Quanto è grande la Via Lattea? Molto più di quanto credessimo. Lo ha dimostrato uno studio coordinato dall’astrofisica Alis Deason della Durham University (UK).
Ciò che sapevamo fino ad oggi
Fino a non molto tempo fa si ipotizzava che il diametro maggiore della galassia a spirale che abitiamo potesse essere di 200.000 anni luce.
Già l’anno scorso però, grazie al telescopio spaziale Gaia – il cui compito è quello di misurare con estrema precisione caratteristiche e distanze di milioni di stelle – si è capito che alcune di esse si trovano anche a 130.000 anni luce dal centro galattico. Che tradotto significa che la Via Lattea avrebbe un diametro di almeno 260.000 anni luce.
Ma la Via Lattea non termina dove finiscono le stelle. Gas, materia oscura e la stessa influenza gravitazionale ci dicono che i confini devono essere ben più distanti. Ma quanto?
L’importanza della materia oscura
Gli studiosi della Durham University si sono soffermati principalmente sullo studio della materia oscura (quella cioè di cui non siamo ancora riusciti a definire le caratteristiche). La cui esistenza è dimostrata dal fatto che i moti delle stelle che si trovano ai bordi del disco galattico sono molto più veloci di ciò che dovrebbe essere se l’azione gravitazionale della Galassia fosse indotta solamente dalla materia ordinaria e visibile.
Del resto, come affermato dalla stessa Deason:
“Solo ipotizzando la presenza di “materia oscura” si spiega perché le stelle che si trovano ai confini della Via Lattea rimangono gravitazionalmente legate ad essa”.
Lo studio
La studiosa ed i suoi collaboratori hanno condotto elaborate simulazioni sulle possibili dimensioni degli aloni di materia oscura. Sia attorno alla nostra galassia che attorno ad altre del Gruppo Locale, un piccolo gruppo di galassie che comprende anche la Via Lattea all’interno di una sfera di circa 9,8 milioni di anni luce.
In particolare si sono concentrati sulla Via Lattea e su Andromeda (la galassia M31), con la quale ci scontreremo tra 4,5 miliardi di anni. Ora distano l’una dall’altra circa 2,5 milioni di anni luce e sono abbastanza vicine da interagire gravitazionalmente.
Utilizzando diverse simulazioni, i ricercatori hanno modellato l’alone di materia oscura delle due galassie in modo tale da spiegare il moto delle stelle più lontane ed anche il movimento delle galassie nane che ruotano attorno alla Via Lattea e Andromeda. Proprio questo ha permesso di definire l’effettiva area di influenza della prima.
Ciò che è emerso è che il confine si trovi a 1,9 milioni di anni luce. Cioè ben sette volte le dimensioni finora ipotizzate.
Come afferma Deason:
“Quanto ottenuto potrà essere ancor più affinato se ci si dedicherà in modo specifico alla reale distribuzione della materia oscura attorno alle galassie. E applicato alla galassie più vicine a noi, ossia a quelle del Gruppo Locale, potrà spiegare meglio gli effetti reciproci tra le diverse galassie”.
Anna Gaia Cavallo