Il Programma SETI (search for extra-terrestrial intelligence) è partito ufficialmente nel 1974, la particolarità di questo tentativo di ricercare segnali di vita intelligente nella nostra galassia (quindi non parliamo di una qualsiasi forma di vita intelligente ma di una civiltà abbastanza avanzata da essere in grado di inviare segnali nello spazio) è che fin dall’inizio si pensò di coinvolgere il pubblico non specialistico, infatti c’è una marea di dati da analizzare, con l’avvento dei personal computer la potenza distribuita di migliaia di appassionati (con un minimo di competenza tecnica) in tutto il mondo rappresenta un utilissimo setaccio grossolano che può individuare qualcosa di interessante in quella marea di dati che poi sarà segnalato agli scienziati.
In tempi più recenti (2015) è partita un’iniziativa chiamata Breakthrough Iniziative che ha come scopo l’esplorazione del cosmo e la ricerca di segnali di vita, apprendiamo da un articolo sul sito dell’Università di Berkeley (che è da sempre collegata col SETI che ha sede in California) che il programma di ricerca Breakthrough Listen Iniziative ha effettuato pochi giorni fa il secondo rilascio di dati, il più massiccio, la bellezza di quasi due petabyte (un petabyte equivale a 1015 byte).
In particolare si tratta di dati riguardanti le radio emissioni provenienti dalle regioni centrali della galassia, ma anche da alcune stelle vicine e anche osservazioni della cometa 2I/Borisov, una cometa intergalattica che si è avvicinata al nostro Sole in dicembre ed ora è molto lontana dal Sistema Solare.
Ma perché si punta alla zona centrale della galassia? Perché lì c’è più densità di stelle, non solo è staticamente più “probabile” rilevare segnali da quelle zone per questo, ma perché supponendo che noi e le eventuali civiltà aliene condividiamo la stessa curiosità , la stessa voglia di trovarci a vicenda, sarebbe logico utilizzare il centro galattico come punto di incontro mettendoci un faro, qualcosa che dica: noi ci siamo e vi cerchiamo.
Anche se non credete agli omini verdi (o grigi o di qualsiasi altro colore) ma siete appassionati della conoscenza dell’universo il programma Breakthrough Listen Iniziative potrebbe ancora interessarvi infatti in quella enorme mole di dati potreste trovare non segnali artificiali ma segnali naturali generati da fenomeni astronomici ancora sconosciuti. Più della metà dei dati rilasciati vengono dal Parkes radio telescope dell’osservatorio nazionale australiano (i telescopi e radiotelescopi posti nell’emisfero australe sono in posizione favorevole per ascoltare i segnali provenienti dal piano galattico) ma questo è solo l’inizio, presto strumenti del programma SETI saranno posti in altri osservatori, anche nel famoso VLA (very large array), finora sulla presenza di vita intelligente nella galassia potevamo solo speculare, ma ora stanno arrivando montagne di dati per fare vera ricerca scientifica. Se volete aiutare vi basta oltre alla passione un minimo di conoscenze tecnico/scientifiche che vi servono da base per studiare le guide messe a disposizione, in realtà il lavoro lo fanno programmi da installare sul vostro PC, dunque non vi serve una laurea in astrofisica, quello che dovete capire è come sono organizzati i dati e come funzionano i software che li analizzano, i dati pubblici li potete scaricare (meglio se avete un collegamento in fibra ottica che sono file enormi) dal sito del Breakthrough Listen Iniziative mentre le guide le trovate nella sezione del sito dell’Università di Berkeley dedicata al Programma SETI.
Roberto Todini