Il rapper catalano Pablo Hasél è stato condannato a nove mesi di carcere con l’accusa di apologia del terrorismo e ingiurie alla Corona e alle istituzioni. Questo in base ad una legge che, dopo essere stata ampliata nel 2015, ha portato molti musicisti ed artisti a doversi adeguare e a modificare i propri linguaggi.
Questa legge era stata già condannata in passato da Amnesty, come minaccia alla libertà di espressione: specialmente dopo la modifica del 2015.
Mandare in carcere chi fa musica rap per i testi delle canzoni e mettere fuorilegge la satira politica dimostra quanto in Spagna sia diventato ristretto il perimetro di ciò che è considerato accettabile sui social media.
Esteban Beltrán, direttore di Amnesty International Spagna.
La legge antiterrorismo che ha condannato Pablo Hasél
La legge cui ci riferiamo è la normativa 578 del codice penale spagnolo. Questa prevede sanzioni fino al carcere per chi offende le vittime di terrorismo o per chi ne fa apologia. Tuttavia, ciò in Spagna è stato usato anche come pretesto, riferendosi a gruppi già smantellati come l’Eta e il Grapo. Questa legge, soprannominata Ley Mordaza, “Legge Bavaglio”, ha colpito persino dei giornalisti che avevano osato intervistare persone processate proprio per questa legge. Spesso chi viene accusato viene anche privato del diritto ad un’assistenza pubblica.
Uno dei casi più eclatanti è stato quello di Cassandra Vera. La studentessa unviersitaria 22enne è stata condannata per un anno per un solo tweet ironico riferito all’omicidio di Luis Carrero Blanco. La ragazza ha perso la sua borsa di studio e non può lavorare nel pubblico per sette anni. Cassandra era stata difesa anche dalla stessa nipote di Blanco.
Fortunatamente, la condanna è stata annullata nel 2018.
Un altro rapper, Valtonyc, si è rifugiato a Bruxelles dopo una condanna a tre anni e mezzo.
Le reazioni alla condanna
In Spagna, la notizia ha generato un clamore enorme. Non è il primo rapper ad essere condannato. Spesso questi fanno opposizione politica, specialmente contro la famiglia reale. Ciò è visto come un attacco imperdonabile.
In realtà, i toni duri e violenti del rap sono una caratteristica stessa del genere – e del concetto stesso di fare opposizione. Il fatto che poi Hasél sia un indipendentista catalano accende ancora di più le polemiche.
Nasce così un manifesto di condanna, firmato anche dal regista Pedro Almodóvar, per un totale di più di duecento artisti.
Lo stesso vicepresidente Pablo Iglesias, nonché ministro per i diritti sociali e l’agenda 2030, si è espresso a favore di Hasél.
In democrazia nessuno dovrebbe andare in carcere per delitti di opinione.
Hasél ha dichiarato che non si consegnerà spontaneamente, ma aspetterà gli agenti in casa:
Non serve concordare con ciò che canto per riconoscere la madornale violazione della libertà d’espressione.
Giulia Terralavoro