Si sente parlare sempre più spesso di realtà virtuale e di nuovi ritrovati tecnologici che ci rendono sempre più interconnessi. Il Progetto Proton sfrutta le potenzialità della realtà virtuale in un ambito particolare: quello della lotta alla mafia ed al terrorismo.
La Second Life del crimine
Proton è un programma cofinanziato e sostenuto dall’Unione Europea. Lo scopo è quello di migliorare le attuali conoscenze sul mondo del crimine, in particolare quello organizzato, fornendo così nuovi strumenti nella lotta a mafia e terrorismo.
Particolarmente interessante risulta l’idea di creare un simulatore di realtà che riproduce le dinamiche tipiche del crimine organizzato. A finire sotto la lente di ingrandimento degli esperti sarà soprattutto il processo di avvicinamento degli individui alle organizzazioni criminali.
Il progetto Proton coinvolge 21 partner in tutto il mondo inclusi enti situati negli Stati Uniti ed in Israele, e vede l’Italia in prima linea. Il coordinamento è affidato al Professor Ernesto Savona del centro Transcrime dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Inoltre, la simulazione sarà realizzata dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Sarà simulata una società in miniatura in cui saranno inseriti 11.000 profili e 200.000 schede di crimini commessi, forniti dal Ministero della Giustizia Italiano. Il meccanismo è simile a quello di Second Life. Analogamente alla celebre piattaforma di realtà virtuale che permette agli utenti di crearsi una vita parallela nel mondo digitale per mezzo di avatar, Proton-S simula la vita di quartiere. In questo caso però il mondo virtuale sarà incentrato sulle dinamiche di funzionamento del crimine con scopi di prevenzione e non solo.
Un progetto internazionale e multidisciplinare
Oltre alle dinamiche di avvicinamento al mondo del crimine, Proton-S consentirà di verificare l’efficacia di alcuni provvedimenti. E’ il caso ad esempio delle misure di allontanamento dei minori dalle famiglie mafiose. Inoltre gli studiosi sperano di accrescere le attuali conoscenze sulle dinamiche di reclutamento di camorra e ‘ndrangheta ma anche di approfondire gli schemi operativi delle gang della droga.
Sul fronte terrorismo, l’Università Ebraica di Gerusalemme intende simulare la vita di un quartiere di una città europea con una forte minoranza musulmana per verificare possibili percorsi di radicalizzazione.
L’aspetto fondamentale di questo programma è che coinvolge studiosi di ambiti disciplinari differenti unendo le scienze sociali a quelle computazionali.
Insomma, un progetto che sembra utilizzare il giusto livello di profondità. Si uniranno così conoscenze tecnico-statistiche a conoscenze sociologiche. L’importante è che non si dimentichi la necessità di una ricerca concreta sul campo. In conclusione il mondo virtuale cerca di risolvere annosi problemi del suo gemello in carne d’ossa.
Gessica Liberti