Non sempre gli adattamenti da libro a opera cinematografica sono particolarmente felici. È una verità a cui siamo abituati. Soprattutto quando si parla di bestseller prodotti in fretta e furia come nel caso di questo La ragazza del treno.
La trama de La ragazza del treno
Il romanzo scritto da Paula Hawkins è stato un grande successo letterario l’anno passato. Il libro racconta la storia di tre donna alternando i loro tre punti di vista. Al centro del racconto c’è il personaggio di Rachel, una donna che è stata lasciata dal marito ed è diventata un’alcolista. Rachel prende lo stesso treno tutti i giorni e guarda la vita degli altri attraverso il finestrino. In particolare è attratta da Megan, una donna che vive in una splendida villa. Megan e il marito Scott sembra incarnare agli occhi di Rachel il prototipo della coppia perfetta.
La storia comincia ad incalzare quando, una sera, Megan sparisce nel nulla. Rachel si ritrova invischiata nelle indagini e deve sbrogliare una matassa in cui rientrano anche il suo ex-marito e la sua attuale moglie Anna.
Il problema dell’adattamento
Il percorso de La ragazza del treno assomiglia a quello di Gone Girl – l’amore bugiardo. Paula Hawkins sembra essersi infatti ispirata molto al romanzo bestseller di Gillian Flynn. Ricalca il genere (thriller psicologico), la trama (la sparizione di una donna) e la scelta di un narratore femminile inaffidabile.
Purtroppo Tate Tylor non è David Fincher, così come sono diverse le trasposizioni di questi romanzi. Fincher (regista di Gone Girl) dirige un’opera molto più solida e carica di ironia drammatica. Riesce, soprattutto, a valorizzare la caratteristica principale del romanzo di Flynn: il narratore inaffidabile. In Gone Girl l’ambiguità è un valore portante che traina la storia e tiene alta la tensione.
Ne La ragazza del treno Tylor ribalta questa situazione, rendendo l’ambiguità un disvalore. La prima metà del film gioca, infatti, molto sull’alcolismo di Rachel (interpretata da una sempre credibile Emily Blunt). Flynn stringe le inquadrature sui volti dei personaggi, sporca il montaggio e salta avanti e indietro sulla linea temporale. Crea una confusione disfunzionale, prendendosi quasi gioco dello spettatore e sfruttando in maniera eccessiva l’inaffidabilità della narratrice.
Questi due adattamenti tanto simili dimostrano quanto è difficile mettere mano al materiale letterario per renderlo cinematografico. Non basta trasporre, ma è necessario reinventare, utilizzando al meglio i ferri del mestiere. David Fincher è un vero maestro del genere e Gone Girl ne è l’ennesima controprova. Tate Tylor, dalla sua, ha ancora molto da imparare.
Un gran successo di pubblico
Nonostante i difetti, La ragazza del treno è stato un successo ai botteghini. Un trionfo che rispecchia principalmente la grande fama del romanzo. Ma non solo. Il grande pubblico ha anche apprezzato le buone prestazioni degli attori e l’interessante triangolo di personaggi femminili che dà vita ad una vicenda senza dubbio intrigante e passionale.
Resta però l’impressione di un’occasione mancata per un’opera letteraria interessante che avrebbe senz’altro meritato una trasposizione più valida.
articolo di Carlo D’Acquisto
un film molto bello