Professione Insegnante: la petizione contro il nuovo contratto

Fonte: NotizieScuola.it

Il clima tra sindacati e insegnanti diventa ogni giorno più caldo.

I sindacati FLC CGIL, CISL SCUOLA, UIL SCUOLA, SNALS, CONFSAL FGU stanno per firmare un nuovo contratto per i docenti, dopo 10 anni di blocco. Il gruppo su Facebook Professione Insegnante, che conta quasi 100.000 iscritti, non ci sta e lancia un petizione sulla apposita piattaforma change.org, in cui diffida i sindacati dal porre quella firma.

Il nuovo contratto prevederebbe per i dirigenti scolastici un aumento retributivo di 440 euro netti mensili in paga base, mentre per il personale 85 lordi. Ossia circa 50 euro netti. Ma una parte di questi è destinata a finanziare il fondo pensione integrativo e la parte variabile della retribuzione. Perciò non sarebbe garantita a tutti.



Il mancato adeguamento all’indice dei prezzi

Uno studio de “Il sole 24 ore” ha stimato al 12,50% l’impoverimento medio degli stipendi degli insegnanti dal 2010. La situazione appare ancora più grave considerando i dati elaborati dalla FLC-CGIL di Torino per i quali a causa del mancato rinnovo del contratto il personale della scuola ha perso notevole potere d’acquisto. Un collaboratore scolastico avrebbe perso 11.128 euro netti; un docente della primaria 15.303 euro netti; delle medie 16.823 euro netti; delle superiori 17.507 euro netti.

Il segretario nazionale Unicobas Stefano d’Errico si chiede allora: “Come si fa a firmare, come questa organizzazione fece nel novembre 2016 un’intesa per 85 euro lordi di ‘aumento’ a fronte di un massacro salariale del genere?” Se i sindacati firmeranno, nella migliore delle ipotesi, in un anno gli stipendi aumenteranno di 585 e a fine vigenza contrattuale ogni dipendente avrà solo 1.755 euro complessivi. Ben inferiori ai circa 15.000 euro persi negli ultimi 10 anni.

Professione Insegnante
Fonte: change.org

Professione Insegnante rifiuta la “mancetta”

La proposta dei sindacati sembra quindi una presa in giro. Come protesta allora Professione Insegnante ha lanciato una petizione diretta a segretari Generali dei sindacati FLC CGIL, CISL SCUOLA, UIL SCUOLA, SNALS, CONFSAL FGU. La posta in gioco è alta perché “Nel caso della sottoscrizione del contratto, gli insegnanti iscritti, in segno di protesta, revocheranno la loro iscrizione ai sindacati firmatari“.

La richiesta è chiara:

Noi insegnanti diffidiamo i sindacati della scuola: Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals- Confsal e FGU dal sottoscrivere un contratto che preveda un aumento medio di soli 85 euro lordi mensili nel triennio 2016/18, peraltro non per tutti e distribuiti in parte con un meccanismo premiale.
Occorre trovare risorse aggiuntive per un aumento di almeno 200 euro netti mensili, a invarianza di oneri contrattuali, per incrementare il potere d’acquisto delle nostre retribuzioni ferme ormai dal 2008, con una perdita netta di 135 euro netti mensili, calcolando solo il dato dovuto alla perdita di potere d’acquisto“.

In poche ore la petizione ha raggiunto le 10.000 firme, fino ad arrivare oggi a quasi 70.000. L’obiettivo da raggiungere è di 100.000: di fronte a un numero così grande i sindacati dovrebbero riflettere sulla loro scelta.

Le prime reazioni

Raggiunte quasi le 40.000 firme i sindacati hanno cominciato a farsi sentire. SNALS ha ripensato alla propria scelta e forse non firmerà. Invece ANIEF ha quasi rivendicato la paternità della petizione. Con non poco fastidio di Salvo Amato, amministratore del gruppo Professione Insegnate: “Se fino a qualche settimana fa nessuno parlava di aumenti da 200 euro al mese netti adesso ANIEF sostiene di aver fissato da tempo questa cifra quale aumento proposto per il rinnovo del contratto. C’è di più: cominciano ad uscire i primi comunicati dove addirittura ANIEF sostiene che siano gli insegnanti ad appoggiare la propria linea quando invece la petizione parte proprio da noi, da Professione Insegnante, da un gruppo Facebook che raccoglie quasi centomila docenti, ben 6 volte più dei tesserati del sindacato che quasi rivendica la paternità sulla nostra petizione senza avere il coraggio di diffonderne il link diretto”.

Per firmare la petizione clicca qui.

Camilla Gaggero

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