Nel periodo compreso tra il 1º ottobre 2023 e il 30 settembre 2024, 350 persone trans* sono state vittime di omicidio in tutto il mondo. Questi dati provengono dal rapporto annuale di TGEU (Trans Europe and Central Asia), una rete internazionale che comprende oltre duecento organizzazioni operanti in più di cinquanta paesi. Il monitoraggio, che si rinnova da sedici anni, fornisce un quadro doloroso della realtà vissuta da chi ha un’identità di genere diversa da quella assegnata alla nascita o non conforme agli standard maggioritari.
Il dato rappresenta non solo un conteggio drammatico di vite perse, ma un indice della persistente discriminazione, violenza ed emarginazione che le persone trans* affrontano quotidianamente. Dietro ogni numero c’è una storia di sofferenza, un individuo con aspirazioni, relazioni e un futuro spezzato dalla brutalità.
TGEU: un impegno decennale per la visibilità delle vittime
Il lavoro di TGEU è cruciale per comprendere la portata del problema. La rete, attiva dal 2005, raccoglie informazioni attraverso una fitta rete di collaboratori locali, associazioni e attivisti. Le vittime non sono solo numeri, ma vengono ricordate con nome e storia, laddove possibile, per restituire loro dignità. Il rapporto annuale, pubblicato in occasione del Transgender Day of Remembrance il 20 novembre, punta a sensibilizzare l’opinione pubblica, stimolare azioni concrete da parte dei governi e promuovere politiche volte a proteggere le persone trans*.
Un fenomeno che supera i confini geografici
I casi documentati si distribuiscono su diversi continenti, ma emergono alcune tendenze preoccupanti. America Latina e Sud-est asiatico si confermano come le aree con il più alto tasso di violenza contro persone trans*. Brasile, Messico, e Filippine sono spesso in cima alla lista, ma anche in Europa e Nord America il fenomeno non è marginale. L’analisi evidenzia che le vittime appartengono in gran parte a gruppi socialmente svantaggiati, spesso impegnati in settori lavorativi precari come il sex work, che li espongono a maggiori rischi. Infatti, in America del Nord si contano 41 casi, tutti avvenuti negli Stati Uniti, seguita dall’Asia con 37 e dall’Africa con 9 episodi.
La correlazione tra emarginazione e vulnerabilità
Le difficoltà economiche, la mancanza di opportunità lavorative dignitose e la discriminazione istituzionale contribuiscono a rendere le persone trans* particolarmente vulnerabili. La marginalizzazione spinge molte di loro a vivere ai margini della società, dove il rischio di violenza è esponenzialmente maggiore. Secondo TGEU, il 65% delle vittime registrate nell’ultimo anno si trovava in situazioni di grave precarietà economica, e molte vivevano in contesti familiari o sociali ostili.
Le cause della violenza: non solo transfobia
Sebbene la transfobia sia una causa primaria, altri fattori intersecano questo fenomeno. Il razzismo, il sessismo, la xenofobia e la povertà si combinano spesso in un cocktail di discriminazione sistemica. Le persone trans* di colore, migranti o appartenenti a minoranze etniche sono sproporzionatamente rappresentate tra le vittime. Questa intersezione di oppressioni richiede un’analisi e un intervento che vadano oltre la semplice condanna morale.
Il ruolo della società e delle istituzioni
Il rapporto di TGEU sottolinea l’importanza di un cambiamento sistemico per affrontare le cause alla radice di questa violenza. La retorica politica, i media e le istituzioni scolastiche hanno un ruolo fondamentale nel modellare la percezione pubblica delle persone trans*. Legislazioni inclusive, campagne di sensibilizzazione e programmi educativi che promuovano la diversità di genere possono contribuire a ridurre i pregiudizi.
Purtroppo, molti paesi mancano di leggi adeguate per proteggere le persone trans* dalla discriminazione e dalla violenza. In alcuni casi, le istituzioni stesse perpetuano l’odio attraverso normative punitive o la criminalizzazione delle identità non conformi. L’assenza di tutele legali si traduce spesso in impunità per i responsabili di crimini violenti, alimentando un circolo vizioso di abusi.
L’importanza della memoria e dell’attivismo
Il Transgender Day of Remembrance non è solo un momento di lutto, ma anche un’occasione per celebrare la resilienza e la forza della comunità trans*. Gli attivisti sottolineano che ricordare le vittime significa anche impegnarsi per un futuro più giusto. La visibilità delle persone trans*, spesso dipinta come una minaccia nei dibattiti pubblici, è in realtà un antidoto contro la violenza. Dare spazio alle loro voci e alle loro esperienze può aiutare a costruire una società più empatica e inclusiva.
Una chiamata all’azione
Il rapporto di TGEU rappresenta una chiamata all’azione per governi, istituzioni e cittadini. La violenza contro le persone trans* non può essere ignorata o relegata a un problema di nicchia. È necessario investire in politiche di prevenzione, rafforzare la protezione legale e garantire l’accesso a servizi essenziali, come la sanità e l’istruzione, in un’ottica inclusiva.
Ma il cambiamento non può essere delegato esclusivamente alle istituzioni. Ogni individuo ha il potere di contribuire a creare un ambiente più sicuro e accogliente per le persone trans*. Combattere l’ignoranza, sfidare gli stereotipi e sostenere chi subisce discriminazioni sono azioni che, sommate, possono fare la differenza.
Quindi, il dato di 350 omicidi in un anno è un tragico promemoria del lavoro ancora necessario per garantire la sicurezza e la dignità delle persone trans* in tutto il mondo. TGEU, con il suo instancabile impegno, non solo denuncia l’ingiustizia, ma fornisce anche una guida per affrontarla.