Proteste a Napoli contro la chiusura. L’annuncio di ieri del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ha scosso gli animi di tutta la regione: un nuovo lockdown, per non vedere i carri armati con le bare per le strade. Gli animi si sono subito scaldati: se tanti commentavano le dirette del politico con minacce e con promesse di rivolte, qualcuno lo ha fatto davvero.
Napoli, chi ha protestato e perché
La protesta, organizzata sui social, era partita da Largo San Giovanni Maggiore, dove si trova l’Univeristà Orientale, ed era diretta a Palazzo Santa Lucia, sede della Regione Campania.
Non faceva parte delle proteste, pacifiche, dei commercianti, che si sono tenute nella stessa Napoli e a Salerno.
Dall’Orientale sono partiti un migliaio di giovani: in particolar modo antagonisti di Forza Nuova alla ricerca dello scontro con la polizia, che a Palazzo Santa Lucia si è presentata in tenuta antisommossa.
Successivamente si è aggiunto, al primo gruppo, un altro migliaio di persone, direttamente a Santa Lucia, dove è stata incendiata una barricata di cassonetti.
La situazione, tesissima sin dall’inizio, è subito degenerata. Cori contro De Luca, poi bottiglie di vetro lanciate contro la polizia, a cui sono seguiti petardi e bombe carta.
I carabinieri hanno cercato di allontanare i protestanti con l’uso di fumogeni.
È importante segnalare che nelle proteste a Napoli sono stati aggrediti sia un giornalista di SkyTg24, spinto contro un’auto, che un militare, ferito gravemente dopo essere stato accerchiato e pestato sul lungomare.
Le proteste a Napoli, conseguenze di una crisi sociale
Descrivere Napoli ad una persona che non ci vive non è facile. Si rischia di cadere negli stereotipi, nelle frasi fatte e nei pregiudizi. Ciò che è accaduto questa notte nelle strade di Napoli è il risultato di una crisi sociale già in atto da tempo.
Innanzitutto, una delle cause principali è da cercare nella strategia comunicativa del Presidente della Regione, pesante e paternalistica. De Luca non ha puntato sulla responsabilizzazione del cittadino, ma ha adottato un pugno di ferro con ordinanze sempre più restrittive. Basti pensare che De Luca ha annunciato il lockdown totale ancor prima dell’inizio dell’ordinanza sul coprifuoco notturno.
Se i decreti di Conte mantengono, seppur blandamente, una certa gradualità, questo è mancato in Campania. Si è passati dalla chiusura delle scuole al lockdown totale nel giro di una settimana e mezza. Ciò non può non influire sul morale e sul consenso nella popolazione, spiegando in parte le proteste a Napoli.
Un’altra considerazione da fare è il timore di un nuovo lockdown dal punto di vista economico e sociale. Napoli vive molto di ristorazione e turismo, categorie che più di altre hanno sofferto durante il lockdown. Per quanto i lavoratori della movida che non hanno rispettato i protocolli siano stati tanti, ce ne sono stati anche di responsabili che ora si trovano a chiudere dopo i sacrifici della riapertura.
Oltre ai lavoratori della movida, sono tantissime le categorie colpite, dalle partite IVA agli artigiani. Il timore di essere lasciati soli, di non ricevere i sussidi necessari e gli aiuti da Stato e Regione, si fa sempre più concreto. Altre persone che hanno sofferto durante il lockdown sono stati i lavoratori in nero. È innegabile che il lavoro in nero sia un problema molto presente in Italia, soprattutto nel Sud. Se sono lavoratori invisibili, sono persone ben visibili e presenti nel tessuto sociale. Il lavoro in nero è sbagliato e mai giustificabile, ma non si può semplicemente ignorare questo problema sperando che svanisca.
La violenza degli antagonisti e le conseguenze per la Campania
È impossibile negare la presenza, maggioritaria, di antagonisti presenti lì per aizzare la folla contro la polizia. Il movimento di estrema destra Forza Nuova, infatti, ha appoggiato pubblicamente la manifestazione con un tweet del leader Roberto Fiore.
È notizia di questa mattina l’arresto di due persone, nel quartiere Vasto, per le proteste a Napoli di ieri sera.
Sono due 32enni, con precedenti per spaccio e porto d’armi improprio, arrestati dalla Digos questa mattina per violenza e resistenza a pubblico ufficiale.
Una protesta che partiva da basi legittime è diventato il pretesto per i neofascisti di sfogare la loro violenza, che è il loro modo di approcciarsi al mondo. Coloro che hanno perso, questa notte, sono Napoli e la democrazia.
Riguardo alle proteste, il questore di Napoli ha dichiarato:
“Abbiamo assistito a veri e propri comportamenti criminali verso le forze dell’ordine. Nessuna condizione di disagio, per quanto umanamente comprensibile, può in alcun modo giustificare la violenza.”
La speranza, ora, è che il governatore De Luca capisca che non c’è bisogno di un tono paternalistico e violento, dei lanciafiamme, in una situazione in cui l’equilibrio sociale è già a rischio. Questa strategia comunicativa porta solo danni alla società.
Dall’altra parte, ci si augura seri provvedimenti da parte dell’autorità giudiziaria nei confronti di questi neofascisti, che cercano di distruggere la democrazia a colpi di urla e violenza.
C’è bisogno di più responsabilità da parte di tutti, perchè Napoli e la Campania meritano meglio di così.
Giulia Terralavoro