La questione dei migranti è stata spesso oggetto di interventi a livello europeo nel disperato tentativo di ridurre i numeri vertiginosi delle vittime. Donne, uomini e non pochi bambini disposti a sfidare le acque gelide del Mar Mediterraneo, spesso vinti dalle sue onde di promesse infrante. Una diaspora necessaria per un’esistenza libera dalle atrocità di guerre vissute da chi le subisce senza conoscerne neppure il nome.
Accordo Ue-Senegal per la questione dei migranti
Sembrerebbe essere in discussione presso il governo senegalese un accodo per istaurare una collaborazione con l’Unione Europea sul caso migranti. Lo ha rivelato la commissaria europea per gli affari interni Ylva Johansson durante il summit tra Ue e Unione africana di inizio febbraio. Facendo riferimento ad una cooperazione non del tutto in linea con l’idea che questa dovrebbe evocare. L’accordo coinvolgerebbe le autorità del luogo con il contributo dell’agenzia europea Frontex, ente fondato nel 2004 per il controllo delle frontiere europee. Il quale, come ha ricordato nel discorso la stessa commissaria, si occupa attualmente di una sola missione nei Balcani e dispone di tutti i mezzi necessari per affrontare l’emergenza migratoria. In sintesi l’obiettivo dell’accordo sarebbe quello di contenere il passaggio nei confini europei dei flussi della disperazione. E’ evidente il motivo per il quale le critiche sono piovute copiose sulla proposta, nonostante il riferimento ai trafficanti le implicazioni delle misure coinvolgerebbero in prima battuta gli stessi migranti.
La Frontex non è nota per agire con mezzi pacifici, ma è autorizzata ad utilizzare la forza in caso di necessità. La quale, si può facilmente prevedere, potrebbe venire adoperata nei confronti di coloro che hanno smesso di avere paura.
La questione dei migranti
Solo un dolore più profondo del mare che ci si prepara ad attraversare giustifica un viaggio che trova nella speranza il suo baricentro. L’illusione di un futuro migliore è sufficiente a sostenere il rischio e l’incertezza oltre i propri confini. Rispetto alla guerra e alla fame al di qua delle frontiere ci si aggrappa alla promessa dell’unica, per molti anche ultima, occasione disponibile.
Il contrasto anche militare alla mobilità nella questione dei migranti non sembra essere in linea con la dignità umana, più volte rivendicata dalle autorità europee sul caso. La solidarietà internazionale e i diritti umani passano in secondo piano rispetto a interessi capitali, davanti ad una comunità sorda alle urla dei suoi membri in fuga dalle macerie di un’esistenza in rovina.
La tattica europea
Le recenti soluzioni comunitarie sollevano dubbi e incertezze. E’ mai possibile che l’unica prospettiva sia l’intervento militare nei confronti delle vittime di conflitti e miserie? A danno di coloro che rincorrono solo un sogno di libertà e un avvenire sereno per i propri figli? Percorrono una strada impervia con scelte sofferte ma obbligate, innocenti davanti al baratro delle colpe di quegli stessi esseri umani che muovono le fila del loro destino.
Cooperare implica l’attività compiuta insieme per giungere ad un fine comune che non può, non deve, essere la sola fredda e sterile repressione. I problemi non si collocano sulla linea di confine ma oltre questa dove le ostilità e i conflitti sovrastano il nucleo primario e indisponibile di umanità. In un’Europa inspirata alla pace l’uso anche solo ipotetico di forze armate rappresenta un contro senso che ci si auspica non venga accolto. La lotta ai trafficanti di esseri umani deve essere portata avanti ma sfruttando altre coordinate nell’ottica di una pace di cui si sente sempre più forte l’esigenza e la mancanza. Affinché la migrazione possa per i suoi soggetti essere scelta di una libertà ritrovata non necessità di un’indipendenza spesso solo ambita.
Sofia Margiotta
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