Durante un incontro con i giovani, Papa Francesco ha risposto alle domande di una ragazza nigeriana di nome Blessing Okoedion, una delle tante vittime della tratta finita in Italia con l’inganno. La giovane gli ha chiesto con voce tremante:
«Mi chiedo e ti chiedo, ma la Chiesa, ancora troppo maschilista, è in grado di interrogarsi con verità su questa alta domanda dei clienti?»
La condanna di Papa Francesco
Il Pontefice ha dato a lei e a tutti i presenti una risposta che è una vera e propria condanna contro la prostituzione e chi frequenta le prostitute:
«La domanda è senza anestesia. Il problema è grave. Voglio chiedere perdono a voi, alla società, per tutti i cattolici, i battezzati che fanno questo atto criminale. E per favore, se un giovane ha questa abitudine la tagli, eh! È un criminale chi fa questo. “Ma padre non si può far l’amore?”. No, questo non è fare l’amore, questo è torturare una donna. Non confondiamo i termini.»
Il punto è che viviamo in una società corrotta da una «mentalità malata», secondo la quale «la donna va sfruttata». Tutt’ora «non c’è femminismo che sia riuscito a togliere questo dalla coscienza più profonda e dall’immaginario collettivo. La donna va sfruttata… Così si spiega questa malattia dell’umanità, questa malattia di un modo di pensare sociale».
E così il Papa ha anche raccontato le storie di alcune vittime della tratta di esseri umani:
«È da non credere…una è stata rapita in Moldavia e portata in macchina, dietro nel portabagagli, legata tutta una notte a Roma, minacciata che se fosse scappata, le avrebbero ucciso i genitori»; un’altra ragazza ha subìto la mutilazione di un orecchio per non aver guadagnato quanto richiesto in una giornata. Per non parlare di tutte le ragazze che arrivano dall’Africa in Italia con la promesssa di trovare lavoro e poi si ritrovano a vendere il proprio corpo sulla strada.
«Non sono rapite ma ingannate… e subito infilate in questa vita; incominciano il lavoro e in quel momento parte in loro una schizofrenia difensiva: isolano il cuore la mente e soltanto dicono “questo è il mio lavoro”, ma non si coinvolgono per salvare la dignità interna, visto che quella esterna, sociale, è sul pavimento. Così si difendono senza alcuna speranza».
Ma anche se riescono ad uscire da questo schifo, raramente ritornano dalle loro famiglie, molte vengono scovate e uccise:
«Alcune sono riuscite a sfuggire ma la mafia di questa gente le perseguita, le trovano, alcune volte si vendicano. Quando si liberano non hanno il coraggio di tornare a casa. C’è la dignità della famiglia, non hanno il coraggio di dire la verità, non possono… non perché sono codarde ma perché amano così tanto la famiglia che non vogliono che i genitori e i fratelli siano sporcati da questa storia. E rimangono girando come possono, cercando lavoro».
Ma i veri colpevoli di questo traffico sono i clienti, se non ci fosse domanda, non esisterebbe nemmeno l’offerta:
«Qui in Italia parlando dei clienti, credo – faccio un calcolo senza fondamenti – il 90% sono battezzati, cattolici… Io penso allo schifo che devono sentire queste ragazze quando questi uomini gli fanno fare qualche cosa. Ricordo una volta, c’era stato un incidente a Buenos Aires in una discoteca: sono morte 200 persone, sono andato a vedere i feriti in ospedale e in terapia intensiva c’erano due anziani. Avevano perso i sensi dopo un ictus. Mi hanno detto: sono stati portati qui dal postribolo. Anziani, giovani, queste ragazze sopportano tutto».
E proprio l’Argentina è uno dei Paesi in cui la situazione è più grave: moltissime ragazze vengono rapite e condotte in appartementi minuscoli e sudici, in cui sono costrette a vivere insieme ad altre ‘schiave del sesso’. Chi le sfrutta dà loro pochissimo cibo, vengono drogate per riuscire a mantenere determinati ritmi, a volte arrivano a soddisfare anche venti clienti al giorno, dormendo 3/4 ore.
Ma quelle che stanno sul ciglio della strada non se la passano di certo meglio, poiché sono sempre sotto lo sguardo dei loro ‘padroni’. Ne sa qualcosa don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Giovanni XXIII, che si occupa di diverse problematiche sociali, tra cui il recupero delle prostitute sottratte a questo maledetto giro. Come ci riesce? È lo stesso Papa Francesco a spiegarlo:
«Le ragazze sono sorvegliate, si avvicina uno di loro [ossia, un volontario] inizia a parlare, uno pensa per mettersi d’accordo sul prezzo, ma invece di dirle “quanto costi?”, le domanda “quanto soffri?”. Allora la ragazza parla, lui le dà un biglietto e dice: noi ti porteremo via, nessuno ti troverà, ecco il numero di telefono, qual è il giorno più sicuro per te, in quale angolo? L’80% delle donne chiama.»
Vengono poi condotte all’esterno della città di Roma, in centri protetti all’interno dei quali sono assistite da psichiatri e assistenti sociali che si prodigano per il loro reinserimento nella società. Di associazioni come questa ce ne sono tante in tutto il mondo, ma sono comunque troppo poche per arginare questa tratta di esseri umani. Per questo il Papa ha esortato i giovani a combattere contro questo cancro della società:
«Questa è una delle lotte che chiedo a voi giovani di fare, per la dignità della donna. La donna è degna, è figlia di Dio. Nel racconto della creazione è quella che ha stupito l’uomo con la sua bellezza… e poi si finisce così».
Prostituzione: un mercato molto redditizio
Le schiave del sesso sono milioni in tutto il mondo, non si hanno numeri precisi a riguardo, ma il giro d’affari legato alla prostituzione è molto redditizio. Secondo alcune rilevazioni, solo in Italia ci sarebbero tra le 75mila e le 120mila prostitute, in grado di fatturare circa 90 milioni di euro ogni mese, per un totale di 3,6 miliardi all’anno. La maggior parte di queste schiave del sesso si prostituisce per strada (65%) e si ritiene che più di un terzo non abbia neanche raggiunto la maggiore età (37%); putroppo non è semplice avere dati precisi, poiché molte di loro sostengono di avere un’età maggiore di quella reale. I clienti da ‘soddisfare’ sono molti più di quanti si possa immaginare, almeno 9 milioni. Quanto pagano per una prestazione? Le tariffe variano molto in base al servizio prestato: una escort ha un costo di 500 euro per alcune ore e può anche fare da accompagnatrice; se la si ‘affitta’ per alcuni giorni la tariffa può anche superare i 6 mila euro. Per le prostitute in strada il costo si aggira intorno ai 30 euro, soprattutto con quelle straniere: quelle di colore costano 20/25 euro,mentre le rumene hanno un prezzo compreso tra i 20 e i 50. Per quelle che ricevono i clienti in casa, il costo è maggiore, si parte dai 100 fino ai 300 euro.
La maggior parte delle schiave del sesso viene dai Paesi dell’Europa dell’est (come Albania, Romania, Ucraina e Bulgaria) e dall’Africa (il cui primato va alla Nigeria) e negli ultimi tempi c’è stato un incremento di prostitute cinesi, ma, a differenza delle altre, ricevono i clienti per lo più in centri massaggi.
Sottolineamo che le cifre riportate sono delle stime, non ci sono studi da parte delle istituzioni su questo fenomeno. Comunque sia, stiamo parlando di cifre importanti, difficili da ignorare, c’è chi chiede a gran voce di regolamentare la prostituzione in modo che le ragazze siano al sicuro, in posti protetti e non vengano sfruttate da nessuno. E c’è anche chi vorrebbe tassare chi vende prestazioni sessuali, in modo che abbiano i contributi versati per una futura pensione e, così facendo, anche lo Stato incasserebbe soldi da questo business. Ma quale donna, potendo farlo, sceglierebbe la prostituzione come lavoro o mestiere? Non sarebbe meglio abolire questa pratica e perseguire sia chi sfrutta le donne sia chi le compra per qualche decina di euro?
Carmen Morello