In 12mila a Bologna e in 7mila a Modena sono scesi in piazza contro la campagna elettorale che Salvini sta portando avanti nelle rispettive città. Si sono chiamati sardine perchè non vogliono abboccare alla politica dell’inimicizia che il leader del leghista, generosamente accompagnato dagli alleati del centrodestra, sta portando avanti.
Le due piazze si sono riempite a partire dall’iniziativa di quattro giovani. La manifestazione, che a Modena si è tenuta sotto la pioggia battente, si è diffusa a macchia d’olio via social. Le sardine ora puntano a prendersi anche Torino e ad inseguire tutte le prossime tappe del leader leghista. Se in un primo momento ci si era espressi dai balconi, quindi ancora nella dimensione privata dell’abitazione, ora migliaia di persone hanno ricominciato a scendere in piazza.
Il fenomeno rispecchia la nuova modalità di opposizione politica dei cittadini. In un’era in cui ogni messaggio è veicolato dal web, la battaglia del dissenso è per lo più ironica. Le sardine portano il mondo dei meme in piazza, esponendo striscioni che scherniscono Salvini e il suo partito.
La battaglia sembra tuttavia essere una battaglia senza colori. Nessuna bandiera di partito e nessun legame degli organizzatori con la sinistra italiana. Nonostante si sia insistito, nel raccontare Modena e Bologna, su come le sardine abbiano intonato Bella ciao occorre ricordare che anche questa non è una canzone di partito. Il brano è un simbolo della resistenza e quindi genericamente cantato per esprimersi contro il razzismo, le discriminazioni e l’odio.
Gli esponenti dei partiti di sinistra si sono comunque lanciati sui social in rivendicazioni improprie della piazza. Libero e La Verità hanno scritto di rapporti tra gli organizzatori e il PD. Salvini ha cavalcato l’onda postando su Facebook “Se gratti il sardino trovi il piddino”. Ma non è così.
Mattia Santori – portavoce delle sardine – ha risposto di non avere nessun legame con gli esponenti della sinistra. Ha anche dichiarato che i quotidiani che hanno scritto questo non l’hanno mai chiamato per verificare la notizia, limitandosi all’attività sul suo profilo social. Di nuovo quindi le sardine ci hanno tenuto a specificare di non avere a che fare con un nessun partito.
Questo è il grande dramma dell’Emilia Romagna: non vuole la Lega, con la sua politica dell’odio, ma non trova alternative a questa con cui schierarsi. Mentre Frattoianni, Zingaretti, la Boldrini e la Bonino elogiano chi grida di non volersi legare non ascoltano la voce sottesa a quest’urlo di dissenso.
Andrea Garreffa, tra gli organizzatori del flash mob di Bologna, ha rilasciato un‘intervista al Manifesto caricando le sardine di un messaggio ben preciso.Ha infatti dichiarato che la politica dovrebbe partire da queste 15mila persone scese in piazza senza bandiera e offrirgli un messaggio in cui credere.
Per tornare ai balconi, che hanno preceduto con la loro fertile ironia le sardine, le persone sono disposte ad esporsi solo se non ci sono bandiere. I comizi di Zingaretti, così come quelli di Renzi e quelli di Calenda – che ha addirittura dedicato la pertenza del suo movimento a Bologna – non riempiono nessuna piazza.
Visto da questa prospettiva il flash mob delle sardine è l’ennesimo allarme lanciato dalla società civile ai partiti. Tutta la politica italiana è incastrata in un vortice di populismo, odio e corruzione. Il distacco della sinistra dal ceto popolare – già visibile dall’adesione di questo a movimento di destra anche estremi – è ancora una volta richiamato.
Le sardine sono lì non solo per urlare a Salvini di andarsene ma soprattutto per dire alla sinistra di evolversi. Occorre trovare un nuovo linguaggio che sia libero da quello che si contesta e tornare ad essere credibili.
Gli stessi organizzatori trovano difficile poter dichiarare di essere all’inizio di un vero e proprio movimento. Affinché le sardine, così come i precedenti balconi, si possano trasformare in un’alternativa è necessario un passo avanti. Al dissenso bisogna poi dare una forma per essere non solo “contro” qualcosa, ma assumera una prospettiva politica attiva.
Prima di bologna battere Salvini sui numeri sembrava impossibile. La Lega ha sempre fatto leva su questi per imporsi come la forza rappresentativa del popolo, quindi di conseguenza legittimata a tutto. La massa grigia dell’elettorato emiliano è sembrata per ben due volte in maggioranza. Il vero problema dell’opposizione continua quindi ad essere quello dei contenuti.