Provenza: progetti edilizi sospesi per 5 anni per carenza d’acqua

progetti edilizi sospesi

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Progetti edilizi sospesi per 5 anni in Provenza: autorità locali costrette a prendere una decisione storica per la grave carenza d’acqua.

Progetti edilizi sospesi per 5 anni in Provenza: la decisione, presa durante un incontro organizzato nella città di Fayence presso La Régie de l’Eau, interessa 9 comuni. L’inverno appena trascorso lascia significativi strascichi di un problema che sarà centrale nei prossimi anni, ma che già oggi è attuale: la siccità. Sin dalla notte dei tempi, le civiltà erano solite considerare le calamità, i disastri naturali e la mancanza di pioggia, come forme diverse di una stessa causa: una punizione divina. Immediatamente conseguivano sacrifici, danze rituali e comportamenti collettivi più rispettosi della volontà degli dèi. Sebbene di certo oggi non basterebbe, la minaccia celeste potrebbe essere un ottimo incentivo a cambiare attitudine di fronte ai cambiamenti climatici.

L’inverno francese: il più secco dal 1959

La decisione presa a Fayence rappresenta una diretta conseguenza degli effetti del cambiamento climatico. Sicuramente, purtroppo, non l’ultima. L’inverno francese appena trascorso è stato il più secco dal 1959. Nell’anno corrente, anche il Regno Unito, la Spagna e l’Italia hanno registrato dati preoccupanti, stabilendo nuovi record di siccità. A febbraio nella regione francese delle Lande, centinaia di agricoltori hanno preventivamente manifestato per rivendicare le loro quote sul prelievo di acqua e la costruzione di bacini di stoccaggio. Secondo le stime degli esperti, nelle zone della Provenza interessate dalla decisione non poteva essere garantito l’approvigionamento minimo d’acqua. I potenziali nuovi acquirenti delle abitazioni che avrebbero dovuto essere costruite in quei territori hanno così evitato di perdere ingenti investimenti. Ecco la vera ragione dei progetti edilizi sospesi.



In futuro si combatterà per l’acqua?

Nel 2019 un rapporto Unesco riportava come circa 2 miliardi di persone non avessero accesso all’acqua potabile. Secondo una previsione del Dipartimento per gli affari economici e sociali delle Nazioni Unite, entro il 2025, due terzi della popoplazione mondiale si troverà in una condizione definita di “stress idrico”. La costante crescita della domanda di acqua, non è dovuta soltanto alla peggiore siccità degli ultimi settant’anni, ma anche e soprattutto a fattori come gli sprechi, l’aumento della popolazione mondiale e l’utilizzo di grandi quantitativi a livello industriale. La siccità che nel 2017 colpì l’Africa e il Medio Oriente comportò la migrazione di circa 20 milioni persone, scatenando una delle più gravi crisi umanitarie dall’ultima guerra mondiale a oggi.

In futuro si combatterà per l’acqua? In realtà si combatte già oggi in molte zone del mondo. Negli ultimi vent’anni, l’Unesco registra circa 360 conflitti per quello che viene definito “oro blu”. Purtroppo i dati sono in costante aumento e il recente peggioramento della situazione climatica mondiale è purtroppo scoraggiante.

Israele: modello da seguire (solo in parte)

È fondamentale combattere il cambiamento climatico sia nel piccolo, adottando comportamenti più rispettosi dell’ambiente, sia nel macrocosmo industriale dei grandi agenti inquinanti. Allo stesso tempo è importante trovare soluzioni, anche palliative, per tentare di riparare le conseguenze dell’inquinamento che già sono tangibili come la siccità.

Guardando al di fuori dei confini, un modello da seguire anche in Europa potrebbe essere Israele. Lo stato ebraico ha dovuto attrezzarsi per fronteggiare la carenza d’acqua di un territorio in lunga parte coperto da terre desertiche e aride. A tale scopo: ha utilizzato l’86% delle acque reflue per il settore agricolo, ridotto gli sprechi con l’irrigazione a goccia e, soprattutto, ha costruito impianti di desalinizzazione. Questi ultimi si basano su tecniche di “osmosi inversa” che hanno un minor impatto ambientale e consentono di ottenere acqua potabile.

Questi impianti devono essere un concreto modello cui ispirarsi anche in altre parti del globo, evitando che l’acqua diventi un bene su cui lucrare e, contestualmente, un’arma con cui soggiogare popolazioni intere, come già in alcuni luoghi avviene. Da questo punto di vista Israele è ifatti un esempio da non seguire, in quanto approfitta dei propri rifornimenti idrici, per negare a circa duecentomila palestinesi l’accesso all’acqua corrente.

I Progetti edili sospesi per la siccità: effetto collaterale di un disastro globale

I Progetti edili sospesi in Provenza sono una conseguenza soltanto collaterale del disastro climatico in atto, ma, al contempo, rappresentano per l’Europa, uno dei primi tangibili effetti dell’inquinamento. Invece, per quanto grave, lo scioglimento dei ghiacciai è troppo distante dalle nostre coscienze, come notizie venute da lontano che appaiono irreali, echi confusi e sbiaditi dalla troppa strada percorsa. Questa notizia proveniente dalla Francia non deve restare nell’anonimato, ma risuonare come avvertimento, mostrando la situazione allarmante che dietro essa si cela.

Visti i dati di questo inverno, anche l’Italia ha ragione di preoccuparsi. La siccità è infatti approdata sul suolo europeo, non in qualità di migrante da accogliere, ma come un’offensiva figlia di calamità artificiali, contro cui è necessario contrattaccare con le giuste armi. Per Meloni non sarà facile scacciare quest’ospite indesiderato quando si affaccerà sulle nostre sponde, non basterà chiudere i porti o lasciare che affondi al largo.

Raffaele Maria De Bellis

 

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