500 detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare; inoltre va considerato che ai posti regolamentari vanno sottratti i posti non disponibili per manutenzione delle strutture, che a maggio 2023 erano 3.646. Ne consegue che sono oltre 9.000 gli individui in più presenti nei carceri, con un tasso effettivo di sovraffollamento effettivo del 119% (a fronte di un tasso medio del 110%); numeri così alti non li ha nessuno in Europa, se non Romania e Cipro che addirittura ci superano. Ovviamente la distribuzione dei detenuti e il relativo surplus non è uguale su tutto il territorio: la regione più affollata è la Lombardia, con un affollamento reale del 151,8 % (quello medio è del 133,3%), seguita dalla Puglia (reale 145,7%, medio 137,3%).
In Lombardia il sovraffollamento è un problema davvero serio, l’istituto di Milano San Vittore può contare su un valore effettivo del 185%, un dato altissimo che rende la condizione di vita nel carcere complicata. Ricordiamo che, come stabilito dalla legge n°354 del 26 luglio 1975, il trattamento in prigione deve:
“essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona”
Il carcere non è un luogo di tortura, ma è un luogo dove “deve essere attuato un trattamento rieducativo che tenda al reinserimento sociale” dei detenuti; questo avviene ad esempio attraverso il lavoro carcerario, che però a causa del sovraffollamento non è facile da garantire per tutti. Le conseguenze del vivere in un surplus così elevato però si fanno sentire.
La piaga delle morti in carcere
In carcere si respira sempre più disagio. Gli psicologi ci sono, ma a causa del grave sovraffollamento le ore che possono passare con il singolo detenuto diminuiscono e questo grava molto sulla salute mentale dei carcerati. Il Rapporto Antigone 2022 indica che lo scorso è stato l’anno record per il numero di suicidi, sono state 85 le persone che si sono tote la vita dentro le mura di un istituto penitenziario, circa una ogni 4 giorni, con una forte accelerazione durante i mesi estivi. Il 2023 non è iniziato meglio, con già 22 casi registrati da inizio anno. Un trend negativo che deve essere arginato, permettendo non solo la “dignità della persona”, ma anche la sua salute psicofisica.
Ai casi di suicidio si aggiungono poi le persone che hanno perso la vita in carcere. Durante tutto il 2022, sono 129 gli individui deceduti, di cui 93 per cause naturali, 4 per cause accidentali e ben 32 per “cause ancora da accertare”. La forte preoccupazione è che tra queste cause “ancora da accertare” ci siano nascosti abusi o violenze da parte degli agenti di polizia penitenziaria, che come sappiamo talvolta sanno insabbiare bene i fatti. Come se non bastasse in questi giorni si è pure aperta una discussione parlamentare in modo da modificare la legge che ha introdotto il reato di tortura nel nostro codice penale, sostanzialmente per indebolirla. La tortura è una pratica a cui la Costituzione italiana si oppone espressamente e vederla sdoganata, o comunque in qualche modo tollerata , sarebbe un pericoloso passo indietro dalla democrazia e dai valori fondamentali del nostro stato.