Quanto deve essere elevato il tasso di occupazione?

www.absolutroma.com

Un elevato tasso di occupazione è uno degli obiettivi della politica monetaria.

Un’ alta disoccupazione, infatti, causa da una parte condizioni di povertà nelle famiglie e dall’altra una perdita di produzione nelle aziende e di dimunizione del PIL.

Ma quanto dovrebbe essere elevato il tasso di occupazione?

Una situazione di piena occupazione non significa che il tasso di disoccupazione sia pari a zero.

Esiste, infatti, per prima cosa un tipo di disoccupazione  frizionale, che è dovuta alle ricerche dei lavoratori e delle aziende per trovare le accoppiate adatte.

In secondo luogo, vi è una disoccupazione strutturale, ovvero un disallineamento fra i requisiti professionali e le capacità effettive dei lavoratori.

Si dovrebbe, quindi, mirare a raggiungere una situazione di piena occupazione, in cui domanda e offerta di lavoro si equivalgono. Questo è quello che viene chiamato tasso di disoccupazione naturale, che dovrebbe aggirarsi tra il 5 e il 6% (anche se questo livello è soggetto a diverse oscillazioni).

Eurostat ha stimato 22.159 milioni di disoccupati a novembre 2015 all’interno dell’ Unione Europea e fra questi 16.924 milioni nell’Eurozona.

Il tasso di disoccupazione destagionalizzato nell’Eurozona era del 10,5 % nel novembre 2015,  in discesa  rispetto all’11,5 % del novembre 2014. Nell’ UE dei 28 Stati membri era del 9,1 % nel novembre 2015,  quindi inferiore al 10% del novembre  2014.

Guardando la situazione dei singoli Stati, il tasso più basso è stato registrato in Germania (4,5%), seguita dalla Repubblica Ceca (4,6%) e da Malta (5,1%), mentre il più alto in Grecia (24,6% nel settembre 2015) e in Spagna (21,4%).

In Italia, rispetto al novembre 2014, il tasso di disoccupazione  è passato dal 13,1% al 11,3% del novembre 2015.

Nel nostro Paese il tasso di occupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni è solo del 15,1%, contro il 28% della Francia, il 43,8% della Germania, il 48,8% del Regno Unito e il 17,7% della Spagna.

Il Mise sottolinea che l’Italia

«sconta una crisi più lunga e più dura che altrove. La ripresa, che nella maggior parte degli Stati membri Ue è partita e si è consolidata dal 2009, in Italia si è manifestata compiutamente solo tra il 2014 e il 2015».

 

 

 

Exit mobile version