Quello stupido ma rassicurante tepore del Luogo Comune
Il luogo comune semplifica, il luogo comune ci risparmia dalla fatica di riflettere e aiuta a far sì che gli idioti si spalleggino e si nascondano nell’anonimato di una maggioranza che assume sempre più le fattezze del branco.
Viviamo di luoghi comuni e anche quando dichiariamo con immotivata presunzione di non averne applichiamo il luogo comune di credere di non cadere nel luogo comune.
Gli ebrei sono tirchi, anche i genovesi sono tirchi, quindi i genovesi sono ebrei che non si fanno circoncidere solo perché loro sì che non buttano mai via niente. I napoletani sono scansafatiche, ma sanno fare il caffè e la pizza, i sardi sequestrano gente mentre inchiappetano capre, i milanesi sanno solo lavorare, anche se nei pochi momenti liberi si riproducono dando alla luce fenomeni del calibro di Salvini e il Trota … dunque non è proprio vero che si impegnano su tutto.
Ai calabresi brucia continuamente il culo perché mettono il peperoncino anche nelle falde acquifere (che per inciso non hanno), i marchigiani hanno il solo talento di transumare nel Lazio per poi diventare dopo quindici giorni i tipici romani coatti, e i siciliani sono tutti mafiosi anche se sono di un’ospitalità senza pari.
E tutto questo solo se giochiamo in casa, se guardiamo all’estero il luogo comune dilaga: i tedeschi si mettono ordinatamente in fila anche quando si trovano in un’orgia … cominciandola “ipso facto” prima. I francesi sono tutti zozzi, presuntuosi, effeminati e depravati, gli scandinavi ( lato sensu) si dividono per genere: le donne sono bellissime e sempre ingrifate, ma nonostante siano tutte irresistibili i loro algidi uomini le trattano con indifferenza e per questo sono sempre scontente e cercano l’amore latino.
I polacchi aprono solo imprese di pulizie per condomini, i romeni sono tutti criminali e Dio ha programmato i filippini esclusivamente per fare pulizie in casa, infatti sono piccoli proprio perché così possono arrivare anche negli anche negli angoli più nascosti … proprio come il Mocio. E se per sbaglio avete assunto un peruviano occhio e controllate bene, perché un avo filippino nel suo bonsai genealogico lo trovate.
Sui luoghi comuni si può giocare, ci si può divertire, ma non certo radicare una conoscenza approfondita dell’altro. Anche questo è un luogo comune, però tra tutti quelli elencati possiamo prenderlo per buono e farci alcune domande, perché ultimamente pare non solo che i luoghi comuni inizino a diventare opinioni reali ma che addirittura la propaganda politica ci marci sopra che è una bellezza.
Come e quanto la propaganda sfrutta luoghi comuni e perché lo fa, nonostante essa stessa non è tanto idiota da credere a quello che blatera e ci propina? E, soprattutto, quanti e quali danni provoca il martellamento mediatico dei luoghi comuni su noi, colpevoli quanto passive, coscienze rintronate davanti a un video?
All’ultimo quesito possiamo rispondere subito: guardiamo Adinolfi, Rondolino, Sallusti e Vespa e avremo una scioccante rivelazione della portata del danno. Noi mettiamo nelle mani di gente del genere il diritto all’informazione che è un po’ come chiedere al marito della Mussolini di andare a prendere le nostre figlie teen-ager al liceo.
A questi soggetti facciamo scrivere libri, dirigere giornali, condurre programmi, veicolare opinioni, e – ahinoi – aspettiamoci un rispolvero del plastico di Cogne dopo la scarcerazione della Franzoni. Io a Vespa fare pagare tutte le Ici arretrate!
A parte gli scherzi il danno è grave, oserei dire addirittura storico, in quanto tutta la nostra contemporaneità è veicolata e filtrata da media senza etica pilotati dalla politica e questo inquietante particolare ci vieta subdolamente di edificare un’ opinione obiettiva e personale della nostra stessa storia. Siamo un po’- con le dovute differenze – come il popolo tedesco, che nel 45’ non si rese conto di aver perso la guerra quasi fino all’ultimo momento.
Noi siamo investiti da miriadi di frammenti di notizie, sembriamo informatissimi ma in questo modo ci è negato l’arbitrio del senso critico. Non abbiamo il tempo di farci un’idea che subito un’interpretazione, una rivendicazione, un approfondimento o un dibattito imbastito in fretta e furia inquinano l’informazione nuda e cruda. La Breaking news, essere i primi e i più veloci conta più della riflessione e, forse, della verità.
Ed è a questo punto che il luogo comune fa alla perfezione il suo lavoro: se il criminale è mussulmano ed ha la pelle olivastra subito si grida al terrorista o al mostro extracomunitario, al barbaro mussulmano, se dopo un furto scopriamo che i ladri sono per 3/4 persone dell’est subito rimbalza la notizia dell’efferata e crudele banda di romeni, poco conta se il capo era un italiano o se in realtà gli stranieri erano bulgari o ungheresi, per noi i criminali dell’est sono tutti romeni. La notizia deve correre, far breccia, non conta la verità dei fatti ma l’impatto che questi ultimi devono avere su chi sta incollato alla tv.
Ed ora per avere un morbido atterraggio nel marasma dell’odio generalizzato voglio ricordare la storia di Alex Assalì, scappato dalla Siria nel 2007. Ora il signor Assalì vive in Germania e, per ringraziare il popolo tedesco che lo ha accolto, di notte si prende cura dei senzatetto tedeschi. Nelle fredde notti berlinesi prepara pasti caldi per centinaia di clochard della capitale, queste le sue parole: “Molti tedeschi mi hanno aiutato ed ora è il mio turno di dare indietro qualcosa. So cosa vuol dire non avere niente, perdere tutto, e vivere sulla strada. Capisco bene la sofferenza dei senzatetto e mi sento molto vicino a loro”. Se proprio dobbiamo scegliere dei luoghi comuni scegliamo almeno quelli sani.
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vignetta di Mauro Biani