Con querele bavaglio, o querele temerarie, si intendono le cause avviate verso giornalisti o testate nell’intento di fermare inchieste scomode e arginare il dissenso.
I dati in crescita preoccupano la libertà di stampa
In inglese si chiama Slapp (strategic lawsuit against public participation), e viene tradotta come “causa strategica contro la pubblica partecipazione“.
Si tratta di cause civili avviate da aziende, corporation e personaggi politici nei confronti di singoli giornalisti o intere testate.
La caratteristica principale di queste querele è che, nella maggior parte dei casi, non hanno delle basi solide e il loro solo intento è quello di intimidire e scoraggiare.
Le Slapp possono essere particolarmente rischiose per freelance e blogger che, in assenza del supporto di una redazione e di una consulenza legale, si trovano costretti a elargire ingenti somme di denaro.
Querele temerarie in Italia: un fenomeno in crescita
Le Slapp non sono una novità.
Daphne Caruana Galizia, giornalista famosa per le numerose inchieste sulla corruzione a Malta, si porta in carico 40 querele per diffamazione.
Persino dopo il suo omicidio, nel 2017, le cause non furono ritarate e diventarono responsabilità di marito e figli.
La giornalista Federica Angeli, che ha documentato gli affari mafiosi nelle zone di Roma e Ostia, ha dovuto fronteggiare ben 116 querele, oggi archiviate.
Nel corso degli ultimi mesi, le querele temerarie sono tornate al centro dell’attenzione in quello che si è configurato come un vero e proprio “caso Italia“.
Tra le ultime vicende, quella della fonte giornalistica di Report che filmò Renzi e l’agente segreto Mancini all’autogrill di Fano Romano. La donna è accusata di aver diffuso riprese ottenute in modo fraudolento, e rischia 4 anni di carcere.
In un’altra occasione, il direttore del quotidiano Domani, Stefano Feltri, e il vicedirettore Emiliano Fittipaldi, sono stati rinviati a giudizio per un articolo datato ottobre 2021, riguardante Giorgia Meloni. Il pezzo si riferisce a un’inchiesta sull’abuso d’ufficio nella compravendita di un’enorme partita di mascherine dalla Cina.
Sempre in questi giorni, il giornalista Maurizio Dianese, specializzato in inchieste sulla criminalità organizzata, si è presentato in Tribunale a rispondere di un’accusa di diffamazione.
A querelarlo, il titolare di un’azienda di Eraclea che contava tra i suoi soci uno degli imputati in un’indagine di mafia.
Di nuovo, il mese scorso, il Tribunale di Lecce ha assolto tre giornalisti accusati di diffamazione dall’ex Viceministra per lo Sviluppo Economico Teresa Bellanova. I giornalisti rischiavano 6 mesi di carcere per aver svolto un’inchiesta su una causa di lavoro intentata contro la Bellanova.
“È ora di scendere in piazza”, Articolo21 lancia l’allarme
In seguito alle ultime vicende, l’associazione Articolo21 per la libertà di manifestazione del pensiero, si è riunita per discutere il tema delle querele bavaglio.
Durante l’incontro, ilPresidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI), Giuseppe Giulietti, ha sottolineato la necessità di un intervento a livello europeo.
Non è più rinviabile portare il caso Italia all’attenzione del Parlamento Europeo, che già mantiene alta l’attenzione sul nostro Paese e sulla deriva antidemocratica nei rapporti tra politica e informazione.
Serve sottolineare oltremodo ciò che è avvenuto nelle ultime settimane
Il segretario della FNSI, Raffaele Lorusso, ha presentato alcune proposte di legge, oltre alla possibilità di manifestare in piazza.
Sono state ripresentate le proposte di legge tese a modificare l’articolo 595 del codice penale che prevedono la condanna dell’autore di querele temerarie per una quota di quanto richiesto al giornalista, oltre alle spese legali.
È stata altresì ripresentata la proposta volta a cancellare il carcere per i giornalisti, e non possiamo dimenticare che a pesare nei processi per diffamazione è anche la durata degli stessi.
Mi pare non più rinviabile una grande manifestazione di piazza
Infine, uno dei membri italiani del Sindacato Europeo dei Giornalisti (EFJ), Anna del Freo, ha riconfermato l’impegno dell’Europa nel monitoraggio della situazione italiana.
In Europa conoscono e monitorano la situazione italiana, ma dopo ciò cui stiamo assistendo nelle ultime settimane è importante ‘aggiornare’ il dossier Italia e chiedere interventi a tutela dei cronisti italiani, soprattutto di quelli che seguono la giudiziaria
Il tema è stato sollevato anche dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, Alberto Barachini, che ha illustrato le linee programmatiche del governo sul settore davanti alla commissione Cultura della Camera.
Fa parte sicuramente del mestiere del giornalista investigativo anticipare o seguire l’attività delle procure.
Allo stesso tempo c’è un tema da parte degli editori che si sono trovati ad affrontare degli oneri pesanti dal punto di vista del carico giudiziario. Si tratta comunque di un tema che va affrontato per trovare una risposta di equilibrio
Le querele bavaglio sono costituiscono un freno alla libertà di stampa e di espressione dei giornalisti, oltre che un ostacolo al diritto dei cittadini di essere informati.