Libero quotidiano: come riconoscere la puzza di m***a

Il quotidiano Libero si cimenta in un pezzo sui peti

Il quotidiano Libero in un articolo ci spiega l'odore dei nostri peti

Siamo abituati ai titoli di Libero. Sono anni, infatti, che i direttori responsabili ci deliziano con prime pagine da urlo. In tutti i sensi.

Alcuni esempi? Il 6 settembre 2017 Libero quotidiano proponeva nel taglio alto della prima pagina, dove solitamente vi è la notizia a cui si vuole dare più risalto tramite l’impaginazione, il titolo: “Dopo la miseria portano le malattie”. Proclamare un nesso indelebile tra l’immigrazione e una malattia (l’articolo si riferiva alla bambina morta di malaria a Trieste) è da considerarsi un atto razzista o quantomeno pericoloso, poiché istiga all’odio. Ma al di là delle nostre posizioni politiche o idee sociali la cosa preoccupante è che il messaggio è falso. In questo senso l’informazione viene usata solo per creare allarmismo. Specialmente in un paese dove il lettore medio non va oltre il titolo.

Un altro pezzo da 90 della scuderia del quotidiano Libero fu la prima pagina del 14 novembre 2015 dopo gli attentati parigini. L’ex direttore Maurizio Belpietro decise di aprire il giornale con due parole scritte a caratteri cubitali “BASTARDI ISLAMICI”Non serve aggiungere altro.

L’eleganza

È senz’altro prosaico addentrarci nella dimensione propagandistica e pseudo politica, ma tutti, al di là della propria posizione ed opinione possono soffermarsi sull’eleganza di questa testata. “PIU’ PATATA E MENO MIMOSA” (ebbene sì, tutto maiuscolo e strillato) è solo un esempio di queste raffinate menti. Tant’è che è nata su Facebook una pagina intitolata L’impareggiabile eleganza dei titoli di Libero. 

Non solo titoli

Per chi avesse voglia di addentrarsi negli articoli di Libero quotidiano e della sua versione online ce n’è davvero per tutti i gusti. Cominciando dall’articolo di ieri sui peti. Ovvero Perché alcuni peti puzzano invece altri no?”. Un pezzo sicuramente interessante, trattato dai massimi esperti. Infatti Libero quotidiano pare tenere molto ai vostri peti. Se mettete nel motore di ricerca di liberoquotidiano.it la parola peti, scoprirete un mondo fatto di esperti e di profonde considerazioni illuminate. Dev’essere che di puzza di me**a se ne intendono…

A parte gli scherzi…

Forse non tutti sanno che oltre alle varie accuse di disinformazione, quasi sempre passate impunite, Libero ha beneficiato di contributi pubblici per una somma pari a 40 milioni di euro. Come dichiara Pier Luca Santoro, esperto di marketing e comunicazione:

…insomma, detta in parole povere un bel giro di carte pur di spillare soldi allo Stato e dunque in ultima analisi ai contribuenti, alle persone. Aspetto che sommato ad una linea editoriale che dal caso betulla ai titoli razzisti e xenofobi rende ancor più vergognosa, se possibile, l’erogazione di fondi a favore di questa testata.

Per chi come me…

Mi concedo una piccola parentesi personale. Per chi, come me, ha pianto quando gli hanno consegnato il tesserino da giornalista, dopo l’esame orale.  Per chi, come molti giovani e meno giovani, rincorre il sogno di essere un bravo giornalista. Scrivendo gratis o per poche lire. Abboccando a proposte più o meno sincere di stage, cercando di aggiornarsi e studiare. Per chi come me fa quattro lavori per portare a casa lo stipendio di uno…




Per me questo giornale è un’offesa. Questo sistema di finanziamenti è un’offesa. Una di quelle offese che fanno quasi piangere dalla rabbia. Ma che mi fanno sentire migliore di chi titola (Libero di oggi) “Arriva la mafia Nigeriana e batte la nostra: è il colmo”. 

Marta Migliardi

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