Casamonica: quattro arresti nel clan, dopo il raid di Pasqua dentro un bar

Fonte: La Repubblica.

Ve li ricordate i Casamonica? Quelli del tristemente famoso funerale del boss Vittorio Casamonica, corredato di carrozza trainata da cavalli, petali di rosa lanciati da un elicottero e banda musicale d’accompagnamento, che intonava la colonna sonora de Il Padrino? Quelli che per settimane sono stati sulla bocca di tutti, a causa di tale disgustosa sceneggiata, che ha fatto ridere mezzo mondo dell’Italia intera? Bene, se per caso ve li foste dimenticati, sono ritornati a farsi notare, più mafiosi e cattivi che mai.

Raid dei Casamonica nel giorno di Pasqua

Era l’1 aprile, poco più di un mese fa, in un bar situato in via Salvatore Barzilai, nella periferia sud-est di Roma, era una giornata tranquilla, fino a quando nel locale non sono entrati due giovani: Antonio Casamonica e Alfredo Di Silvio (cugino del primo). Nel locale, gestito da un romeno, ci sono un papà con la sua bimba in braccio, alcuni ragazzi intenti a bere un caffè e una ragazza in coda alla cassa. Al loro arrivo, i due esponenti del clan chiedono di avere le sigarette e chiedono di averle subito, senza aspettare il loro turno. Il barista non si rende conto della richiesta e, alla sua mancata risposta, i due criminali, abituati ad essere serviti e riveriti, perdono le staffe. Antonio Casamonica grida al cugino: “Questi romeni di merda non li sopporto proprio”. La ragazza, che era in attesa di essere servita prima di loro, li rimprovera per quanto detto al titolare: “Se il bar non vi piace andate altrove “. Questa è la goccia che fa traboccare il vaso: Casamonica, un ragazzo di soli 26 anni ma con un curriculum criminale di tutto rispetto alle spalle, tira gli occhiali alla ragazza, gettandoli detro al balncone. Fatto ciò, si leva la cinta dai pantaloni e la passa al cugino: afferrano la ragazza per le spalle, la frustano con la cinghia e la riempiono di calci e pugni, finché cade a terra stremata. Le sottraggono il cellulare e quando lei prova a riprenderlo, le intimano: “Se chiami la polizia ti ammazziamo”. L’avvertenza non è riferita solo a lei, ma a tutti i presenti, che in fretta e furia lasciano il locale: nessuno è intervenuto, nessuno ha fatto niente né ha detto alcunché alla vista di una donna, per giunta disabile, picchiata selvaggiamente da due uomini. Nel bar restano solamente la ragazza e il barista che la aiuta a rialzarsi e le suggerisce di andare via, “perché ritorneranno”. Difatti, dopo circa mezz’ora, giungono Alfredo Di Silvio e suo fratello Vincenzo, che rompono la vetrina, buttano all’aria sedie e tavoli e pestano a sangue il barista, macchiando con gli schizzi i muri. Terminato il pestaggio, lo minacciano dicendogli:

“Qui comandiamo noi, non te lo scordare: questa è zona nostra. Ora questo bar lo devi chiudere, altrimenti sei morto”.

Nemmeno questa volta qualcuno si fa avanti per difendere il barista, il cui locale è stato distrutto dalla furia di due mafiosi. Un giorno di festa trasformatosi in una Pasqua di sangue: alla ragazza sono stati dati trenta giorni di prognosi, al barista otto.




Ecco il video dell’aggressione, avvenuta il giorno di Pasqua:

Ed ecco le foto del locale dopo il raid dei Casamonica:




La denuncia contro i Casamonica

La mappa della mafia a Roma (Fonte: Il Sole 24 Ore, 22 agosto 2015).

Dopo la brutale aggressione e le minacce di morte, le vittime denunciano quanto loro accaduto, mai nessuno aveva compiuto un simile affronto verso i Casamonica, la ragazza disabile non sapeva chi fossero i due aggressori, il barista invece sì: i Di Silvio stanno proprio in quella via e i Casamonica poche decine di metri più in là. Venuto a conoscenza della denuncia, il clan fa intervenire un ‘pesce grosso’, Enrico, nonno dei Di Silvio, condannato per lesioni e sequestro di persona. Si reca al bar e, dopo aver ordinato un caffè, impone al barista di ritirare la denuncia, altrimenti sarà ucciso. Il locale resta chiuso per due giorni, ma la moglie del barista non vuole sottostare ad un simile ricatto, quel bar rappresenta tutto per loro, hanno speso fatica e fatto tante rinunce per aprirlo. E così il Roxy Bar del quartiere Romanina riapre e il rumeno Marian ritorna a lavorare dietro il bancone, ma fuori dal locale ci sono due ‘vedette’ che controllano a vista ogni sua mossa.

Mafia Capitale la chiamano e non a caso, Roma, la Capitale d’Italia, è realmente in mano alla Mafia: i clan si sono divisi il suo territorio su cui spadroneggiano e su cui spacciano alla luce del sole. In un recente servizio de Le Iene, intitolato “Coca Capitale“, è stato spiegato il funzionamento delle piazze di spaccio, pare che addirittura su Google Maps siano reperibili i punti in cui trovare pusher e droga. Tutto sotto gli occhi di tutti, anche delle istituzioni, che dei funerali di Casamonica del 2015 hanno affermato di non sapere nulla, possibile che siano all’oscuro anche di tutto ciò?

Quattro arresti nel clan Casamonica

I quattro esponenti del clan Casamonica responsabili dell’aggressione avvenuta il giorno di Pasqua sono stati arrestati con le accuse di lesioni, minacce e danneggiamento con l’aggravante del metodo mafioso. E così Antonio Casamonica, Alfredo, Vincenzo ed Enrico Di Silvio si trovano ora in carcere, l’arresto è avvenuto la scorsa notte. A riguardo gli inquirenti hanno dichiarato:

“Nessuna minimizzazione, nessuna sottovalutazione del caso. L’ordinanza cautelare, con la contestazione dell’aggravante del metodo mafioso a ben quattro indagati, per la prima volta a Roma, è stata eseguita in tempi non veloci ma fulminei”.

A firmare l’ordinanza di custodia cautelare è stata il gip Clementina Forleo, che nel documento ha descritto così il modo di agire dei quattro arrestati:

“Appare evidente che i Casamonica e i Di Silvio siano assurti a ‘padroni’ del territorio ove insiste il bar in questione e che l’aggressione della donna, prima, e la spedizione punitiva nei confronti del barista, con annessa devastazione del locale, dopo, abbiano costituito una rivendicazione di tale diritti. La complessiva condotta tenuta in tale circostanza costituisce una ostentazione del potere su un territorio che gli indagati considerano sottoposto al loro dominio: in altri termini, si é trattato di un modo per riaffermare il proprio potere anche per disincentivare eventuali future reazioni rendendo evidente a tutti quale trattamento sarebbe stato riservato ai soggetti che non assecondavano i loro voleri”.




Ad immortalare il momento dell’arresto ad opera della squadra mobile, c’era una troupe del programma Nemo di Rai Due: i due inviati, Nello Trocchia e Giacomo De Buono, sono stati aggrediti ed insultati dai familiari degli accusati. Una donna ha sferrato dei colpi alla telecamera di De Buono, rompendone la lampada. Altri familiari dei Casamonica hanno lanciato contro i due inviati degli oggetti, in modo da impedire loro l’avvicinamento alla residenza di Antonio Casamonica.

“Ancora un’aggressione nei confronti di una trasmissione Rai impegnata a raccontare gli sviluppi giudiziari di un grave fatto di cronaca consumato a Roma. L’azienda esprime la piena solidarietà ai colleghi aggrediti questa mattina davanti alla casa di un esponente della famiglia Casamonica e conferma il suo totale impegno a tutela di tutti coloro che lavorano per garantire al Servizio Pubblico la possibilità di essere nei luoghi dove avvengono i fatti. Nessuna intimidazione potrà mai fermare il racconto della realtà che la Rai quotidianamente offre agli italiani”.

Con queste parole, i vertici Rai nelle persone di Monica Maggioni e Mario Orfeo hanno criticato quanto accaduto agli inviati di Nemo.

Carmen Morello

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