Il patrimonio culturale di un Paese è Storia, Cultura. Non averlo o averlo in modo parziale sgretola l’Identità del Paese. La questione delle opere sottratte durante il periodo coloniale o durante le guerre è certamente una materia di cui val la pena discutere. Ebbene, il Belgio intende restituire al Congo le opere “rubate” durante il colonialismo.
Thomas Dernine, Segretario di Stato belga per la Politica Scientifica, ha candidamente dichiarato: «Tutto ciò che è stato acquisito con la forza e la violenza in condizioni illegittime deve, in linea di principio, essere restituito. Gli oggetti che sono stati acquisiti in modo illegittimo dai nostri antenati, dai nostri nonni, bisnonni, non ci appartengono. Appartengono al popolo congolese. Il patrimonio culturale è una delle ricchezze sfruttate dalle potenze coloniali e prendere migliaia di oggetti dalle colonie priva i cittadini dell’ex colonia dell’accesso alla propria storia, cultura, creatività e spiritualità dei loro antenati».
Re Leopoldo II
Una dichiarazione importante considerando che il Congo non fu solo una colonia tradizionalmente intesa, ma divenne “proprietà privata” di Re Leopoldo II (1835-1909). Furono tanti i soprusi e le nefandezze durante il dominio belga, tanto da spingere il re Filippo dei Belgi a fornire delle pubbliche scuse. L’anno scorso, il re belga, segnando un primato nella storia del suo Paese, inviò una lettera al presidente della Repubblica Democratica del Congo, Félix Tshisekedi, dicendosi “profondamente dispiaciuto per le ferite” che la sua nazione ha inflitto al popolo congolese durante il periodo coloniale. Dopo 60 anni, sono arrivate le scuse per “ferite” che vanno dai genocidi alle impiccagioni (anche di bambini per non aver raccolto abbastanza caucciù).
Questione coloniale difficile da affrontare
La questione coloniale è un tema aperto che non ha ancora trovato risposte. Difficile chiedere scusa per i domini brutali, a distanza di decenni, quando il quadro geopolitico mondiale è completamente mutato. Più facile, restituire (almeno) beni e opere di proprietà altrui. Fare passaggi di proprietà con relativi accordi – come è avvenuto tra Belgio e Congo – rappresenta un modo innovativo di affrontare la questione: il Belgio sarebbe il primo Stato in Europa a farlo in questi termini. Infatti, alla base della restituzione vi è una cooperazione tra i due stati: la valutazione definitiva delle opere sarà realizzata da una Commissione mista belga-congolese, operativa a partire dal 2022, che deciderà beni coinvolti, tempi e modi per la restituzione.
La stima delle opere
Al momento si stimano almeno mille oggetti da ricondurre ad acquisizioni ottenute con la violenza, ma almeno 3.500 oggetti se consideriamo tutti quelli ottenuti in modo illegale. Visto che di molti andrà accertata la reale provenienza, lavoro che richiederà anni, probabilmente risulteranno tra i 2mila e i 3mila oggetti. Ma i pezzi potrebbero essere molti di più.
Il Museo belga
A ospitare le opere congolesi il Museo Reale per l’Africa Centrale di Tervuren, comune fiammingo a pochi chilometri da Bruxelles. Anche dopo la fine del dominio belga in Africa e l’indipendenza della sua colonia più grande, il Congo (Stato indipendente dal 1960), il museo ha continuato a raccontare la storia coloniale del Paese fino al 2013; rimase chiuso per 5 anni per riaprire nel 2018.
Le dichiarazioni del Presidente congolese
Per il momento il Congo non ha chiesto la restituzione delle opere ma ci fu una dichiarazione del presidente della Repubblica Democratica del Congo, Félix Tshisekedi, nel giorno dell’inaugurazione del Museo Nazionale di Kinshasa nel 2019. «Un giorno quel patrimonio dovrà tornare nel nostro Paese, ma deve essere fatto in modo organizzato e concertato con i belgi, che dovremo ringraziare per averci aiutato a mantenerlo».
La conservazione delle opere
Va evidenziato infatti un altro aspetto: la conservazione delle opere. Il Museo Nazionale congolese può ospitare solo 12mila pezzi, mentre altri 38mila sono conservati in condizioni non ottimali. «Nel Paese mancano siti di stoccaggio e personale formato», ha dichiarato il direttore del museo belga, Guido Gryssels.
Cooperazione pacifica
La Commissione servirà proprio a questo, a coordinare il trasferimento delle opere, valutare la disponibilità dei siti migliori per la conservazione, scambiarsi informazioni preziose sullo stato e le caratteristiche delle opere.
Una cooperazione positiva tra Belgio e Congo, senza rancori, che possa fungere da esempio per risolvere le questioni coloniali anche in Paesi come Olanda, Francia e Germania: che la restituzione ai legittimi proprietari di beni sottratti ingiustamente possa avvenire in pace e con collaborazione.
Marta Fresolone