Qualcuno era comunista, diceva Giorgio Gaber. Qualcuno , invece diceva ‘Ti voglio bene Berlinguer’ , così poi, continuava Gaber dicendo : qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona. Chissà cosa avrebbe detto Mr G oggi, provando ad immaginare, forse avrebbe detto che la libertà è partecipazione. Qualcuno, avrebbe storto il naso ricordando che il Referendum, è la forma di democrazia più partecipativa esistente, e probabilmente quel qualcuno avrebbe senz’altro ragione: Solo che se mia nonna deve decidere sulla “variante di valico Barberino Roncobilaccio”, ha effettivamente qualche difficoltà. Anche perché è di Venezia. Per fortuna deve dire solo si se vuol dire no, e no se vuol dire sì. Avrebbe risposto sicuramente Gaber.
Qualche giorno fa, qualcuno, che una volta tutti conoscevamo con il nome di Roberto Benigni, in un video su Repubblica TV , ha spiegato le ragioni per le quali ha deciso di votare Sì al referendum di ottobre. Si tratta di una decisa virata, un improvviso dietrofront, visto che Benigni, si era schierato da subito per il No. Cosa ha fatto cambiare idea a Benigni? Lui spiega nel video, che nell’articolo 138 della stessa costituzione si paventa la possibilità di , qualora i cambiamenti della società lo ritenessero opportuno, di mettere mano alla carta per “adeguarla” e renderla più moderna. Non i primi dodici articoli, precisa Benigni, ma gli altri si. D’altronde, continua Benigni, la costituzione è un paradiso, ma potrebbe diventare un inferno se poi uno è costretto a rispettarla rigidamente, senza avere nemmeno la libertà di poterla cambiare. Con il cuore mi verrebbe di votare No, con la mente Si, questo ha aggiunto Benigni. Non entriamo nel merito di questa dichiarazione che appare un pò come un paradosso, ma concentriamoci sulle conseguenze delle sue dichiarazioni, che inutile dirlo, hanno sollevato un vespaio di polemiche. Il primo a sollevare polemica ed ad accusare Benigni di tradimento, è il premio Nobel Dario Fo, che ha accusato Benigni di essere un traditore e di essersi fatto lusingare dal potere, in un intervista all’Huffington : “Guardi, la questione non è votare questo o quello, ma lasciarsi andare alla deriva. C’è qualcosa del ‘dare e avere’. Non c’è dubbio che questa posizione favorisce il governo e il potere. Sarà ripagato. Però mi stupisce terribilmente”. Come era prevedibile, ci sono andati giù pesanti un po tutti, oltre all’amico Dario Fo sconvolto da questo smacco inaspettato, anche perché lo stesso Benigni ha bollato la riforma come pasticciata. Il senatore Malan, per esempio, ha dichiarato : La Rai fa coincidere la sconcertante conversione di Roberto Benigni dal No al Sì sulla riforma Renzi della Costituzione, con la nuova messa in onda del suo show di ben quattro anni fa. Questo ci fa temere che il palinsesto della Rai da qui al referendum decisivo per la democrazia italiana sarà ricco di scherzetti di questo tipo”. Segue Gasparri che da Twitter gli da del Mercenario e così via tutto il centrodestra.
La rabbia è che, mentre il centrodestra recita la parte dell’opposizione a questa riforma, alla quale loro stessi hanno dato il via, e che avrebbero fatto se Berlusconi non si fosse invischiato talmente tanto in affari sporchi. Adesso la riforma voluta da Licio Gelli, e che il suo figliol prodigo non è riuscita a fare, la stanno facendo i ” buoni”, quelli che si sono sempre opposti e hanno difeso la carta a spada tratta. Un paradosso, una contraddizione incredibile, così come lo è che chi ha sempre difeso certi valori come Benigni, adesso si trovi dall’altra parte come se nulla fosse. Ecco perché in questo paese assurdo, non ci sono più punti di riferimento, bandiere e nessuno più irriducibile come Totti con la Roma. Tutto è alla deriva come dice Dario Fo. E siamo come diceva Gaber:Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di quarant’anni di governi viscidi e ruffiani.
Qualcuno era comunista perché piazza Fontana, Brescia, la stazione di Bologna, l’Italicus, Ustica, eccetera, eccetera, eccetera.
Qualcuno era comunista perché chi era contro era comunista.
Qualcuno era comunista perché non sopportava più quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia.
Qualcuno credeva di essere comunista e forse era qualcos’altro.
Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana.
Qualcuno era comunista perché pensava di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri.
Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo, perché era disposto a cambiare ogni giorno, perché sentiva la necessità di una morale diversa, perché forse era solo una forza, un volo, un sogno, era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.
Qualcuno era comunista perché con accanto questo slancio ognuno era come più di se stesso, era come due persone in una. Da una parte la personale fatica quotidiana e dall’altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita.
No, niente rimpianti. Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare, come dei gabbiani ipotetici.
E ora? Anche ora ci si sente come in due: da una parte l’uomo inserito che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana e dall’altra il gabbiano, senza più neanche l’intenzione del volo, perché ormai il sogno si è rattrappito.
Due miserie in un corpo solo.