Per tanti mesi, ogni volta che restava da sola in casa, era costretta a subire gli abusi del padre. La 14enne di Cassino, in provincia di Frosinone, ha trovato il coraggio di raccontare tutto nello svolgimento del tema in classe. L’uomo di 54 anni, dipendente dello Stato, allontanato dalla famiglia e dall’abitazione, in attesa della conclusione delle indagini e si toglie la vita.
“Scrivi una lettera a tua madre confessandole ciò che non hai il coraggio di dirle”
Questa la traccia del compito in classe che la minorenne intravede come un’occasione per rivelare quei terribili momenti di abusi in cui veniva messa in uno stato di sudditanza dal genitore. Un segreto troppo grande da tenere dentro, che da tempo non riusciva a confidare alle amiche, alla madre e, probabilmente, neanche a se stessa. Una sorta di grido disperato che l’insegnante ha immediatamente colto e senza esitare, con la complicità della dirigente scolastica dell’Istituto tecnico, si è rivolta ai carabinieri per l’apertura del caso.
Il padre su cui si sta indagando, un uomo dall’aspetto apparentemente normale e semplice, pare avesse gravi problemi economici e diverse dipendenze e ha prima tentato di negare ogni accusa poi, un’ora fa, si è suicidato impiccandosi in una chiesa. Il Gip ha valutato le dichiarazioni della ragazzina “attendibili” e si stava aspettando l’incidente probatorio nel quale la stessa avrebbe dovuto confermare quanto rivelato nel tema choc, alla presenza anche di uno psicologo.
La sorella maggiore non era stata creduta
Stando a quanto dichiarano gli inquirenti, il padre aveva già provato ad avere simili atteggiamenti con l’altra figlia 28enne diversi anni fa. La giovane non aveva riscontrato credibilità e non aveva sporto denuncia. L’uomo avrebbe in ogni caso giurato che non si sarebbero più verificati simili episodi alla moglie, madre delle ragazze, la quale, come emerge dal colloquio in questura, dichiara che da quel momento avrebbe allertato le figlie a non restare sole in casa.
È finita l’epoca della vergogna?
Che sia su un pezzo di carta, su un muro, in una canzone, non importa il mezzo che si sceglie, purchè si tiri fuori il peso di simili e altri disagi. L’uomo, di fronte alle gravi accuse, ha deciso di farla finita come una sorta ammissione e pentimento. Ma adesso, quali saranno le conseguenze psicologiche della minorenne e dell’intera famiglia legate alla vicenda? Stiamo andando sempre più verso l’estinzione dell’epoca della vergogna e del silenzio, per fortuna, e chissà se arriveremo anche all’estinzione della categoria del padre orco! E se volete aggiungere una “p” davanti, fate pure.
Claudia Marciano