Dall’indagine del CREA emerge una sostanziale disinformazione sulle proteine alternative alla carne. Per il 52% degli Italiani è impossibile avere una dieta bilanciata senza l’apporto animale.
Una maggiore sensibilità nei confronti dell’ambiente è tangibile da parte del popolo italiano, tuttavia, la strada verso un’alimentazione sostenibile è ancora lunga. Da un lato la mancanza di informazione e dall’altro il peso degli interessi economici coinvolti, trovare una strategia condivisa per promuovere il consumo di proteine alternative alla carne è una sfida complessa.
Lo studio
Pubblicato su Nutrients, descrive l’indagine fatta dal CREA e ha voluto analizzare la questione da più aspetti, affinché si ottenesse un quadro il più possibile completo sulle nostre scelte alimentari. Infatti, come sottolineato anche dal centro di ricerca, l’aumento della popolazione mondiale avrà un impatto sensibile sull’emissione dei gas serra, sul consumo del suolo e dell’acqua, rendendo dunque l’intervento quanto mai urgente.
I risultati
Il campione di intervistati conta 815 adulti, scelti su base volontaria, i quali hanno espresso le loro preferenze tramite la compilazione di un questionario online. In merito alla conoscenza del concetto di sostenibilità ambientale, è emerso che il 45% della popolazione non ha alcuna consapevolezza di quanto determinate abitudini alimentari negative possano influire sull’ambiente. Ad esempio, molte persone ammettono di non sapere perché la produzione intensiva di animali da macello sia così pericolosa per il pianeta e/o sottovalutano la correlazione tra sprechi alimentari e sostenibilità.
Aria di cambiamento
Dai dati si evince anche una certa propositività ad adottare nuove scelte alimentari e, soprattutto, una maggiore disponibilità verso un incremento del consumo di frutta e verdura, piuttosto che della riduzione del consumo di carne. Inoltre una percentuale importante, il 41%, sottolinea di non essere particolarmente disposta a pagare di più per comprare cibo sostenibile.
Il rapporto con le proteine alternative alla carne
Tra le proteine alternative alla carne emerge una sostanziale preferenza per i legumi (84%), le uova (82%) e il pesce (77%). Invece, rimane un generale scetticismo verso i nuovi alimenti come gli insetti e i loro derivati, sebbene i dati mostrino una discrepanza generazionale. Infatti, le nuove generazioni con un reddito alto mostrano un atteggiamento più propositivo verso questi cibi, a differenza delle persone più anziane.
Cosa significa per gli Italiani la carne?
Per il 56% degli intervistati, soprattutto le persone più grandi di età, la produzione animale e di latticini influisce sull’ambiente molto meno della deforestazione e dell’emissione dei gas di scarico. Tale dato è un elemento fondamentale per attuare quanto prima delle campagne di sensibilizzazione sul tema, con l’obiettivo di informare correttamente i consumatori.
Chi non rinuncia alla carne si giustifica anche sostenendo la sua essenzialità per una dieta completa (52%) ed equilibrata (36%), mentre il 28% degli intervistati non ritiene le proteine vegetali come una valida alternativa. Anche in questo caso traspare una certa mancanza di informazione, motivo per cui le persone rimangono scettiche al cambiamento.
L’aspetto socio-demografico
Alcuni studi dimostrano una diversa propensione al consumo di carne tra l’uomo e la donna, la quale tendenzialmente rinuncia con più facilità e manifesta un maggiore interesse verso la questione della sostenibilità. L’indagine ha cercato di comprendere anche se i bambini potessero in qualche modo influenzare le scelte alimentari. In effetti, la loro presenza in età inferiore agli 11 anni rende più riluttanti i genitori ad essere o diventare sostenibili, poiché considerano la carne un elemento importante per la crescita.
Punti di forza e limiti
L’approccio adottato per questo studio ha permesso di individuare un campione di intervistati realisticamente rappresentativo della popolazione italiana in riferimento alla zona di residenza, la fascia di età, il genere e il livello di istruzione. Tuttavia, l’aver preferito una somministrazione esclusivamente online del questionario, ha automaticamente escluso dal campione tutte le persone non in grado di utilizzare un dispositivo informatico. Infatti, il numero di anziani inclusi è stato basso e dunque non significativo per procedere con una effettiva valutazione della categoria.
La conoscenza del cibo è bassissima. Meno del 35% degli italiani sa la differenza fra grano tenero e grano duro, ma più del 60 sa cos’è l’Abs. Perché quelli che vendono auto spiegano cos’è l’Abs, mentre chi vende cibo non spiega nulla.
Il dottore del futuro non darà medicine, ma invece motiverà i suoi pazienti ad avere cura del proprio corpo, alla dieta, ed alla causa e prevenzione della malattia.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha incluso nelle linee guida quadro la tutela dell’ambiente sia per la salute sia per la sostenibilità globale. La stessa FAO parla di dieta sostenibile come un modello da un lato a minimo impatto ambientale e dall’altro capace di garantire la sicurezza alimentare e la salute per le generazioni future.
E se tutto questo già rappresenta un successo incredibile per il nostro pianeta, è tempo ora di investire nell’educare la popolazione mondiale a trasformare le linee guida in un modo di fare che sia più consapevole e meno egoista nei confronti del domani.