La proposta di legge in condominio tra Richetti e M5S e in via di approvazione introduce elementi inquietanti di destrutturazione del sistema previdenziale. Quello dei vitalizi è palesemente un alibi per far passare un progetto ben più articolato di ricalcolo delle pensioni erogate.
I vitalizi sono già calcolati con il contributivo dal 2012 e danno diritto alla pensione quando viene maturata l’età pensionabile. La legge Richetti impone il ricalcolo dei vitalizi maturati in precedenza con il metodo contributivo, e non solo. Propone il ricalcolo anche per i vitalizi maturati prima del 1995 anno in cui è stato introdotto il calcolo contributivo delle pensioni.
Quindi non solo ha effetto retroattivo, ma trasforma in contributivo il calcolo dei vitalizi maturati con il sistema retributivo. Tutto senza la riforma dell’articolo 38 della Costituzione utilizzata come richiamo per distogliere dalla reale portata della legge Richetti. È questa la legge che apre alla possibilità di ricalcolo delle pensioni erogate con il sistema retributivo, altro che leggi costituzionali.
La furia sanfedista di PD e soci tutta protesa a ricostruire un verginità politica capace di nascondere l’insipienza progettuale delle forze politiche, trasforma questa vicenda in una battaglia di equità. È vero che si rischia di apparire difensori dei vitalizi, ma la difesa è del principio dei diritti acquisiti contro la retroattività strumentale delle leggi. L’obiettivo è ben più corposo e non ha niente a che vedere con moralizzazione e lotta ai privilegi.
Ma qual è il grosso risparmio realizzato con questa legge? 740 milioni in dieci anni, vale a dire lo 0.0002 % della spesa pubblica. Un’inezia persino ridicola se non servisse a nascondere le vere intenzioni del governo. Non a caso la Ragioneria dello Stato con il suo rapporto rilancia l’allarme sulla tenuta del sistema previdenziale, mentre Boeri impazza tra debito implicito e caccia ai pensionati che scappano all’estero. L’accerchiamento al sistema previdenziale pubblico è un processo complesso che ha natura strategica, la difesa del diritto alla pensione deve diventare un percorso di lotte sociali.
Cgil Cisl Uil portano avanti i loro incontri segreti con il governo farneticando sulla pensione di garanzia per i giovani ai quali non si riesce a dare un reddito sociale minimo, avendo in animo la logica affaristica dell’APE sociale o meno e soprattutto della previdenza complementare riaprendo la caccia al tfr che i lavoratori non vogliono cedere. Il primo ottobre è la giornata internazionale di lotta dei pensionati, organizziamo la nostra presenza nell’ambito delle iniziative di mobilitazione.