29 Febbraio. Ogni 4 anni, questo “giorno in più” fa capolino nel nostro calendario. Ma perché esiste l’anno bisestile? Chi lo ha inventato?
Una questione….di resto
Il calendario civile, quello uniformemente utilizzato, come tutti sappiamo è composto da 365 giorni. Ma c’è un problema…la terra per compiere un giro completo intorno al sole impiega per l’esattezza 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 45 secondi. La matematica è presto fatta…le sei ore che ogni anno avanzano da questo calcolo vengono raggruppate per formare ogni 4 anni 24 ore in più: in sostanza, quello che avanza da quest’opera di bilanciamento è il 366esimo giorno caratteristico del’anno bisestile.
Dall’antica Roma tra storia e tradizione
Chi pensa che questo escamotage sia frutto dell’epoca moderna resterà sorpreso. L’anno bisestile, e la tradizione ad esso legata, arriva direttamente dall’antica Roma. Dopo vari tentativi non riusciti, il primo a far coincidere con successo l’anno civile con quello solare fu Gulio Cesare. Il condottiero e console romano nella sua riforma del calendario stabilì che il 24 Febbraio, per gli antichi romani “il sesto giorno prima delle calende di Marzo” ( le calende identificavano il primo giorno del mese) durante gli anni bisestili dovesse durare 48 ore invece delle canoniche 24. Proprio da questa “doppia” giornata al “sesto” giorno prima delle calende deriva il termine latino «Bisextus», in italiano, appunto, “bisestile”.
Da quest’epoca storica deriva anche la tradizione dell’anno bisestile portatore di sventure. Febbraio infatti a Roma era considerato il mese dedicato ai defunti. Un periodo non esattamente gioioso…da li la leggenda dell””anno bisesto, anno funesto” che permane tutt’ora
Il 29 Febbraio e il calendario gregoriano
Per avere una giornata appositamente dedicata, il 29 Febbraio, bisogna aspettare il Medioevo e il calendario gregoriano in vigore a partire dal 1582 , quando venne stabilita l’attuale organizzazione.
Papa Gregorio XIII si accorse infatti di un’altra problematica. Nel calendario giuliano, l’anno bisestile veniva applicato per gli anni che fossero divisibili per 4. Pur con la giornata in più, con questo metodo avanzava ancora ogni anno qualche minuto rispetto al calendario solare, che però ad ampia scala procurava un netto ritardo.
Questa inesattezza si trasformò in problema quando, con il passare dei secoli, ci si rese conto che l’equinozio di primavera, stabilito come punto di riferimento per il calcolo della data della Pasqua, avveniva con un ritardo di 10 giorni dal reale evento astronomico.
Per azzerare il divario, nel 1582 si stabilì di “saltare ” le giornate dal 5 all’11 Ottobre. Mentre per evitare che si ripresentasse lo stesso problema in futuro, venne stabilito che il primo anno del secolo (1900, 2000, etc.) fosse bisestile solo se divisibile per quattrocento. Per gli anni non secolari continua invece a valere la regola della giornata in più se sono divisibili per quattro.
Dopo aver meglio analizzato la storia di questa particolare giornata, non resta altro che augurare un buon 29 Febbraio a tutti!
Beatrice Canzedda