Proteste in Albania. Ragazzo ucciso dalla polizia durante il coprifuoco

Proteste in Albania

Scontri e proteste in Albania. Il ministro degli interni si è dimesso dopo la morte di Klodian Rreshja.

La rabbia è esplosa per le strade di Tirana a poche ore dalla morte di un ragazzo ucciso dalla polizia. Centinaia di manifestanti sono scesi in piazza nella serata del 9 dicembre, quando è avvenuto il fatto, ma le proteste sono proseguite senza sosta. Il malcontento continua a salire per le vie della capitale, mentre anche gli alberi di natale vengono dati alle fiamme. Sembra che le proteste in Albania siano nate spontaneamente da giovani che non avevano mai partecipato ad una manifestazione. La sera del 9 dicembre, quando hanno saputo dell’ennesimo abuso della polizia contro un ragazzo di 25 anni che non aveva rispettato il coprifuoco imposto alle 22 molti giovani non hanno esitato a riversarsi per le strade.



Il ministro degli interni Sander Lleshaj dichiara le dimissioni

La vittima dell’episodio, che ha acceso le rivolte nelle principali città albanesi, si chiama Klodian Rreshja. Il ragazzo è stato freddato dalla polizia con due colpi da arma da fuoco per non essersi fermato al controllo del coprifuoco. Gli agenti coinvolti sono stati subito sospesi in attesa del processo. Nei giorni seguenti, i manifestanti, attraverso i principali social network, si sono dati appuntamento sotto la sede del governo per chiedere giustizia. Il ministro dell’interno Sander Lleshaj ha annunciato le sue dimissioni a seguito della piega che stavano prendendo gli ultimi scontri.

Le richieste di migliaia di manifestanti sotto la sede del governo

In pochi giorni le proteste in Albania si sono allargate e diffuse in altre città. A Scutari, migliaia di persone sono scese in piazza manifestando il proprio dissenso prendendo di mira anche le sedi del partito socialista del premier Edi Rama. Le richieste dei manifestanti rispondono ai bisogni di un paese in preda ad una crisi economica generata dall’emergenza covid. La pandemia ha messo in ginocchio il paese e non si vede un orizzonte chiaro per frenare la terza ondata e promuovere la ripartenza.

L’opposizione, in vista delle elezioni previste per aprile del prossimo anno, potrebbe tornare a cavalcare le proteste, come del resto è avvenuto nei precedenti anni strumentalizzando il malcontaneto di giovani manifestanti.

Valerio Caccavale

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