Tra meno di due mesi nella capitale francese si terranno le Olimpiadi di Parigi 2024. La città, tra critiche della popolazione locale e ritardi dei lavori, si prepara per accogliere le squadre nazionali e i milioni di turisti e spettatori attesi.
Il rovescio della medaglia si sta però verificando già da mesi: nella città sono infatti in atto sgomberi da parte della gendarmerie di case occupate e campi abitanti soprattutto da migranti e richiedenti asilo che non possono permettersi un’abitazione.
Numerose associazioni si sono unite nel collettivo Le revers de la médaille per denunciare le azioni delle autorità francesi definite come “pulizia sociale”.
Sgomberi di migranti e “pulizia sociale” nelle strade
Alcune associazioni francesi hanno definito proprio come “pulizia sociale” ciò che il governo centrale e le forze di polizia stanno attuando da mesi nella capitale francese che ospiterà le Olimpiadi 2024. I senzatetto accampati per le strade parigine e coloro che occupano alcune case abbandonate nella cintura periferica della città, sono infatti sgomberati sistematicamente spesso per essere trasferiti in altre città francesi presso alcuni centri regionali istituiti in maniera temporanea per accogliere gli sfollati provenienti dalla capitale. Questi centri si trovano in dieci diverse città francesi, come Bordeaux, Tolosa e Marsiglia, alcune a centinaia di chilometri dalla capitale.
In primavera era stato approvato un piano che invitava i senzatetto, in gran parte richiedenti asilo, ad allontanarsi volontariamente dalla capitale per recarsi in queste strutture che hanno però un periodo di ospitalità massima di tre settimane. Dopo il primo periodo di accoglienza, le strutture dovrebbero orientare gli sgomberati dall’Île-de-France verso strutture di supporto nella nuova regione: questo non tiene però conto del fatto che queste persone sarebbero forzate a rincominciare dal principio un processo di inserimento nella nuova realtà. Nonostante la loro situazione sia precaria a Parigi, molti hanno creato reti di supporto in città, altri hanno trovato lavoro nella capitale e numerosi migranti e senzatetto sono richiedenti asilo in attesa che la loro domanda venga elaborata.
Il caso che ha avuto più risonanza mediatica è stato probabilmente quello di Vitry-sur-Seine, nella periferia sud-est di Parigi, dove a metà aprile è stato sgomberato il più grande squat di tutta la Francia, un edificio che ospitava circa 450 migranti per la maggior parte richiedenti asilo e rifugiati.
Mentre il governo francese ha dichiarato che gli sgomberi non sono legati alle Olimpiadi ma fanno parte di un piano per alleggerire il sistema di accoglienza parigino, attivisti, attiviste e associazioni solidali francesi hanno denunciato questi interventi sostenendo che siano solo un’operazione “estetica” per liberare la città da migranti e senzatetto, cercando di nascondere queste marginalità agli occhi dei turisti attesi per i Giochi Olimpici.
Seine-Saint-Denis, gli sgomberi e la problematica degli hotel
La zona più colpita dagli sgomberi è però quella di Seine-Saint-Denis, nella fascia periferica a nord di Parigi, il dipartimento più povero di tutta la Francia, dove sorgerà il Villaggio olimpico che ospiterà atleti e nazionali tra luglio e agosto 2024. Questa zona, secondo un rapporto risalente al 2021 dell’autorità per l’edilizia abitativa, ha il maggior numero di occupazioni abusive e baraccopoli informali di tutto il Paese, abitate da richiedenti asilo e comunità Rom.
Ancora una volta a pagare pegno sono le marginalità e le persone in situazione precaria, all’interno di un piano di gentrificazione che tiene poco conto delle necessità della popolazione delle banlieue, con le strutture del Villaggio olimpico che hanno già eroso gran parte delle aree verdi della zona.
Secondo un’inchiesta portata avanti da Reuters, sono circa 60 i campi e gli edifici occupati sgomberati dalla polizia francese nel 2023, dato sottostimato secondo attivisti e associazioni. La Prefettura ha confermato di averne sgomberati 35, comunque già quasi il doppio dei 19 sgomberati nel 2022, comportamento che avvalla ancora di più la denuncia degli attivisti che sostengono che questa “pulizia pubblica” sarebbe fatta solo per mostrare un volto scintillante ma falso della capitale francese.
Un’altra problematica collegata alle imminenti Olimpiadi è quella degli hotel: molte di queste strutture negli anni avevano messo a disposizione alcuni alloggi da usare come strutture di emergenza per persone in difficoltà, alcune per poche notti mentre altre erano lasciate a famiglie e casi più fragili per periodi estremamente lunghi. In vista dell’afflusso di turisti, già dall’anno scorso molte strutture avevano dichiarato che non avrebbero più messo a disposizione le proprie stanze, allontanando persone ospitate da anni.
Le revers de la médaille: il collettivo che denuncia la “pulizia sociale” in vista dei Giochi olimpici
Tutto ciò avviene in un contesto già prima delle Olimpiadi estremamente precario, caratterizzato da un sistema di accoglienza insufficiente. Per questo motivo e per denunciare la “pulizia sociale” in vista dei Giochi Olimpici, circa ottanta associazioni si sono unite per creare il collettivo Le revers de la médaille. Il collettivo ha pubblicato a inizio giugno un rapporto interassociativo intitolato “Circolare, non c’è niente da vedere: un anno di pulizia sociale prima dei giochi olimpici e paraolimpici 2024”. Nel rapporto, oltre a presentare la situazione precaria dell’accoglienza parigina, il collettivo mostra come le politiche attuate per i Giochi Olimpici siano votate a “cacciare gli indesiderabili” e ad acuire ancora di più la precarietà dei migranti e delle persone che abitano in strada.
“Immaginiamo che io sia un richiedente asilo afghano in fuga dalla dittatura talebana. Arrivo a Parigi, ma un giorno un autobus arriva al mio campo e mi porta via. Purtroppo, se non rientro nei giusti criteri amministrativi, potrei finire in una regione dove ci sono molte meno organizzazioni di supporto per l’assistenza medica, sociale o legale e, alla fine, sarò costretto a tornare a Parigi”.
Questo l’esempio fatto da Paul Alazy, coordinatore di Médecins du Monde e portavoce del collettivo che chiede la creazione di altri 7mila posti per l’accoglienza contro i 200 annunciati dalle autorità.
“Queste politiche erano già in atto, ma le Olimpiadi hanno accelerato le cose. C’è una spinta a creare quella che chiamano una “città pulita”, e a fare un lavoro di “persecuzione e pulizia”, secondo le parole del ministro degli Interni. Sappiamo che questo si rivolge anche a gruppi di persone che il governo considera indesiderabili”
Ha così denunciato sempre Paul Alazy.
La domanda che il collettivo pone alle autorità francesi, ai futuri turisti e alla comunità internazionale campeggia all’inizio del sito del collettivo: “la fête olympique peut-elle être joyeuse et populaire si pendant les Jeux, des milliers de personnes, dont des familles et des enfants, dorment chaque soir dans la rue?”, ovvero “la festa olimpica può essere gioiosa e popolare se durante i Giochi migliaia di persone, tra cui famiglie e bambini, dormono ogni sera per strada?”.
Ciò che emerge è che questi Giochi olimpici hanno sicuramente un rovescio della medaglia. E a pagarne le conseguenze, come sempre, sono le marginalità, costrette a spostarsi per lasciare spazio alla bellezza di una città che vuole mostrarsi pronta per questa festa trionfale dimenticandosi di tutti coloro che non hanno il privilegio di poterne fare parte.