“L’anonima fine di Radice Quadrata” è un libro scritto da Alessandro Mari e pubblicato nel 2015 da Bompiani. Sebbene i temi trattati lo ascrivano nella categoria dei libri per ragazzi, in realtà, è un romanzo adatto a tutte le età. I lettori più piccoli potranno ben immedesimarsi nei due personaggi principali del testo mentre “i più grandi”, o presunti tali, potranno rispolverare quei valori, come il rispetto e l’empatia troppo spesso dimenticati in un epoca che corre forse troppo velocemente.
Ma partiamo dalla trama. Sofia, la protagonista, è una ragazza sedicenne molto sveglia e, allo stesso tempo, molto esuberante. Coltiva diverse passioni, tra cui la gestione di in un blog nel quale racconta aneddoti pungenti sui propri compagni di classe e sugli insegnanti, a volte, affibbiando loro dei nomignoli divertenti e, a tratti, offensivi. Ed è proprio da un soprannome che parte l’intera vicenda.
Qualche anno prima, infatti, Sofia si sente rivolgere, da parte di un ragazzo suo coetaneo, un insulto per lei di difficile interpretazione: “Sei una radice quadrata senza il numero dentro!”. Sofia, però, non era solita lasciarsi intimidire e, sebbene basita dalla esternazione del compagno, non perse altro tempo per ribattezzarlo “Radice Quadrata“. L’epiteto attecchì a tal punto da non riuscire a chiamarlo altrimenti. Nel libro, infatti, non vi è menzione del suo vero nome.
Alessandro Mari, nato a Busto Arsizio, il 17 marzo 1980, è uno scrittore e traduttore italiano. Vive a Milano, dove si è laureato nel 2005 in Lingue e Letterature Straniere con una tesi sul Postmoderno e, in particolare, sul lavoro di Thomas Pynchon. Il suo romanzo d’esordio, “Troppo umana speranza, grande affresco sull’Italia risorgimentale”, vince il Premio Kihlgren e il prestigioso Premio Viareggio 2011.Nel 2013 Feltrinelli pubblica la sua terza opera narrativa “Gli alberi hanno il tuo nome”, storia di Francesco d’Assisi e di Rachele, psicoterapeuta contemporanea. Nel 2015 Bompiani pubblica, dunque, il suo romanzo “L’anonima fine di Radice Quadrata”. Nel 2016, in collaborazione con Francesca Zoni, realizza l’opera “Randagi”, edita da Rizzoli.
Radice Quadrata, a differenza di Sofia, è un ragazzo schivo e introverso. Ha l’abitudine di annotare su alcuni taccuini appunti di ogni genere, riguardanti la scuola ma anche cose stravaganti, come le persone decedute, al fine di indagare gli aspetti più significativi della loro vita.
Le coincidenze tra le nostre vite non sono coincidenze, ma ripetizioni. A volte un po’ diverse, a volte tanto diverse da sembrare un’altra cosa, ma ripetizioni della stessa storia.
Il particolare che stravolge il generale. Un giorno il professore di storia e filosofia Sortino, profondo conoscitore del romanzo “Cuore“, assegna un compito da svolgere in coppia per approfondire i valori che concorrono a delineare l’idea di eroe moderno. Colpo di scena: Sofia si ritrova, suo malgrado, al fianco di “Radice Quadrata”. Sofia resta colpita dallo spessore critico del compagno ma, ancor di più, incuriosita dalle tante stranezze che lo caratterizzano, come l’abitudine di annotare continuamente brevi pensieri sul mondo che lo circonda.
Quando ti scrivi con qualcuno, le parole sono abissali caverne dove l’eco è infinita, ma quando poi rivedi quel particolare qualcuno con cui ti sei scritta, dell’eco infinita può restare poco.
Dunque Sofia, spinta dall’estro investigativo ereditato dal nonno Karl, decide di pedinare Radice Quadrata con l’intento di conoscerlo meglio. Una svolta inaspettata. Qualche giorno prima di Natale la classe di Sofia e Radice Quadrata si reca presso il cento commerciale “Le Vele”.Durante la gita, però, accadrà qualcosa che trasformerà per sempre la vita dei due personaggi. La seconda parte dell’opera è lasciata alla curiosità dei lettori.
“L’anonima fine di Radice Quadrata” è uno di quei libri da assegnare durante le vacanze ai ragazzi delle diverse scuole. Raccoglie e sapientemente definisce tutta una serie di valori indispensabili per la vita di tutti i giorni. I due personaggi svolgono una parte che ha caratterizzato, o ancora caratterizza, la gran parte di noi. Da una parte un soggetto forte, in grado di controllare tutto e tenere a bada tutti, dall’altra, un soggetto apparentemente più debole, del quale non pare necessario indagare i sentimenti, le idee, i sogni.
Sofia inizialmente non sa quanto per lei sarà importante l’incontro con Radice Quadrata. Come un “radicando“, Sofia entrerà dentro il curioso “mondo” del suo compagno di classe e, a quel punto, dovrà fare i conti con il “ricalcolo” del suo rapporto con gli altri, ma anche con se stessa.
La scrittura di Alessandro Mari è molto scorrevole. La narrazione è in prima persona, in una chiave che si avvicina al giallo psicologico. Attraverso i pensieri, a volte provi di senso, di Sofia, la protagonista, l’autore riesce a dipingere situazioni ricchissime di sfumature. Le pagine sono cornici all’interno delle quali scorgere le stravaganti e variopinte giornate di due sedicenni. È come se il lettore fosse catapultato tra i banchi di scuola, oppure nel bel mezzo di una gita scolastica, con tutti i dubbi e i tormenti che caratterizzano l’età adolescenziale.
Una volta iniziata la lettura difficilmente si riesce a distogliere l’attenzione dai due personaggi del libro, così complessi e diversi tra loro. Il loro rapporto altalenante è fonte di riflessione sia per i lettori più giovani sia per quelli “adulti”.
Il consiglio è quello di non aspettare le vacanze estive o invernali perché un ipotetico professor Sortino vi assegni, come compito. la lettura del libro. L’opera di Alessandro Mari è un valido strumento per conoscere meglio la società di oggi e, allo stesso tempo, se stessi. Parecchi sono gli spunti di riflessione, accompagnati da altrettanti siparietti esilaranti e commoventi insieme. “L’anonima fine di Radice Quadrata” non è soltanto un libro per ragazzi ma un piccolo capolavoro letterario alla “portata di tutti”, anche degli adulti più ottusi. Mettiamo finalmente un numero dentro quella radice.
Io e Radice Quadrata eravamo come la luna e il sole, non c’è dubbio, eppure io iniziavo a riconoscere in lui qualcosa che era stato anche mio. Che ancora era mio.
Giuseppe Bua