Avrebbero causato la morte di una paziente, dissanguata dalla perforazione dell’utero durante un normale intervento di raschiamento. Per questo motivo, tre ginecologi della clinica Humanitas di Milano sono ora indagati per omicidio colposo. Per loro, il pm Mauro Clerici ha chiesto il rinvio a giudizio. L’inchiesta è partita dopo la denuncia del compagno della donna, deceduta nell’aprile del 2018.
LA RICOSTRUZIONE DEI FATTI
La vittima, una donna di 40 anni, aveva già una figlia di 4, ed era rimasta incinta per la seconda volta. Una gravidanza rivelatasi però più complicata del previsto, fino ad arrivare all’aborto precoce e spontaneo alla nona settimana. Dopo qualche giorno, la quarantenne aveva deciso di recarsi in ospedale per eseguire il raschiamento. Un’operazione apparentemente di routine, in questi casi. Ma stavolta le cose sarebbero andate diversamente.
Durante l’intervento, l’utero viene perforato, e ciò causa una copiosa emorragia. A quel punto, secondo l’accusa, i tre medici avrebbero commesso un errore fatale: quello di non asportare immediatamente l’organo, limitandosi ad eseguire una serie di trasfusioni di sangue. L’isterectomia sarebbe stata praticata soltanto in un secondo momento, quando ormai la situazione era precipitata e per la donna non c’era più niente da fare. Per questo, i familiari chiedono che venga accertata la verità.
LA VERSIONE DELLA CLINICA
La clinica Humanitas ha spiegato, in una nota, la propria versione dei fatti:
Esprimiamo il forte e sincero rammarico per quanto accaduto, nonostante tutti gli sforzi profusi. La paziente è stata sottoposta a un intervento chirurgico di natura ginecologica, durante il quale si è manifestata una seria complicanza, cui è seguita una improvvisa e inarrestabile emorragia. A nulla sono valsi gli interventi messi in atto dall’equipe chirurgica e il coinvolgimento di tutte le risorse professionali e tecnologiche dell’Humanitas.
Saranno ora i giudici a dover valutare la correttezza o meno dell’operato dei tre medici. L’udienza preliminare è stata fissata per il prossimo 10 dicembre.
DINO CARDARELLI