Di Carlo Nesti
L’eventualità di un Roma-Atalanta, nella domenica di Pasqua, era stata presa seriamente in considerazione, nel caso i giallorossi avessero proseguito il cammino in Europa League.
Ciò non è avvenuto, ma resta il fatto che il posticipo serale fosse già stato ufficializzato, senza il minimo scrupolo. Sarebbe stata la terza partita pasquale negli ultimi 13 anni: Perugia-Inter nel 2004, e Reggina-Udinese nel 2009.
Don Alessio Albertini, consulente ecclesiastico nazionale del CSI, ha ricordato che quei giocatori, che a ogni gol indicano il cielo, o si fanno il segno della croce, per coerenza con se stessi, dovrebbero comunicare più frequentemente questi valori alle società.
La CEI ha replicato in chiave molto equilibrata, e cioè allargando il discorso dalla Fede al nostro modo di vivere.
Monsignor Antonino Raspanti, vescovo di Acireale, e presidente della commissione per la cultura e lo sport della Conferenza Episcopale italiana, ha detto:
“Nella vita abbiamo, in realtà, pochissimi margini di scelta. Uno di questi è come impostare il tempo. Al contrario, si va avanti come caterpillar, piallando il senso del tempo.
Non c’è più nulla, che abbia importanza. Tutto può essere schiacciato per gli interessi televisivi o pubblicitari, e dunque anche la Pasqua cristiana, e il rispetto delle tradizioni religiose.
Si è persa ogni sensibilità, e la scusa della laicità è soltanto una foglia di fico”.
Credo che questa considerazione sia la più universale, chiamando in causa la “sensibilità”. Non sono solo i cristiani a doversi indignare per certe scelte, ma pure i non cristiani.
Al di là del fatto di avere, o non avere la Fede, non siamo più padroni di noi stessi, indipendentemente dai principi, che ci dovrebbero guidare, e che vengono schiacciati del “dio denaro”. E’ una vergognosa sconfitta per tutti.