Il noir è una branca cinematografica del classico giallo. Esso ebbe un grandissimo successo soprattutto negli Stati Uniti dell’immediato dopoguerra, con esponenti quali Fritz Lang e Billy Wilder. Questo genere non ha avuto molto seguito in Italia, ma registi come Fernando Di Leo hanno girato noir di un certo spessore.
Fu Di Leo a dirigere “I ragazzi del massacro”, film noir poco conosciuto, ma molto apprezzato dagli intenditori. La pellicola, uscita in Italia nel 1969, tratta un argomento molto spinoso all’epoca, ovvero la delinquenza giovanile. Siamo a Milano, nella scuola serale Andrea e Maria Fustagni, i cui alunni sono tutti (a parte qualche eccezione) ragazzi di strada con alle spalle alcune esperienze in riformatorio.
Nonostante il passato a dir poco turbolento dei giovani, nessuno è preparato ad una scena così disumana e cruda: la giovane insegnante Matilde Crescenzaghi è stata violentata e uccisa, e i principali sospettati sono proprio i suoi alunni, tutti ragazzi tra i tredici e i vent’anni di età. Di Leo ci mostra la figura nuda e straziata della maestra, senza avere “pietà”. La vediamo senza filtri di alcun genere: niente di strano nel 2016; un’autentica novità nel 1969.
A condurre le indagini è il commissario Duca Lamberti, interpretato con maestrìa dall’attore Pier Paolo Capponi. Lamberti è lo stereotipo del poliziotto di poche parole, che si dedica anima e corpo al suo lavoro, a volte usando la violenza. Ma il questore è stato chiaro: niente pestaggi. Il commissario, allora, aguzza l’ingegno, e durante gli interrogatori utilizza trucchetti psicologici con i ragazzi, come ad esempio far annusare loro la bottiglia di anice lattescente trovato sulla scena del crimine, con lo scopo di innescare dei ricordi.
“I ragazzi del massacro” ha tutti gli elementi del noir, anche se magari non è una pellicola raffinata come quelle statunitensi. Tuttavia, il regista ha fatto un ottimo lavoro: l’ambientazione, la psicologia dei personaggi, la musica angosciante, le atmosfere cupe, e soprattutto la qualità di non annoiare mai, anche durante scene statiche come quella degli interrogatori.
Insomma, un piccolo gioiello del noir all’italiana, piuttosto sottovalutato dai più. Da vedere assolutamente, in quanto, anche nel 2016, parla dell’argomento attualissimo della delinquenza giovanile, e di quanto la strada della riabilitazione sociale possa essere difficile anche per i più giovani.