Non è facile essere donna in Africa. Per le donne africane gli stupri sono all’ordine del giorno. Per tutelarle la dottoressa sudafricana Sonette Ehlers ha creato un prodotto denominato Rapex. Si tratta di un tampone con delle puntine nella parte interna somiglianti a denti affilati. La donna lo inserisce come un normale tampone assorbente mentre l’uomo che proverà a violentarla si ritroverà bloccato, con il pene infilzato da queste punte e dovrà successivamente ricorrere ad un intervento chirurgico per la rimozione dello stesso.
C’è chi critica ferocemente l’idea della dottoressa etichettando il Rapex come un barbaro strumento di tortura medievale. Risposta della Ehlers:
“Un dispositivo medievale per un atto medievale”.
In questi paesi così poveri e arretrati non esiste il reato di stupro. In un mondo in cui la donna si ritrova ai margini della società, senza alcun diritto, la dottoressa Ehlers ha trovato un modo per tutelarle.
Dopo la presentazione del dispositivo la dottoressa è stata contattata da alcuni poliziotti i quali le hanno riferito che per circa un mese non sono stati registrati casi di violenza. La sola vista del Rapex ha terrorizzato molti uomini, senza considerare il fatto che, questi ultimi, sarebbero stati etichettati col termine di “stupratori” per il resto della loro vita.
The shadow pandemic
Le Nazioni Unite hanno definito “the shadow pandemic”, ovvero la pandemia ombra, nascosta, quella che ogni giorno si consuma nei villaggi africani e che riguarda moltissime donne e bambine. La violenza è una piaga che ha da sempre tormentato la vita delle donne africane. Il fenomeno si è ancor più intensificato nel corso della pandemia e ha visto le donne diventare vittime tra le mura domestiche.
La cultura patriarcale ancora presente nei villaggi africani affonda le radici nell’idea della sottomissione della donna. È la donna che deve occuparsi della famiglia, della casa e di tutto ciò che riguarda il sostentamento dei suoi cari. Piccoli passi erano stati fatti e deboli cambiamenti erano stati raggiunti. La pandemia tuttavia non ha fatto altro che far sprofondare nuovamente la condizione in cui le donne si trovano in una situazione di arretratezza. Con la chiusura delle scuole le ragazze sono costrette a stare in casa e spesso è proprio tra le mura domestiche che si consumano le violenze
L’ambasciatrice mondiale Amref (African Medical Research Foundation) contro le mutilazioni genitali femminili, Nice Nailantei Leng’ete, ha parlato di un aumento del numero di violenze e di gravidanze in età adolescenziale. I dati tuttavia non sono esatti e si pensa che i numeri siano di molto superiori. Moltissime sono infatti le donne che non denunciano la violenza per paura.
“Oltre ai matrimoni delle bambine, stanno aumentando anche le violenze domestiche e, dato che tutte le strutture di supporto sono chiuse le donne e le ragazze che subiscono violenza non hanno posti dove andare”.
In un contesto in cui non esistono diritti per le donne, l’invenzione della Ehlers sembra essere l’unica soluzione in grado di scoraggiare tali azioni. Chissà che non possa essere utilizzato anche in Occidente.
Irene Amenta