Gli atti che avete presentato sono già poderosi, ci sono 25 faldoni pieni, avete scritto 258 pagine e 110 motivi aggiuntivi. Non saranno ammessi video che non sappiamo cosa sono, non ci interessano non sono utili. Noi non ci lasciamo suggestionare. Il video non ci serve….
Queste le parole del Presidente della corte d’Appello di Brescia, Enrico Fischietti. Accadeva durante il secondo processo d’appello, dove un uomo Massimo Giuseppe Bossetti è condannato all’ergastolo per omicidio di Yara Gambirasio. Queste le parole del Presidente, parole che non lasciavano spazio ad alcun ulteriore intervento difensivo.
Altre cose se non altro poco coerenti sono accadute durante il primo appello. Il Dott. Casari, colui che prese in carico tutti i Dna, dice in aula, precisamente nell’udienza dell’ 11 ottobre 2015: “...li abbiamo ancora tutti, non abbiamo finito nessuna aliquota. Quindi tutto ciò che non abbiamo usato negli stessi tubi c’è ancora materiale per ulteriori indagini, volendo….”
Al contrario, nella motivazione del secondo grado di giudizio, uscita due giorni fa, dove veniva confermato l’ergastolo, viene scritto che l’esame del DNA è irripetibile.
Quindi: un uomo è in carcere a vita, per un DNA trovato su un cadavere, esaminato senza la partecipazione della difesa. Il riesame è impossibile anche se colui che prese in carico il DNA dice, invece, che potrebbe essere ripetibile. Testimonianza che è quasi passata inosservata. Inoltre il movente è sessuale anche se la ragazza non ha subito alcuna violenza a questo sfondo.
Oltre ogni ragionevole dubbio
Ma al di là di queste parole che sono agli atti, quindi pubbliche, ci sono altri due principi che sono stati completamente ignorati nel processo a carico di Massimo Giuseppe Bossetti. Per spiegarveli in maniera chiara e professionale, cito le parole del Dr.Eugenio D’Orio, Biologo e genetista forense, criminalista vicino al Movimento per il NeoRinascimento della Giustizia:
A) allorquando si debba (per esigenze investigative) in fase preliminare eseguire un accertamento irripetibile, ex art 360 cpp, in assenza di indagato, si deve (per la futura garanzia del diritto alla difesa di costui) nominare un legale ed un consulente “pro ignoto” che presiedano a tali accertamenti.
B) anche ammesso che la traccia sia geneticamente dell’imputato, cio’ non deve considerarsi prova scientifica della sua colpevolezza (vedi MISLEADING DNA EVIDENCE) perche’ la genetica forense puo’ INDIVIDUARE un soggetto, mai dare informazioni circa COME e QUANDO avvenne il deposito della traccia; simili informazioni di contestualita’ sono indispensabili per i Giudici per formare il loro convincimento! In osservanza ai principi della “Criminologia Dinamica”, in questo e in altri casi simili, andrebbero fatti approfonditi accertamenti scientifici, ex art 218 cpp (esperimento giudiziale) atti a disaminare (ovviamente se possibile) il rapporto di contestualita’ tra la traccia in oggetto e il fatto reato contestato
Il problema non è quindi se Bossetti potrebbe essere scagionato con un nuovo test del DNA ma che non doveva essere condannato con quella sola prova. Prova che, se confermata, sarebbe comunque solo un indizio in quanto non implicherebbe necessariamente che sia stato lui ad uccidere.
Ma forse ci piace così…
Forse ci piace accendere la televisione e poter dire ognuno ciò che gli va. Tanto il reato è stato spettacolarizzato a tal punto da non riuscire a discernere un processo da una puntata di Criminal Minds.
Marta Migliardi
Ringrazio dal profondo del cuore questa voce LIBERA (suppongo scomoda…) ed ONESTA nel desolante panorama del cialtro-giornalismo all’amatriciana “de noantri”, perché non è facile assolutamente svolgere il proprio lavoro accerchiati da vigliacchi, collusi o venduti. La scusante del “tengo famiglia” non vale e non può valere per tutti coloro che scelgono di svolgere il proprio lavoro a testa alta e ad ogni costo. Cara Marta, ti ammiro e ti stimo perché in Italia i giornalisti seri vengono zittiti o censurati o relegati in piccole scatolette pseudomediatiche non risonanti, mentre i peggiori poggiano il loro culo su morbidi divani e in prestigiose sedi, manipolando vergognosamente l’opinione pubblica su argomenti che trattano con superficialità, incompetenza o in modo delinquenziale, senza contraddittorio, perché sono solo appendici della corruttela che li promuove e li protegge per esserne fedeli megafoni. Buona vita!! Sono con te.
Cara Agnesina, sono io a ringraziare te con tutto il cuore. Ho scelto questo mestiere con grande passione e determinazione anche se non è facile, sotto nessun punto di vista. Specialmente quando si trattano questi temi. Grazie davvero. Ti auguro una buona vita e cercherò sempre di fare del mio meglio con onestà. Grazie. Marta
le parole riportate sono un’aberrazione dell’applicazione del diritto. così come è aberrante che l’unica prova sia un DNA e che non si consenta di ripetere l’esame in contraddittorio con la difesa. l’Italia purtroppo ha smesso da decenni di essere la patria del diritto. Dopo il caso Tortora si credeva che mai più un innocente avrebbe vissuto un simile calvario per la superficialità l’arroganza e la presunzione della macchina giudiziaria. Tangentopoli ridiede immeritato lustro a una magistratura che invece doveva fare mea culpa ed essere profondamente riformata, trasformandola in primo potere dello Stato soverchiante sugli altri. Il caso Bossetti non è che l’ultimo. Perfino casi il cui esito ebbe il plauso dei mass media, come quelli del mostro di Firenze o di Priebke, furono insulti allo Stato di diritto. Ma allora l’opinione pubblica maggioritaria fu ben felice che ‘giustizia’ fosse fatta. l’opinione pubblica forgiata dai mass media è la maggior alleata di giudizi ingiusti e avventati pronunciati da persone narcisiste superficiali e supponenti che sposano teoremi prima ancora di aver raccolto prove autentiche. Eppure casi come il delitto di Perugia, Via Poma, Olgiata, solo per citare i primi di una serie infinita che vengono in mente, dovrebbero insegnare che i teoremi spesso portano a un buco nell’acqua e innocenti in galera o alla gogna mediatica. quando poi le vittime della giustizia sono poveri diavoli allora neppure esiste il risarcimento morale. A Gravina in Puglia un padre, disperato per la scomparsa dei suoi figli, venne incriminato con l’orrenda accusa di averli uccisi. oggi sarebbe all’ergastolo se per caso non si fosse scoperto che i figli erano tragicamente morti dopo essersi persi in un pozzo per un gioco finito male. Anche lì solo congetture e ‘la prova principe ‘ dello spegnimento del cellulare da parte del padre nelle ore in cui i figli non erano rincasati. Esempi di giustizia malata che da tempo ha invertito l’onere della prova sull’imputato e che si autoassolve sempre e comunque. all’innocente Raffaele Sollecito è stato negato il risarcimento per l’ingiusta detenzione perché con in suo comportamento – il suo, di imputato innocente – avrebbe ostacolato la giustizia. Un po’ come Tortora che a detta di un magistrato ‘non aveva fatto nulla per rendersi simpatico ‘ alla corte.