Grande entusiasmo per l’intervento di Salvini a Pontida, che, come il papa, ha salutato i simpatizzanti leghisti in lingue diverse. Tra folklore padano e celodurismo, però, non sono mancati momenti di tensione verso la stampa e insulti al Capo dello Stato. Un raduno, in cui, ogni anno, si toccano nuove vette di violenza.
Sotto lo slogan “La forza di essere liberi” si è svolto questa domenica 15 settembre il trentatreesimo raduno di Pontida, in cui i simpatizzanti della Lega di Matteo Salvini si incontrano e ricordano il celebre Giuramento che, secondo la tradizione, ha portato alla nascita della Lega Lombarda, unita contro Federico I Barbarossa, nel 1167.
Si tratta di un evento che unisce folklore, momenti di celodurismo e pure qualche parentesi di vilipendio al Capo dello Stato. Si svolge da anni su quello che viene definito il “sacro suolo”: nient’altro che un prato lungo la statale 342, in cui fino a qualche anno fa veniva issata la bandiera della Padania. Dopo la recente adozione della mentalità Meridione Friendly, invece ci si limita a cantare il Va’ Pensiero del povero Giuseppe Verdi e ad ascoltare gli illuminanti interventi degli ospiti, fino all’attesissimo ed esaltante discorso del segretario Salvini, arrivato verso le 10 e accolto a furor di popolo dagli 80 mila (a detta della Lega stessa) giunti da tutta Italia. Sì, da tutta tutta, pure da quella che sembra sorda agli insulti contro i terroni che ancora riecheggiano nel prato. In 80 mila, comunque, su un fazzoletto di terra grande 9 mila metri quadrati. Se la matematica non ci inganna, circa 8-9 persone per metro quadrato.
A decorare questo bucolico contesto, ovviamente sono state poste le bandiere della Lega Nord, della Lega Lombarda, alcune scritte vaneggianti su Salvini che ad esempio “libererà le Marche” e, immancabile, un’effigie del Sacro Cuore Immacolato di Maria.
L’arrivo di Matteo Salvini
Quest’anno, però, si è deciso di non far capovolgere nella tomba solo Verdi. Per l’ingresso di Matteo Salvini sul palco si è chiamato in causa pure Puccini, con la sua “Nessun dorma”. L’ex ministro ha nuovamente indossato i panni della vittima sacrificale di questo governo degli inciuci e ha affidato Renzi, Conte, Di Maio e chiunque si voglia tenere la poltrona a Maria Addolorata, santa del giorno. Ha poi sottolineato che ci sarà comunque qualche telegiornale che vorrà nascondere il grande successo della manifestazione e ha ribadito che lui risponde agli insulti con il sorriso. Il segretario ha accennato anche alle elezioni regionali umbre di domenica 27 ottobre. “Si rassegnino perché in Umbria c’è una voglia di cambiamento dopo 50 anni di sinistra e i trucchetti di palazzo non valgono nulla – ha tuonato dal palco – Ognuno è artefice del suo destino. Lascio a loro la disperazione io mio tengo la nostra voglia di costruire”.
Dal Vangelo secondo Matteo
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— nonleggerlo (@nonleggerlo) September 15, 2019
Particolare coinvolgimento ha creato anche il Momento Angelus, in cui Salvini ha affermato in varie lingue che il “popolo italiano non è schiavo di nessuno”. Nessun accenno, invece, all’episodio di qualche settimana fa. Quando con il più goffo harakiri della storia repubblicana il Capitano pensava di arrivare in ruspa a palazzo Chigi.
“Non possono scappare all’infinito, prima o poi si tornerà al voto (…). Il popolo italiano non è schiavo di nessuno, sfideremo i traditori chiusi nei palazzi. Apriamo le porte agli italiani di buona volontà che sono schifati dal tradimento di chi ha svenduto il Paese. Chiamerò i mille sindaci e i governatori per preparare l’Italia che verrà. Vogliamo una legge che dice chiaramente chi governa”.
Dall’intervento di chiusura di Matteo Salvini al raduno di Pontida, il 15 settembre 2019
Insulti a Mattarella e aggressioni alla stampa
Non sono mancati comunque momenti di tensione. I militanti più esagitati hanno rivolto parole molto dure al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, definito da più parti “mafioso”. Un insulto particolarmente forte, se si pensa alla storia familiare del presidente della Repubblica. Mattarella ha perso proprio il fratello Piersanti, assassinato da Cosa nostra durante il mandato di presidente della Regione Siciliana. Particolare apprensione hanno suscitato le reazioni alle domande del giornalista di Repubblica Antonio Nasso. Quest’ultimo è stato aggredito da un partecipante, che non ha mancato di danneggiare anche telecamera e microfono. Accolto da fischi, insulti e offese razziste anche Gad Lerner, definito “Ebreo, comunista, straccione”.
Molto gravi anche le parole che invece sono arrivate direttamente dal palco. Il deputato 31enne Vito Comencini ha dichiarato al congresso dei giovani leghisti: “Mi fa schifo chi non tiene conto del 34 per cento degli italiani”. Chiaro il riferimento a Mattarella. Un atto particolarmente grave, punibile ai sensi dell’art. 278 del codice penale. Salvini, anche in questo caso, ha però utilizzato la consueta tecnica del piede in due scarpe, definendo sbagliati i toni del deputato, ma enfatizzando la presunta scelta sbagliata di base del Capo dello Stato. E ribadendo la sua volontà di non utilizzare l’insulto.
“Qualcuno pensi ai bambini”
Grande indignazione, poi, per l’intervento dedicato alla delicata questione di Bibbiano. Sul palco non è mai stato citato il nome del Comune, ma non prendiamoci in giro. Salvini ha fatto salire sul palco una bambina “che dopo un anno è stata restituita alla mamma”. Il prato ha accolto la piccola Greta con un’ovazione, mentre il Capitano tuonava “Mai più i bambini come merce”. Sembrano lontane le giornate in cui diceva di lasciar fuori i minori dalla politica e si preoccupava della strumentalizzazione elettorale che potesse essere fatta ai danni dei suoi figli. Anche perché, nelle ultime ore, si rincorrono le voci sulla non appartenenza della bambina al gruppo dei minori del comune reggiano. Secondo le informazioni raccolte da Selvaggia Lucarelli, Greta sarebbe una bimba riaffidata a madre e padre dai servizi sociali di un comune del comasco. Tra l’altro governato dalla Lega da un decennio. Doppio scandalo, quindi, ma anche doppia attenzione e prudenza, nel trattare casi che riguardano i minori, indifferentemente rispetto alla loro residenza.
Pontida sempre più aggressiva
Un’occasione, quella del raduno di Pontida, che storicamente si è sempre distinta per attacchi serrati al nemico di turno della Lega Nord, derubricati poi a “goliardie” dei simpatizzanti, animati da un sano folklore padano. La sacralità della libertà di manifestazione del pensiero permette di radunarsi in un prato per le idee più disparate. L’aggiunta di episodi gravi di violenza, soprattutto ai danni della stampa e del presidente della repubblica, però rende ogni anno il clima di Pontida più aggressivo e preoccupante. Fomentato da chi, senza tanti giri di parole, non prende mai veramente le distanze.
Elisa Ghidini