Ma quanto ci piace la televisione del dolore
Conoscete quelle persone che senza chiedere prendono decisioni anche per te? Chi non le ha incontrate? Quelle che in nome della giustizia e dell’onestà, e con estremo senso del sacrificio, si immolano e decidono anche per le vite altrui, quelle che dicono quella frase straordinaria, e cioè: “lo faccio per il tuo bene”? Certo che li conoscete! Non facciamo gli gnorri! E ammettiamo che quella mefitica frase l’abbiamo pronunciata anche noi per poi vergognarci come cani… non facciamo gli ipocriti! Ebbene, a meno che non si tratti di caritatevoli trentratreenni palestinesi pronti a dare la vita o di principi indiani illuminati che scelgono l’ obesità spirituale di loro sponte per portare l’illuminazione del mondo, evitateli!
Anche la tv generalista fa tante cose per il “nostro bene”, nella sua immensa sete di “verità” e “in nome del “sacrosanto diritto di cronaca” ci mette davanti alla cruda realtà della provincia italiana.
La televisione ci mostra senza filtri per giorni e giorni – e ad ogni ora del giorno – ammazzamenti, corna finite a “schifìo”, omicidi, parricidi, fratricidi, matricidi, tragedie familiari e adulterine di ogni ordine e grado; tutte violenze consumate tra il salotto e il tinello di quel grigio e cementizio topos dell’orrore, immerso in quella pericolosa giungla d’erba tagliata e scivoli di plastica, che si trova al di là dei torbidi cancelli delle villette.
Se crepi o ti squartano in un condominio sono pochi punti: fa meno audience, puoi sempre esser schioppato per una fuga di gas mentre – contemporaneamente – usavi l’asciugacapelli acceso e facevi un pediluvio, o puoi esser caduto sull’affettatrice mentre tagliavi il culatello… no! Il condominio è poca cosa … è la villetta l’orripilante dimora del pernicioso per eccellenza! Perché la villetta richiama tanto l’oscura – e tanto desolata quanto isolata – provincia americana, dove nei film splatter c’è sempre una setta di agricoltori strafatti di essenza al cetriolo che sacrifica la sprovveduta e ignara famigliola di città – che ha avuto la sfiga nera di bucare una gomma all’inferno – per ingraziarsi un palo della luce posseduto da cugino di secondo grado di satana durante il raccolto delle arachidi.
Anche quest’anno l’osservatorio di Pavia ci dice che siamo sempre più un popolo di torbidi e assidui guardoni della cronaca nera. Onestamente qualche sentore di tale tendenza – ad esempio quando ci fermiamo in autostrada per vedere gli incidenti e facciamo foto a gente che annega senza chiamare i soccorsi – già lo avevamo, ma i numeri fanno paura: lo spazio che le televisioni dedicano alla cronaca nera è immenso, supera le 130 ore mensili, ed è seguitissimo: una vera manna per l’audience, fa una pippa anche alla reunion di Albano e Romina a capodanno! Ma chi ca**o sono i Led Zeppelin!
Siamo bombardati dal torbido e ci piace! Amiamo esser posseduti da Barbare D’Urso che trasfigurano e lacrimano gocce di uranio impoverito, da incartapecorite presentatrici Rai che accolgono in un salotto dell’orrore di prima mattina giornalai gossippari, inquietanti criminologi narcisi, psicopranoterapeuti sensitivi col potere di far lievitare a dismisura cazzate via etere e opinionisti, in evidente stato di alterazione mentale, pronti a prendere a morsi il vicino perché pronuncia la seguente frase: “lasciamo fare agli inquirenti!”
Fra tutti questi “tristi affamati” di laido voglio spezzare però una lancia a favore degli inviati davanti alle villette. Questi poveri disgraziati e disgraziate che stanno per giorni e giorni senza mai muoversi davanti a un citofono, pronti a intervistare anche il cane dei vicini; secondo me per contratto sono costretti a pisciare in una lattina di Fanta gentilmente offerta dalla rete. Delle vere vittime che sicuramente si beccheranno più vaffanc**o che euro per un lavoraccio più triste della faccia di Sallusti. Questi poveri inviati sono al freddo e al gelo mentre in studio e al calduccio una D’Urso in pausa – e ormai narcolettica – tenta di illuminare lo sgabuzzino delle scope col solo potere del cerone.
Giorni e giorni di diretta, centinaia di ore di dibattito serrato di fior fiori di esperti della beata cippa, per poi sentirsi sempre dire dopo anni dal vicino dell’assassino: “Non so che dirvi: a me sembrava tanto una brava persona.”