“La nostra è un’epoca essenzialmente tragica, perciò ci rifiutiamo di viverla tragicamente.”
D. H. Lawrence
Guardate i loro occhi: sapete dire di che colore sono? Hanno il colore della delusione. Sì, la delusione ha un suo colore. Quello dei vostri silenzi, delle vostre omertà, della polvere che sollevate con le vostre fughe. Il colore grigio, cupo, quello della nebbia che pesa sulla giornata che inizia a fatica. Il colore ingiallito delle vostre stanze in cui praticate il vostro potere, in cui non riuscite mai a trovare il tempo per risolvere questioni importanti. Realmente importanti. Il colore del fuoco, con cui vorreste bruciare, eliminare le prove della loro lealtà, della loro onestà, della loro lucidità. E quelle delle vostre omissioni, delle vostre bugie, dei vostri nascondigli.
Guardate, guardate quegli occhi: brillano. Non è il fumo proveniente dalle vostre sterili discussioni e vuote dispute a provocare quel bruciore agli occhi. Sono le lacrime che non hanno versato, quelle trattenute e costrette a star lì, prova della loro Umanità ferita ma non uccisa. Umiliata ma non vinta. Scoraggiata ma non eliminata. Sono prova di un cinismo di cui hanno deciso di vestirsi: un cinismo pieno di passione che indossano ogni giorno, senza cedere alle vostre proposte frivole ed insensate.
Li avete guardati i loro occhi? Li avete osservati per bene? O siete scappati prima che questi vi puntassero, prima che vi penetrassero, prima che vi paralizzassero sulle vostre deboli gambe? Avete visto, o anche solo immaginato, quanti sogni custodiscono ed in che modo, con che forza, lo fanno? Neanche cavandoli, riuscireste ad eliminarli. Perché il colore nero delle notti in cui li avete condannati a star svegli, il bianco dei fogli che hanno riempito delle vostre menzogne e delle loro verità, il rosso del sangue che hanno sentito avvelenarsi nelle vene a causa vostra, questi colori, vivi, sono i colori che la Storia non dimentica, che la Storia ama e racconta e difende. A dispetto delle vostre condanne, delle vostre costrizioni e delle vostre privazioni.
Guardate le loro mani: indovinereste mai il loro mestiere? Il loro palmo è segnato dai calli del fabbricatore. Fabbricano speranze, loro, e sogni e ideali. Soffrono il freddo, gonfiano con il caldo, ma non smettono di lavorare. In qualsiasi stagione, loro faticano, costruiscono. Potete accarezzarle, se volete. Sono ruvide, le loro mani, hanno rughe perché hanno stretto: verità, possibilità, soluzioni. E sono ruvide, perché con la stessa energia, si sono aperte: in nome della Libertà e della Condivisione in cui credono.
Sì, sono molto diverse le loro mani dalle vostre: le vostre sono rilassate, protette, nascoste in tasche così profonde da poter contenere i sassi che non avete ancora lanciato. Le vostre mani, al massimo, sono allenate nel fare i conti, nel puntare l’indice, nel ruotare tutte le altre dita in una perversa coreografia.
Stringete, stringete quelle mani nelle vostre. Sono tozze? È probabile. Sono piene di rabbia. Di sentimento. Di risentimento. Sono sazie, non hanno rimorsi e non hanno rimpianti. Sono sazie di vita vissuta, accarezzata, stretta fino a sentir male. Conoscono il peso della testa che tante volte hanno dovuto sorreggere, riconoscono il battito del cuore che infinte volte hanno monitorato con la paura di sentirlo esplodere, amano e godono di ciò che la vita offre. Ma le vostre mani non comprendono, perché sono distratte da altro, piene di altro, sazie e sempre affamate di altro. Pulsano di invidia, le vostre mani: effimero, debole e vuoto è ciò per cui le fate lavorare, gesticolano al ritmo di parole ripetute senza responsabilità, senza prudenza, senza coscienza.
Le avete analizzate le loro mani? Avete misurato il loro calore, calcolata la loro larghezza, intuite le loro capacità? Nemmeno tramite mutilazione riuscireste ad annullare i loro progetti, affievolirne la caparbietà, alienare il desiderio delle loro mani, il loro bisogno, il loro senso del dovere e la loro consapevolezza del diritto di costruire, costruire, costruire. Non case e ponti, aeroporti e strade, edifici abusivi e inutili. Costruire un futuro in cui ciascuno potrà realizzarsi e potrà urlare i suoi sogni senza esser deriso. Un futuro in cui l’onestà e la giustizia e la coerenza, non corrisponderanno ad eccezioni. Un futuro vissuto da Persone che guarderanno quegli occhi vivi, perché saranno vivi sempre e per sempre, stringeranno quelle mani, sapendo che sono appartenute a Uomini e Donne che non si sono arresi ed arrese. Che non hanno offerto pane a stomachi sempre affamati, che non hanno alimentato corpi maligni, che non hanno riscosso denaro o potere o successo a spese di altri.
Uomini e Donne che hanno sacrificato passione e talento pur di celebrare la verità. Che hanno riconosciuto la menzogna e cercato di distruggerla. Che hanno pianto, ma non troppo: affinché i loro occhi non fossero gonfi a tal punto da non riuscire a seguire la nuova strada.
Uomini e Donne che dell’Onestà hanno fatto parole, melodia, le hanno dato forma, le hanno dato vita, che ne hanno fatto la loro stessa vita.
Guardate verso di loro. Un’altra volta. Un ultimo istante. Prima di fuggire, come avete imparato a fare bene.
Ripartendo per una nuova fuga, però, pensate al fatto, curioso, di non esser stati esortati a guardare le loro gambe. Perché? Perché le loro gambe sono già dove andrete voi, vi precedono perché prevedono i vostri passi, conoscono le vostre mete, azzardano la scorciatoia che sceglierete. E non sbagliano mai.
Perché è la verità a guidarli. A sorreggerli. A rafforzarli. E a offrir loro validi motivi per non vivere tragicamente, in un’epoca che voi avete reso così triste, così grigia, così persa, così tragica.
Deborah Biasco