Nelle ultime ore, dopo i risultati delle elezioni in Venezuela, la capitale Caracas sta diventando teatro di violenti scontri tra manifestanti e polizia a causa delle proteste contro Maduro. Il Presidente venezuelano è stato da poche ore riconfermato al suo incarico per il terzo mandato, mentre l’opposizione accusa un broglio dei voti. Le proteste contro Maduro si sono infiammate dal momento dell’annuncio della vittoria: almeno sette persone, secondo le notizie, sarebbero morte negli scontri con la polizia, in cui si è fatto uso anche di gas lacrimogeni per debilitare una folla fuori controllo.
Mobilitazione delle forze dell’ordine
A seguito delle elezioni presidenziali in Venezuela, conclusesi con la rielezione di Nicolás Maduro, il governo ha prontamente schierato polizia ed esercito nelle strade, già in allerta per ciò a cui le proteste contro Maduro potessero portare. Dotati di cannoni ad acqua, le forze dell’ordine hanno militarizzato il centro di Caracas per impedire ai manifestanti, che chiedevano le dimissioni di Maduro, di raggiungere il palazzo presidenziale.
La dura risposta delle forze dell’ordine nei confronti dei manifestanti si è concretizzata dopo poche ore: i media locali hanno riferito che ci sono stati almeno sette morti in tutto il Venezuela, a causa delle proteste contro Maduro. Molti sono gli studenti uccisi – in età comprese tra i 15 e i 30 anni -, a causa di colpi di arma da fuoco. Tra gli agenti delle forze dell’ordine si contano invece almeno 23 persone ferite.
Esplosione delle proteste contro Maduro
Lunedì sera, migliaia di persone si sono radunate per protestare contro i risultati delle elezioni, che secondo il governo hanno confermato la vittoria di Maduro. Le proteste contro Maduro si sono concentrate a Caracas, dove le autorità hanno cercato di disperdere i manifestanti utilizzando lacrimogeni e proiettili di gomma. Secondo l’Observatorio Venezolano de Conflictividad Social, ci sono state 187 proteste in 20 stati, con 46 arresti segnalati.
Le proteste contro Maduro e la sua proclamazione alla presidenza, avvenuta lo scorso 29 luglio, si sono intensificate in tutto il paese. A Maracay, nello stato di Aragua, è stata segnalata la prima vittima delle manifestazioni. Nel frattempo, a Caracas, le milizie chaviste si sono concentrate intorno al palazzo presidenziale Miraflores, pronte a difendere Maduro. La procura nazionale ha annunciato il divieto delle proteste e ha minacciato pene severe per gli arrestati, accusandoli di “incitamento all’odio”.
Reazioni nazionali, internazionali e diplomatiche
Diversi governi internazionali, tra cui Stati Uniti, Unione Europea e numerosi paesi sudamericani, hanno espresso dubbi sulla trasparenza delle elezioni e hanno richiesto una verifica indipendente dei risultati, con la presenza di osservatori internazionali indipendenti in qualità di garanti. A questa richiesta congiunta si sono uniti anche il Brasile e la Colombia. In risposta, il governo venezuelano ha ritirato il personale diplomatico dalle ambasciate di questi paesi e ha interrotto le relazioni diplomatiche con Argentina, Perù, Costa Rica, Cile, Panama, Uruguay e Repubblica Dominicana.
Anche a livello interno, il partito dell’opposizione ha immediatamente contestato l’esito delle elezioni, sottolineando un’importante probabilità di broglio elettorale e falsificazione dei voti. Inoltre, uno dei più grandi oppositori di Maduro all’opposizione, Edmundo González Urrutia, ha contestato i risultati ufficiali, sostenendo di aver ottenuto il 73,2% dei voti. Questo significa che González ha ricevuto 6,27 milioni di voti contro i 2,7 milioni dell’attuale presidente.
González e la leader dell’opposizione María Corina Machado hanno invitato i loro sostenitori a radunarsi pacificamente. Machado ha dichiarato di avere le prove matematiche della vittoria dell’opposizione, basate sulle ricevute del voto elettronico, e ha promesso di renderle disponibili online per permettere ai cittadini di verificare i propri voti.
Richieste di verifica e pressioni internazionali
La ong americana Carter Center ha chiesto al Consiglio elettorale venezuelano di pubblicare immediatamente i risultati dettagliati a livello di seggi. La vittoria di Maduro è stata riconosciuta dai suoi alleati regionali e internazionali, tra cui Cuba, Nicaragua, Bolivia, Russia, Cina, Iran e Siria. La tensione in Venezuela continua a crescere mentre l’opposizione promette di far valere le proprie ragioni e di dimostrare l’effettiva vittoria di González.
Le proteste contro Maduro sono il sintomo di un paese in forte precarietà, dopo una storia di longeva e grande ricchezza a livello continentale. Attualmente sotto le sanzioni degli Stati Uniti, il Venezuela sta conoscendo, ormai dal 2018, una delle più grandi crisi economiche, con il drastico crollo del PIL, e il totale fallimento del sistema sanitario e scolastico.