L’Università di Firenze è stata condannata a risarcire una studentessa, a causa del furto della sua tesi da parte di alcuni professori.
La studentessa in questione aveva discusso la tesi alla fine degli anni ’90.
Durante le ricerche per la tesi aveva scoperto un composto, chiamato “scrumble”.
Questo composto chimico è in grado di individuare la sclerosi multipla, un ottimo alleato per il riconoscimento precoce della malattia.
La coordinatrice della tesi era Anna Maria Papini, direttrice del laboratorio di alta ricerca Peptlab che fa capo all’Università di Firenze.
Nel 2001, la professoressa Papini, insieme a Francesco Lolli, Paolo Rovero e Mario Chelli si sono presi il merito della scoperta fatta dalla ragazza durante la lavorazione della tesi.
Il kit è stato così brevettato dall’Università di Firenze.
La giovane laureanda non venne nemmeno citata fra i co-autori.
Nel 2005, chiese che venisse riconosciuto il merito della scoperta e che il suo nome comparisse tra quelli degli altri ricercatori.
Si sentì rispondere di no.
Iniziò così la vicenda giudiziaria.
Nel 2012 l’Università è stata condannata a pagare 153mila euro.
L’ateneo non ha fatto ricorso in Cassazione e ha risarcito l’autrice della scoperta.
La Corte dei Conti ha infine deciso che a pagare dovranno essere anche i professori.
La Corte dei Conti ha scritto:
«La pervicace opposizione alle istanze e alle proposte avanzate conferiscono una connotazione di irragionevolezza alle decisioni prese smentite dalle perizie e dalle risultanti di ben due gradi di giudizio. Né può sottacersi, peraltro, l’apporto causale dato all’evento dannoso dall’amministrazione danneggiata, cioè l’università degli studi di Firenze, che evidentemente ha condiviso le scelte adottate nel contenzioso instauratosi con la ricercatrice. Ne consegue che (…) le somme richieste ai convenuti vanno ridotte della misura di un quinto».
La somma da risarcire è pari a 77mila euro.
Oggi la giovane scienziata è diventata ricercatrice e lavora a Milano.
Jessica Tomatis