Proteste in Iran: ce ne parla l’Associazione Giovani Iraniani

Credits: Mana Neyestani

Noi di Ultima Voce ci siamo occupati delle recenti manifestazioni in Iran, parlandone e scrivendo quanto più o meno veniva riportato anche dalle maggiori testate internazionali. Abbiamo anche posto l’attenzione sulla ragazza di Enghelab, arrestata per essersi tolta il velo in una delle principali strade di Teheran. Enghelab vuol dire, appunto, rivoluzione. Quando per tutti i media le proteste erano ormai concluse, noi ne siamo rimasti perplessi. Era troppo presto e una troppo facile conclusione. Così abbiamo deciso di scavare, andare a fondo a questa storia e farcela raccontare da chi potesse avere notizie di prima mano, da riportarci senza filtri e senza bandiere. Non è stato un facile lavoro di ricerca, per arrivare ad avere un contatto buono, disposto a parlare, ci è voluto qualche giorno. Fortunatamente, in nostro soccorso è venuta l’Associazione Giovani Iraniani in Italia. Grazie a loro e alle fonti di NCIR siamo riusciti a fare un po’ di chiarezza su quello che davvero rappresentano le proteste in Iran.




 

Era già da diversi mesi prima delle proteste (quelle venute all’attenzione dei media, ndr) che i lavoratori statali, gli insegnanti, operai e famiglie truffate dalle banche associate al gruppo militari dei pasdaran scendevano ogni giorno in strada a protestare in molte città iraniane. La scintilla o meglio il pretesto che ha scatenato le rivolte è stato il rincaro dei generi alimentari di prima necessità. 

Questa problematica ha portato in strada nelle proteste il ceto popolare di piu’ basso rango (l’esercito degli affamati come viene chiamato all’interno del paese). Una volta che la popolazione si è riunita per le strade di tutto l’Iran la protesta ha preso un aspetto politico; il popolo rivendicava la propria libertà esprimendosi nettamente contrario alla repubblica islamica, chiedendo il rovesciamento di questa dittatura fascista clericale.




I primi slogan sono stati “no al rincaro dei prezzi”, ma dopo le prime ore di protesta in tutte le città del paese la popolazione gridava : “morte al dittatore”, “morte a Rouhani”,  “morte a Khamenei” , “non vogliamo la repubblica islamica, vogliamo la repubblica dell’Iran”, “moderati, conservatori, i giochi sono finiti”, “Khamenei sparisci, lascia libero questo popolo”, “né Gaza né Libano né Siria, la mia vita è per l’Iran” (questo slogan contro il finanziamento dei gruppi terroristici come Hamas, hezbollah ,governo di Assad da parte del regime iraniano), e molti altri slogan simili che chiedevano in genere il rovesciamento del regime e la libertà del popolo iraniano.

Assolutamente si! È stata proprio un’azione del governo iraniano per distorcere le visioni internazionali. A confermare ciò è il fatto che appunto nei giorni in cui i social media erano filtrati e censurati, e le reti internet bloccate, gli unici video che arrivavano in mano ai media erano appunto quelli che riportavano la visione di queste manifestazioni organizzate dal regime; dove per avere partecipazione a queste manifestazioni le guardie del regime dittatoriale si recavano nelle scuole per reclutare giovani che vi partecipassero forzatamente. Appunto vi sono dei video che mostrano questi giovani di ritorno da queste manifestazioni truccate che urlano morte a Rouhani morte a Khamenei.

Proteste in Iran
Credits: Paolo Lombardi




 

Questo è stato appunto solo un escamotage del regime che vuole addossare le colpe di queste proteste e far figurare il tutto come se la popolazione non sia contraria alla Repubblica islamica ma solamente ad una politica riformista o conservatrice. Tale escamotage viene appunto confutato dagli slogan della popolazione in protesta che dice “moderati, conservatori, i vostri giochi sono finiti”.

I manifestanti sono stati arrestati per eresia, e accusati di guerra contro Dio, in quanto hanno sostenuto slogan conto “il leader spirituale” Ali Khamenei. I manifestanti sono scesi in strada in delle manifestazioni pacifiche, quando le guardie oppressive del regime hanno visto la velocità di propagazione di queste proteste e hanno iniziato con degli arresti arbitrari. Pima d’ora non era mai capitato che tali proteste si diffondessero così velocemente in piu’ di 134 città iraniane, e questo ha spaventato enormemente il regime portandoli a questi arresti arbitrari di piu’ di 8000 manifestanti nelle prime 2 settimane. Di questi 8000 molti sono spariti e il 90% è sotto i 25 anni. Sempre nelle prime due settimane vi sono stati almeno 50 morti tra i manifestanti per mano del corpo militare basij del regime. Tuttora è in corso una campagna internazionale, con #FreeAllProtesters , per richiedere ai governi democratici, alle associazioni dei diritti umani e agli organi internazionali di fare pressione al governo iraniano per il rilascio dei manifestanti arrestati ingiustamente e per salvare le loro vite in pericolo sotto le torture degli aguzzini del regime.

Solo alcuni dei corpi dei manifestanti sono stati riconsegnati alle famiglie, sostenendo che i loro cari si fossero tolti la vita nelle prigioni quando realmente avevano perso la vita sotto le più atroci torture da parte degli aguzzini del regime, inoltre le loro famiglie sono state minacciate dalle guardie del governo e a loro è stato intimato di non contattare i media e di non fare funerali pubblici.

La maggior parte dei corpi sono stati semplicemente lasciati di fronte le case dei cari e alcuni ritrovati in dei fiumi o nelle campagne vicine alle abitazioni.

La ragazza si chiama Vida Movahed, di 31 anni, ed ha una figlia di 19 mesi. Vida a Tehran in Enghelab street si è tolta il velo in protesta contro il velo obbligatorio, è stata arrestata la prima volta e rilasciata nello stesso giorno, dopo alcuni giorni è stata nuovamente arrestata e attualmente nessuno sa in quale carcere si trovi.

È in corso una campagna, #WhereIsShe, seguita anche da Amnesty International.

(Alcune ore dopo questa intervista, Vida Movahed è stata scarcerata, ndr)

Le proteste non si sono assolutamente concluse, ma a causa delle azioni delle forze repressive tali proteste proseguono con le centinaia di proteste dei lavoratori, delle famiglie truffate dalle banche affiliate ai pasdaran, attraverso i numerosi scioperi degli operai delle aziende.

Le milizie del regime cercano di non far radunare i manifestanti per alcuna ragione nelle ore notturne, ma proprio durante la notte sui muri delle città in protesta si leggono graffiti che riportano gli slogan che si sentono durante le proteste. Attualmente ogni protesta che si viene a creare si trasforma in un conflitto dopo che le guardie repressive aprono il fuoco sui manifestanti per domare le proteste.

I primi giorni sulle folle lanciavano lacrimogeni per disperdere le folle, usavano proiettili di gomma e gruppi in moto per domare meglio le proteste. Dopo i primi giorni vedendo la crescita rapida delle proteste hanno iniziato ad aprire il fuoco e con gli arresti arbitrari sulla folla disarmata, che di conseguenza ha risposto come poteva con pietre e altri mezzi a disposizione per le strade. In seguito la popolazione ha risposto alle misure reperssive attaccando le camionette dei pasdaran e le unità in moto dando poi fuoco ai loro mezzi;  si è proseguito con l’attacco diretto alle caserme e ai palazzi di giustizia chiedendo il rovesciamento del regime fascista teocratico.

Sosteniamo pienamente tali campagne, e la liberà delle donne. Condanniamo in genere la discriminazione della donna, e come vediamo ogni giorno in prima linea nelle proteste iraniane ci sono appunto le donne iraniane che rivendicano oltre al diritto di poter decidere se portare o meno il velo, i diritti principali dell’uomo, rivendicano la loro libertà di espressione e condannano il regime iraniano che opprime da più di 40 anni il popolo iraniano, chiedendo semplicemente un governo secolare laico e la fine delle torture e della pena di morte.

 

Credits: #charliecomics

 

Aggiungiamo che proprio ieri, almeno altre 4 donne si sono tolte il velo in Enghelab street e ribadiamo ancora che le proteste sono tutt’altro che concluse. Proprio nella scorsa notte ci sono giunte immagini da diverse città iraniane dove il popolo continua la sua battaglia. Il regime ne sta uscendo ferito e, chissà, forse gli iraniani torneranno ad essere finalmente democraticamente liberi. Ma non parliamo di Primavera iraniana, ché di quelle arabe nessuna ha portato alla democrazia.

Fonte: Twitter

 

Lorena Bellano

Exit mobile version