Processo Turetta: le ultime dall’aula, sentenza alle 15

Processo Turetta

Il Processo Turetta è giunto al termine. Alle 9.30 di questa mattina è iniziata l’udienza nell’aula della Corte d’Assise di Venezia. Filippo Turetta, 24 anni, è accusato di omicidio aggravato, sequestro di persona e occultamento di cadavere per l’assassinio della sua ex fidanzata Giulia Cecchettin, una giovane di 22 anni originaria di Vigonovo (Padova). Secondo le ricostruzioni, la ragazza è stata uccisa con 75 coltellate, un atto di violenza inaudita che ha scosso l’intera comunità. Ora i giudici sono riuniti per prendere una decisione, che arriverà non prima delle 15.

Le parole dell’avvocato Caruso prima della sentenza

Prima dell’inizio dell’udienza, c’è stato un breve ma significativo momento di confronto tra l’avvocato difensore di Turetta, Giovanni Caruso, e i familiari di Giulia. In aula, Caruso ha stretto la mano a Gino Cecchettin, il padre della vittima, e alla nonna della ragazza, Carla Gatto. A quest’ultima, dopo alcune tensioni seguite alle dichiarazioni fatte durante l’arringa difensiva, l’avvocato ha espresso parole di comprensione: “La capisco umanamente, ma il mio lavoro non è facile“, ha detto Caruso, cercando di stemperare la situazione dopo un botta e risposta che aveva avuto luogo nei giorni precedenti.

Questo gesto, seppur inaspettato, ha fatto emergere la complessità della vicenda. La parte emotiva del processo è, infatti, particolarmente sentita e ogni parola può assumere un significato molto forte per chi sta vivendo il dramma della perdita di una figlia. Nonostante le difficoltà, l’avvocato Caruso ha cercato di chiarire la sua posizione professionale, consapevole che ogni sua dichiarazione fosse scrutinata con attenzione dalla famiglia della vittima.

La requisitoria del pm e la difesa

Nel corso del dibattimento, le posizioni delle due parti sono emerse in modo netto. Il pubblico ministero Andrea Petroni ha chiesto una pena severa, proponendo l’ergastolo per l’imputato, in considerazione della gravità del delitto. Il pm ha sottolineato come l’omicidio di Giulia Cecchettin fosse non solo un atto di inaudita violenza, ma anche una manifestazione di crudeltà e di un premeditato desiderio di sopraffazione. La giovane ragazza, infatti, non solo è stata uccisa, ma anche brutalmente torturata prima della sua morte, un dettaglio che ha sollevato indignazione in tutta la comunità.

Dall’altra parte, la difesa, rappresentata dagli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, ha cercato di alleggerire la posizione dell’imputato. La difesa ha avanzato una richiesta di esclusione delle aggravanti di premeditazione, crudeltà e atti persecutori, argomentando che Turetta fosse un giovane senza precedenti penali, con una personalità fragile e segnata da difficoltà psicologiche. Inoltre, gli avvocati hanno fatto leva sulla giovane età dell’imputato, invocando la possibilità di una pena più mite, che non arrivasse all’ergastolo.

La presenza della famiglia della vittima

Oggi, come in tutte le udienze precedenti, sono stati presenti in aula i familiari di Giulia Cecchettin. Accanto a Gino Cecchettin, padre della giovane, e Carla Gatto, la nonna, erano presenti anche gli zii della vittima. Assente, invece, la sorella Elena Cecchettin, che, come confermato dalle fonti, ha scelto di non essere presente in aula durante questo momento particolarmente difficile.



In aula, nonostante la tensione palpabile, si è percepito quanto il dolore per la perdita di Giulia continui a gravare su di loro, alimentato dalla ricerca di giustizia. Ogni udienza è stata un confronto con un passato che non può essere dimenticato, e che oggi attende una sentenza definitiva.

L’attesa della sentenza

Al termine della requisitoria, i giudici della Corte d’Assise di Venezia si sono ritirati in camera di consiglio per deliberare sulla sentenza. Sebbene non si aspettasse una decisione immediata, la tensione era palpabile in aula, con l’attesa che la sentenza venisse letta non prima delle 15:00. Un’attesa che per la famiglia Cecchettin e per l’imputato rappresenta una vera e propria resa dei conti, in cui si cercherà di fare giustizia per una vita spezzata troppo presto.

L’omicidio di Giulia Cecchettin ha scosso non solo la sua famiglia, ma anche l’intera comunità di Vigonovo e oltre. Un caso che ha evidenziato la brutalità della violenza di genere, ma che ha anche aperto un dibattito sulle dinamiche di potere nelle relazioni sentimentali e sulla necessità di maggiore supporto per le vittime di abuso.

Ora, mentre i giudici sono riuniti per prendere una decisione, la sensazione generale è che questa sentenza, qualunque essa sia, non potrà restituire Giulia alla sua famiglia, ma forse darà un segno di giustizia che, almeno in parte, possa lenire il dolore che accompagna la sua morte.

Vincenzo Ciervo

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