Secondo il Times il 2019 è stato l’anno di Greta Thunberg, la ragazzina che, nonostante le critiche dell’opinione pubblica e l’opposizione di un’anzianissima classe politica mondiale, ha portato in primo piano il tema della crisi climatica. Le piazze del Friday for Future hanno iniziato a far parlare dell’imminente estinzione di massa e della necessità di politiche contro i giganti dell’inquinamento, ma anche del ruolo che ognuno di noi può e deve svolgere per un cambiamento epocale.
Greta disse ai suoi esordi in un Ted talk: “mi hanno detto che dovrei diventare scienziato e poi risolvere la crisi climatica, gli ho risposto che era già stata risolta nella teoria“. Gli scienziati hanno già individuato da decenni i livelli da cui sarà impossibile tornare indietro e li hanno collocati nel tempo. Lo studio della crisi climatica ci avvisa da tempo su come sia necessario immediatamente cambiare il nostro sistema economico. Proprio il legame tra l’acceleramento del surriscaldamento e il meccanismo che assicura profitto economico rende difficile ottenere delle razioni dai veritici del potere. D’altra parte però la politica risponde alle piazze e se c’è una cosa veramente importante per ogni leader è il numero di voti. Iniziare a vivere in modo sostenibile è necessario per dare un segnale ai nostri rappresentanti e anche per la nostra salute.
Per realizzare questo proposito si deve innanzitutto partire dal vivere plastic free. Negli ultimi anni si sono moltiplicati gli influencer che condividono quotidianamente gli sforzi per rimuovere la plastica dalla loro quotidinianità. Si tratta di una vera e propria mission che sta sempre più diventando un trend – come la dieta o la skin care – con cui misurarsi quotidianamente.
Vivere plastic free non è impossibile. Nella quotidianità ci può sembrare di non avere tempo, ma spesso ciò che ci spaventa è abbracciare nuove abitudini e mettere in discussione la nostra comodità.
Le stanze della casa in cui si trova abitualmente più plastica sono il bagno e la cucina. In entrambi i casi piccoli accorgimenti che non costano nulla possono già migliorare la situazione, un impegno più costante può invece permetterci di vivere plastic free.
Partendo dal bagno, oggetti comuni come spazzolini da denti e rasoi per radersi sono sicuramente i primi oggetti di plastica che ci vengono in mente. Entrambi possono essere molto facilmente sostituiti. Gli spazzolini di bamboo sono l’alternativa più ecologica, ma anche quello automatico – con testine intercambiabili- può essere sufficiente. I tubetti di dentifricio possono invece essere rimpiazzati acquistando il dentifricio in polvere – solitamente contenuto in barattoli di vetro – o quello in pastiglie. In questo caso le alternative ecologiche sono anche economiche. Un altro semplice passo è evitare le lamette usa e getta che non sono riciclabili e possono essere sostituite con quelle elettriche o con altri metodi più ecologici di depilazione.
Per quanto riguarda saponi e detersivi, sempre meglio quelli fatti in case con il limone e il bicarbonato in modo da poterli mettere in un contenitore di ceramica o vetro. L’accappatoio e l’asciugamano in microfibra sono da evitare, usare quelli in spugna è spesso non solo più ecologico ma anche più comodo ed economico. Infine, meglio comprare eco-ricariche per i detergenti (primi fra tutti shampoo e bagnoschiuma) riusando così i contenitori.
I cambiamenti più impegnativi per vivere plastic free riguardano, specialmente per le famiglie, il cibo. Dalla spesa fino alla tavola di casa il modo in cui ci alimentiamo è profondamente connesso al consumo di plastica e all’inquinamento ambientale.
La scelta più coraggiosa è quella della spesa sfusa, tuttavia i negozi che consentono questo tipo di acquisti sono pochissimi in Italia e si trovano solo nelle grandi città. Ad oggi la maggior parte delle persone frequenta grandi supermercati sui cui scaffali si accumulano enormi quantità di plastica. La spesa sfusa, che consiste nel far acquisti portando da casa i contenitori per tutti i prodotti, permette di evitare gli imballaggi di plastica. Dalle bottiglie di detersivo ai sacchetti per la frutta, fino ai prodotti per la pelle o i contenitori degli snack i nostri alimenti sono avvolti nella plastica.
Rispetto alla spesa quindi vivere plastifc free diventa veramente difficile se non si abita in una città particolarmente all’avanguardia. Si può cercare sempre di ridurre al minimo l’uso di plastica scegliendo le buste riutilizzabili o evitando i packaging di plastica là dove è possibile. Più alla portata di tutti è invece evitare la pellicola di nylon quando bisogna portare il cibo fuori casa. Si possono scegliere contenitori in metallo, facili da reperire sul mercato e abbastanza economici, e in bamboo oppure utilizzare le resine naturali, che consentono la stessa flessibilità degli involucri in plastica, come ad esempio l’involucro in cera d’api, lavabile e riutilizzabile.
Apparecchiare senza usare plastica è incredibilmente facile, basta usare ceramica, vetro e cotone per le tavole. Altro ostacolo complesso da superare è l’abbigliamento.
Circa il 60% dei nostri capi di abbigliamento è di plastica, o meglio contiene poliestere, nylon e acrilico. Questi materiali dalle lavatrici delle case finiscono direttamente in mare. I graziosi maglioncini colorati che avete indossato a natale, così come i calzini e la totalità dei vestiti economici di cui ognuno si serve quotidianamente rilasciano in mare microplastiche ad ogni lavaggio. I depuratori, in quei casi in cui sono effettivamente funzionanti, spesso non bloccano i piccoli frammenti di tessuto che i nostri capi perdono ad ogni lavaggio. Le microparticelle di plastica vengono ingerite dalle varie specie marine e, attraverso la catena alimentare, arrivano nei nostri corpi. Si è calcolato che ogni settimana ingeriamo una quantità di plastica pari ad una carta di credito. Gli studi sugli effetti nocivi delle microplastiche sono ancora all’inizio, ma i primi risultati non sono rassicuranti. La plastica non fa bene al nostro corpo.
Evitare i vestiti di plastica significa evitare i grandi negozi low-cost, ma l’alta moda ecologica non è alla portata di tutti. Essenziale è limitare lo shopping, quindi rinunciare ad andare nel centro commerciale per noia può essere un primo e grande inizio. Comprare abiti non è antidepressivo come abbiamo sempre pensato, molto meglio sarebbe una passeggiata in un parco, e spesso lo facciamo inutilmente. Evitare di acquistare vestiti low-cost ogni settimana può permetterci di fare acquisti migliori in senso di qualità, quindi probabilmente anche più ecologici. Comprare l’usato sarebbe comunque la scelta migliore, ma nei paesi occidentali, prima fra tutti l’Italia madre della vanità, quest’abitudine è poco diffusa e quindi i negozi che lo permettono sono pochissimi.